Le “nanoparticelle”, cioè aggregati atomici o molecolari con diametro compreso tra 2 e 200 nm (1 nanometro = 1 milionesimo di millimetro), sono alla base della “nanotecnologia”, scienza che manipola la materia a livello atomico e molecolare, operando in vari ambiti, che vanno dalla biologia molecolare alla medicina, alla fisica, all’ambiente. Circa quest’ultimo, le potenzialità applicative della nanotecnologia interessano la bonifica di acqua e suolo, il miglioramento di pesticidi e ammendanti o il miglioramento dell’efficienza energetica. Tuttavia, trattandosi di un settore sperimentale, molte applicazioni sono state testate soltanto in laboratorio, per cui non se ne conoscono appieno i vantaggi e i rischi, specie per la salute e la tutela ambientale. Inoltre, il progressivo aumento dei prodotti nanotecnologici sul mercato aumenta l’esposizione umana ed ambientale alle nanoparticelle e questo stato di cose implica ulteriori studi valutativi sugli effetti di esse e l’emanazione di norme ad hoc, internazionali, comunitarie e interne, per regolarne la produzione, il commercio e l’utilizzo su larga scala.
Gli studi più rilevanti analizzano l’emissione e il rilascio delle nanoparticelle nell’ambiente, gli eventuali rischi che potrebbero scaturire dall’impiego dei nanomateriali a livello industriale (ad es. a livello alimentare), la possibile contaminazione ambientale (cioè possono operare come contaminati “involontari”, inserendosi nella catena alimentare) e l’elaborazione delle migliori strategie per definire i suddetti rischi. Aspetti di ambiguità, questi, che hanno portato parte del mondo scientifico ad assimilare le nanoparticelle agli OGM o all’asbesto del 21° secolo”, perché di esse se ne ignorano ancora alcuni effetti ed i potenziali danni potrebbero emergere solo a distanza di molti anni, come accaduto con l’amianto.
La legislazione sui nano materiali. Tra i gli studi giuridici più importanti spiccano quelli richiesti dalla Commissione Europea, come il Risk Assessment of Products of Nanotechnologies (rischi legati ai prodotti nanotecnologici: Studio SCENHIR), il Priorities for Standards and Measurements to Accellerate Innovations in nanoelectrotechnologies (standard e innovazioni nel settore delle nanoelettrotecnologie) e il Second Regulatory Review on Nanomaterials, cioè un secondo riesame normativo sui nanomateriali, sotto forma di comunicazione della Commissione Europea al Consiglio e al Parlamento, che enuncia lo stato attuale della legislazione e contiene lo Staff Working Paper (SWP), relativo ai nanomateriali già presenti sul mercato e al loro utilizzo. Su tali basi, gli enti di normazione internazionali e nazionali hanno deciso di approfondire l’argomento.
In Italia la presidenza del Consiglio dei Ministri e il Comitato Nazionale per la Bioetica, hanno mosso i primi passi nella legislazione di settore nel 2006, con il documento Nanoscienze e Nanotecnologie, incentrato sulla relazione tra nanotecnologie e salute, evidenziandone gli aspetti positivi, i possibili rischi per la salute, la prevenzione per l’ambiente e sui luoghi di lavoro. Ma il legame nanotecnologie-ambiente, ha impegnato rilevanti enti di normazione, come l’ISO (Organizzazione Internazionale per la Normazione) e lo IEC (Commissione Elettrotecnica Internazionale), poiché l’ambiente, ormai, assume, in diversi settori produttivi (ad es. quello elettrico), un ruolo strategico tale da influenzare pesantemente le tecniche aziendali e gli orientamenti governativi. Per tali motivi, ampio spazio è destinato al settore “ambiente e salute”, per il quale è nato un gruppo di lavoro ad hoc, il WG3 ISO (Salute, Sicurezza, Ambiente nella Nanotecnologia), il cui obiettivo è produrre una forte legislazione di settore. I risultati sperati : il miglioramento degli standard ambientali, tramite, ad esempio, l’individuazione dei patogeni nell’acqua e negli alimenti, la diffusione delle energie rinnovabili (con l’uso di particolari celle fotovoltaiche ad alto rendimento), il miglioramento dell’isolamento termico degli edifici e la promozione della combustione pulita.