Monopoli, Centro Raccolta Rifiuti nell’agro in un’area a vincolo paesaggistico

Ancora una volta la scelta del luogo per attività antropiche inquinanti è fatta seguendo meccanismi “anti” ambientali. In questo senso, il Comune di Monopoli continua ad andare controcorrente

A breve, l’ennesimo ecomostro sarà costruito a Monopoli, questa volta nelle campagne monopolitane. Si consumerà un altro abominio per “necessità”, “cause di forza maggiore” e incuranza e disinteresse per l’ambiente.

Il Centro Comunale di Raccolta Rifiuti nell’agro, dopo quello realizzato in città, sarà realizzato in un’area tra le contrade Rizzitello e Lamascrasciola. Però, «la particella è interessata da vincoli del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, tra i quali: Bene Paesaggistico “Bosco”, Ulteriori Contesti Paesaggistici “Area di rispetto dei boschi” e “Paesaggi rurali – Parco Agricolo Multifunzionale di Valorizzazione della Valle dei Trulli”. È inoltre presente un ramo del reticolo idrografico a finalità geomorfologica, individuato dalla Carta Idrogeomorfologica della Puglia come “corso d’acqua a carattere episodico”. Infine, la particella risulta adiacente ai confini della Zona Speciale di Conservazione IT91200002 “Murgia dei trulli” (ZSC), ricade nelle “aree contigue di connessione” della stessa ZSC e rientra tra le aree con proposta di ampliamento della suddetta ZSC, proprio per via delle sue peculiarità naturalistiche (Piano di Gestione e Regolamentazione della ZSC IT91200002)». A darne notizia il comunicato stampa di un gruppo di lavoro costituito da alcuni professionisti esperti e volontari delle associazioni “Centro Studi de Romita” e “Terre del Mediterraneo” .

Simone Todisco, agrotecnico e naturalista, referente per entrambe le associazioni, uno dei professionisti che ha partecipato allo studio, ricostruisce la vicenda: «Con Deliberazione di Giunta Comunale n. 231/2019, il Comune di Monopoli ha approvato un progetto per la realizzazione di un Centro comunale di raccolta rifiuti in campagna. Con Determinazione Dirigenziale n. 509/2020 della sezione ciclo rifiuti e bonifiche, la Regione Puglia ha inteso concedere un finanziamento per la realizzazione dell’opera a valere sulle risorse del POC 2014/2020, sulla  base  del  progetto  di  fattibilità,  preliminare  e  sintetico,  presentato  dall’Ente comunale. Dopo aver studiato gli atti e aver effettuato dei sopralluoghi, abbiamo preparato tre relazioni, inviate al Comune, alla Regione e alla Soprintendenza. Già alla prima, la Soprintendenza si è interessata al caso, chiedendo informazioni agli uffici comunali. Anche il Comune ci ha dato un primo riscontro scritto giustificando le scelte che hanno portato all’individuazione dell’area, senza tuttavia spiegare in modo convincente e inattaccabile come intende superare i numerosi vincoli paesaggistici e naturalistici insistenti sull’area. Noi abbiamo anche partecipato ad un incontro con il sindaco e con alcuni dirigenti per trovare altre soluzioni più consone, proponendo terreni più indicati e antropizzati. All’incontro erano presenti anche i rappresentanti dell’ente ecclesiastico proprietario dell’area.

Ribadendo tutto il nostro favore alle politiche di incentivazione della raccolta differenziata dei rifiuti – conclude Todisco – auspichiamo un’attenta riflessione da parte dell’Ente comunale sull’ubicazione dell’opera, nella convinzione che, date le dimensioni del territorio comunale di Monopoli, sia certamente possibile rinvenire un’area più adatta a svolgervi tale funzione».

Per raggiungere l’area bisogna percorrere strade di campagna strette e tortuose, con tornanti, salite e discese, decisamente disagevoli per un traffico costante e di mezzi pesanti. Sarebbero necessari ingenti e costosi lavori di adeguamento della viabilità fino alla città e alle arterie principali. Insomma, sembra che la scelta sia stata fatta in maniera superficiale e approssimativa, perché la spesa non vale l’impresa.

Ma Monopoli non è nuova a queste “soluzioni”. Alcuni cittadini segnalano che gli alvei dei torrenti che dall’entroterra giungono al mare sono stati, e lo sono tuttora, modificati, tombati e interrotti in svariati punti. Le aree verdi pubbliche e comunali sono poche e mal gestite: basta vedere la riqualificazione di Lama Belvedere, l’unico polmone cittadino, fatta con il cemento e con la realizzazione di infrastrutture edili. Nell’area, poi, un ex consigliere comunale aveva introdotto degli asini: brucavano l’erba e attraevano grandi e piccini. Ora sono stati allontanati. Sono stati trasformati bellissimi uliveti cittadini in costose abitazioni, grazie al PUG e alla perequazione, trasferendo anche le volumetrie da un’area ad un’altra, come, per esempio, è il caso dell’ex Italcementi.

Un “ottimo” biglietto da visita per una città che punta sul turismo, esclusivamente balneare e festaiolo, che in pochi anni ha stravolto il suo centro storico, tra i più caratteristici ed estesi della Puglia, noto per la sua bellezza e la sua veracità, svuotandolo dai residenti per trasformarlo in una estesa area ricettiva e di ristorazione a cielo aperto per tutta la notte.

A questo punto, bisogna solo sperare che si riesca a fermare questo ennesimo scempio, prima che sia troppo tardi.

 

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