
Se anche l’industria tessile non può rimanere sorda alla salvaguardia del pianeta, una delle sue più grandi sfide è creare moda, peraltro per una popolazione in costante crescita, limitandone l’impatto sull’ambiente.

La sensibilità giusta l’ha raggiunta sul tema l’organizzazione no-profit H&M Conscious Foundation , che nel 2015 ha lanciato la prima edizione della Global Change Award, competizione per premiare le idee più innovative capaci di rivoluzionare la moda in chiave sostenibile. Il 1° settembre di quest’anno la H&M Foundation ha lanciato il secondo Global Change Award che, nella sua prima edizione, aveva raccolto più di 2.700 idee da 112 Paesi. I progetti vincitori sono stati cinque, selezionati da una giuria internazionale; a loro disposizione, un assegno di un milione di euro che però è il pubblico a decidere come suddividere tra loro, attraverso una votazione online sul sito www.globalchangeaward.com.
I progetti in questione, innovativi a dir poco, vanno dal tessuto prodotto dalle alghe, ai batteri per riciclare il poliestere, al cotone di scarto trasformato in nuovo tessuto. I dettagli sono sul sito del Global Change Award. Ma scopriamo che tra i cinque progetti vincitori c’è una storia tutta italiana di due ragazze siciliane, catanesi per esattezza. Adriana Santanocito ed Enrica Arena, studi in Fashion Design e materiali innovativi la prima, studentessa di comunicazione e cooperazione internazionale la seconda, si ritrovano coinquiline per motivi di studio a Milano. Le accomuna un forte legame con la propria terra d’origine ed il desiderio di generare valore per il proprio territorio. Poi il sogno di innovare la tradizione tessile italiana. Ed una sensibiltà ambientale non da poco.

Adriana immagina per la sua tesi un tessuto sostenibile ricavato dagli agrumi. Condivide l’idea con Enrica; creatività e voglia di osare fanno il resto. Ricordano le arance della loro Sicilia; scoprono che negli impianti che trasformano gli agrumi, per uso alimentare o cosmetico, circa la metà del peso delle arance è costituito da residui. Parliamo di scarti che ammontano ad oltre 700mila tonnellate all’anno. E lo smaltimento legale dei residui costa. Per questo non sono poche le aziende che li sversano nelle condotte e nei campi. L’idea: creare nuovi tessuti dagli scarti di produzione delle spremute di agrumi.
Nel 2011 nasce così la startup Orange Fiber; e dalle bucce degli agrumi nasce un tessuto ecosostenibile e ipertecnologico.
Le ragazze lavorano su quegli scarti, la cellulosa estratta viene trasformata in filati, i filati trasformati in tessuti che “fanno moda “. Il progetto, dunque, è vendere stoffe a chi produce vestiti. Fioccano premi, riconoscimenti, il prestigioso Global Change Award: la strada è in discesa.
Orange Fiber, così come gli altri quattro progetti, si aggiudica un premio in denaro di € 150.000 (su un grant totale di €1 milione) e un anno di accelerazione personalizzato offerto dalla H&M Conscious Foundation in collaborazione con il KTH Royal Institute of Technology di Stoccolma e Accenture per sviluppare il progetto.