Voragine Napoli, c’era già un grosso buco sotto il parcheggio

Stamani, intorno alle 6.30, è sprofondato un parcheggio nell’Ospedale del mare a Napoli. Nessun ferito. Danni solo ai veicoli presenti, finiti nella voragine. Ora si cerca di capire la dinamica e le responsabilità

C’era già un grosso buco al di sotto del parcheggio crollato questa mattina nel pressi dell’Ospedale del mare di Napoli. A confermarlo le immagini satellitari di Google Earth fornite dal geologo Antonello Fiore, presidente della SIGEA, la Società Italiana di Geologia Ambientale.

Al centro della foto, risalente a settembre 2007, si vede chiaramente che prima del parcheggio c’era una grossa buca, scavata per le esigenze del cantiere

Dunque, alcuni anni fa, precisamente nel 2007, c’era già un grosso buco, scavato evidentemente per realizzare opere necessarie alle infrastrutture da realizzare nell’area, che, quando poi non è servito più, è stato ricoperto con un terrapieno.

Tante, a questo punto, le domande da porci: nessuno lo sapeva? Sulle planimetrie era riportato il fosso e il parcheggio? I tecnici che hanno operato nel cantiere avevano calcolato correttamente i rischi per autorizzare la costruzione di un parcheggio su un fosso ricoperto con la terra? Nessuno avrebbe potuto prevedere che le infiltrazioni di acqua piovana sotto il parcheggio avrebbero potuto scavare fino a portar via la terra e far sprofondare lo stesso parcheggio? Si poteva evitare questo disastro?

Italia, la classifica delle voragini

È evidente che solo per un caso fortuito nessuno si è fatto male, ma l’area per motivi di sicurezza al momento è interdetta.

Al centro della foto, datata marzo 2020, si vede il parcheggio sprofondato stamattina

«Anche Roma non è esente dagli stessi rischi idrogeologici di Napoli – sottolinea il presidente Fiore – Ad esempio, nella Capitale, nell’ultimo decennio abbiamo registrato più di 900 voragini sulle 967 totali del Lazio. Il problema riguarda quasi tutta l’Italia. Napoli è però seconda con 196 voragini ed una media dunque di quasi 20 all’anno. Anche altre città italiane hanno situazioni identiche come ad esempio Cagliari, 112 voragini sempre nell’ultimo decennio. Interessate dal fenomeno le città della Sicilia. I sinkholes antropogenici (questo è il termine tecnico per le voragini) iniziano tuttavia a manifestarsi anche nelle città del nord dove fino a qualche anno fa non si registravano eventi. Nell’ultimo decennio ben 42 voragini in Abruzzo, 16 in Basilicata, 65 in Calabria, 46 in Emilia – Romagna, 23 in Friuli Venezia Giulia, 967 nel Lazio, 36 in Liguria, 81 in Lombardia, 27 nelle Marche, 13 in Molise, 43 in Piemonte, 58 in Puglia, 141 in Sardegna, ben 175 in Sicilia, 29 in Toscana, 31 in Umbria, 47 in Veneto. Ma i dati possono essere in aggiornamento».

Sammartino (Sigea Campania): necessario il geologo condotto”

«In Campania nell’ultimo decennio abbiamo registrato circa 240 voragini – ha affermato Gaetano Sammartino, geologo e Presidente della Sezione Campania della SIGEA – e circa 196, dunque praticamente quasi tutte a Napoli. Il sottosuolo di Napoli non è un sottosuolo facile perché caratterizzato da innumerevoli condotte, livelli di vuoti ed ex cave di tufo. Dobbiamo istituire il geologo condotto presso gli enti comunali».

Già un anno fa SIGEA e ISPRA avevano tenuto una conferenza molto importante presentando gli studi più recenti condotti proprio sulle aree urbane in Italia. Conferenza che si tenne a Roma e proprio a Napoli.

Una situazione, dunque, difficile, che merita un approccio interistituzionale e multidisciplinare, perché gli errori fatti in passato e l’evidente approccio approssimativo nei confronti di alcuni lavori strutturali da parte soprattutto di tecnici pubblici e privati, stanno ora “chiedendo il conto”.

Servono ora interventi strutturali immediati per cercare di “salvare il salvabile” ed evitare tragedie, alle quali purtroppo ci stiamo abituando. Fondamentale un approccio sostenibile e la partecipazione di tecnici preparati e competenti. La politica e le attività produttive devono capire che è necessario utilizzare le professionalità giuste per ogni attività. Se bisogna costruire su un terreno, è bene consultare un geologo e non un cuoco. Il cuoco è competente nel suo campo, così come lo è un geologo nel suo.

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