
AmbienteAmbienti ha visitato la factory bresciana di Enrico Ghedi, nel Parco dello Store, dove l’ex tastierista dei Timoria ha lavorato al suo primo album da solista
Puglia. Il viaggio ha inizio dall’assolato e pianeggiante Tavoliere, vestito a gran festa con abito di grano dalla tinta aurea. A bordo di un’automobile un giornalista, un fotografo, un musicista e un’animatrice culturale hanno attraversano l’italico stivale condividendo il viaggio in stile carpooling. Lombardia. Il viaggio ha termine nella silente campagna bresciana di Verolavecchia, nel Parco dello Strone, dove a perdita d’occhio si erigono, mastodontiche e fiere, ciclopiche mura di pannocchie dal colore verde muschio. È qui che il musicista e poeta Enrico Ghedi ha improvvisato uno studio di registrazione temporaneo: una factory immersa nella natura. Artisti provenienti da tutta italia hanno aiutato l’ex Timoria a fecondare l’embrione del suo primo album da solista.
Filosofia green
«Ho realizzato una factory con tutte le persone che partecipano al progetto del mio disco, in un ambiente intimo in mezzo alla natura: non ci siamo chiusi in una studio di registrazione classico, ma nell’universo intimo, in cui il concetto di spazio non si esaurisce». Quella di Enrico Ghedi è una filosofia green, capace di creare un humus particolare per fare musica. Meno sovrastrutture, poche regole: lavorare in un ambiente lirico, semplice e profondo, totalmente immersi nella natura. Il “maestro” della rock band Timoria è oggi un affermato ethical hacker. «Il mio lavoro è aiutare le aziende a prendere coscienza dei problemi di sicurezza: mi contrappongo a chi viola illegalmente i sistemi informatici – dice Enrico Ghedi, che aggiunge – il mio rapporto con la natura è fortissimo, amo la montagna, camminare, stare solo ma amo anche la tecnologia: per me l’uno non esclude l’altro». La natura come paradosso, dicotomia.
Un fazzoletto di paradiso

Lo Strone è un fiume di pianura di breve corso, che scorre per 18 km nelle campagne dei comuni bresciani di: San Paolo, Verolanuova, Verolavecchia e Pontevico. Nel 1990, la Regione Lombardia ha riconosciuto quest’area come parco locale di interesse sovracomunale, dando vita al Parco dello Strone. «La casa di campagna che abbiamo condiviso, in cui abbiamo preregistrato il mio album, è un angolo di paradiso privato che appartiene alla mia famiglia: si trova a poche centinaia di metri dal fiume Strone, oggi zona protetta per preservare l’habitat naturale devastato dall’industrializzazione», dice con rammarico Enrico Ghedi che, scavando nella scatola dei ricordi, racconta: «Una volta pescavi i gamberi di fiume semplicemente mettendo le mani in acqua, oggi è impensabile fare un semplice bagno».
Da Cremona a Brescia, la campagna ha subito una trasformazione antropica senza ritorno. «L’assoluta noncuranza per l’ambiente ha prodotto una involuzione della qualità della vita degli esseri umani, ma sopratutto del pensiero – afferma con principio Enrico Ghedi, che punta il dito contro chi pensa solo a soddisfare il proprio ventre – L’uomo di oggi è diventato talmente voluttuoso che sta creando più rifiuti di quanto non sia necessario, desidera solo arricchirsi, possedere, colonizzare, comprare: specula senza pensare a chi verrà dopo». Un mondo usa e getta. Un mondo maleducato.
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Cambiamenti climatici, un grande problema
«Non sono uno scienziato, faccio il musicista, ma sui cambiamenti climatici ho le idee chiare: ci sono grossi problemi legati all’ambiente», asserisce Enrico Ghedi, e spiega il suo punto di vista: «Non bisogna andare al Polo Nord per renderci conto che l’azione dell’uomo ha stravolto gli habitat naturali: basta andare a fare una passeggiata in montagna o al mare per verificare quale impatto nefasto produce l’uomo sull’ambiente». Ghedi è preoccupato per il mondo che lascerà ai suoi figli, ai figli di tutti: “Se andiamo avanti così vivremo in un mondo asettico, dove la natura sarà isolata e confinata in parchi e diverrà come i pellerossa, costretti a vivere confinati in riserve sempre più piccole: l’ambiente si fonderà in un macrocosmo fatto di speculazioni economico edilizie inquinati e disastrose».
Lasciare il segno
Enrico Ghedi è stato tastierista dei Timoria dal 1985 al 2002. Con la rock band bresciana ha registrato 12 album, tre dei quali sono diventati dischi d’oro. Nel 1995 inventa l’opera La scatola con gli insetti. Sempre nello stesso anno, tiene una serie di conferenze per Amnesty International e Greenpeace sugli strumenti di sensibilizzazione politica e socio-culturale in diverse università e radio italiane e francesi, promuovendo anche la realizzazione di mostre d’arti figurative e letterarie a sostegno di Emergency. Ha collaborato con Aldo Busi, Wim Wenders, Alejandro Jodorowskij e con il poeta della Beat Generation Lawrence Ferlinghetti. Non un semplice artista, ma un intellettuale patrimonio dell’umanità. Si definisce un antropologo mancato che ha preferito diventare una rockstar. «Dopo un lungo periodo di sofferenza ho trovato la forza di uscire dall’oblio: lo faccio per i miei figli, per i miei fans, ma sopratutto per me – rivela Enrico Ghedi, che continua – sono pronto a registrare il mio primo album solista che, in realtà, è un progetto: sarà un lavoro particolare, di respiro europeo, che metterà assieme diversi tipi di sound». Il maestro svela infatti che ci saranno pezzi cantanti in lappone, inglese, francese e italiano. Musicalmente c’è dall’indie rock alla chill-out. Continua e conclude: «Questo progetto, che condivido con amici musicisti provenienti da tutta Italia ed Europa, è il mio testamento artistico: sarà un disco difficile, complesso, e non sarà facile portarlo in giro dal vivo, ma sarà senza dubbio importante: deve rappresentarmi in tutto e per tutto, lo devo a chi mi ascolta».