Moda autunno: le nuove tendenze strizzano l’occhio all’ambiente

Abiti prodotti con materiale riciclato ma anche il contrario: come salvare vecchie imbarcazioni con il lino. Un viaggio all’insegna dell’ecosostenibilità e del buon gusto

Capispalla, piumini accessori realizzati con materiali riciclati. L’autunno 2021 è all’insegna del risparmio e del rispetto verso l’ambiente, sempre con stile e buon gusto. Sono i concetti che hanno ispirato Save The Duck e la nuova Capsule Limited Edition creata con la stilista Stella Jean. Empowerment femminile e materiali riciclati, derivati a loro volta dalla plastica riciclata, sono i due elementi fondamentali per parlare di questa linea di capispalla (in foto). Infatti, i materiali e le imbottiture utilizzati per questa collezione sono tutti completamente riciclati. 

Save The Duck_Stella Jean

Altro brand da sempre in prima linea per la tutela della natura è Timberland. Quest’anno il marchio ha lanciato in Europa la campagna “My Community our Nature” coinvolgendo quattro “influencer”. A loro il compito di supportare progetti locali come la trasformazione del St. Ambroeus FC di Milano in una comunità inclusiva aperta al quartiere che promuove spazi verdi all’aperto. Per il progetto, Antonio Dikele Distefano ha scelto di supportare il St. Ambroeus FC, presso la “Fair Play Arena” Centro Sportivo Cameroni, un’associazione sportiva dilettantistica senza scopo di lucro, con sede a Milano nel quartiere Gorla e composta per lo più da ragazzi di origine straniera richiedenti asilo. 

Antonio per l’Italia, insieme a Joy Crookes (Regno Unito), Aisha Vibes (Germania) e Jeny Bsg (Francia) costituiscono la formazione di ambassador che indosserà gli stivali GreenStride. Le suole GreenStride™ sono una delle esperienze più eco-responsabili e confortevoli che Timberland abbia mai inventato (in foto). Viene utilizzata una combinazione fatta per il 75% da canna da zucchero proveniente da fonti rinnovabili e gomma ricavata dagli alberi. Questa stagione, per ogni paio di Ray City e Originals Ultra venduto, Timberland donerà 5€ per il progetto vincitore. 

Per votare il progetto clicca su https://www.timberland.it/urban-greening.html

Imbarcazioni sostenibili grazie al lino 

Dal lino deriva un materiale alternativo al vetroresina, più sostenibile e riciclabile che consente di “salvare” le vecchie imbarcazioni o abbandonate nei cantieri, ed evitare che vengano affondate.

L’idea è venuta a tre giovani che hanno dato vita a una startup, Northern Light Composites. Gli obiettivi: impegnarsi per la salvaguardia del mare e trovare una soluzione definitiva al vetroresina. 

Uno dei fondatori, Andrea Paduano, sottolinea che «nel 2011 circa 75mila imbarcazioni in vetroresina non erano più in circolazione nel mondo e il 54% di queste era stato abbandonato, con oltre 53.460 tonnellate di rifiuti da smaltire».

Un vero e proprio disastro ambientale che negli ultimi dieci anni non si fermato. I tre hanno studiato e messo a punto un materiale di fibre di origine vegetale, principalmente lino, che permette il riciclo delle imbarcazioni. Il tutto grazie a tecnologie innovative e sostenibili. 

«Lo abbiamo chiamato rComposite. È il seme per una nuova economia circolare nella nautica da diporto», sottolinea Piernicola Paoletti, cofondatore della giovane startup.

Pur avendo meno di due anni di vita, NL Comp ha già messo a punto i prototipi di tre imbarcazioni, grazie anche alla collaborazione di velisti di fama internazionale e progettisti d’eccellenza. 

Tuttavia per crescere e produrre su larga scala le sue imbarcazioni NL Comp ha bisogno di fondi. Per questo è attiva una campagna di crowdfunding che ha già raggiunto più di 87mila euro:  https://activant.eu/Esplora/Campagna/15

Vestiti prodotti da oli di scarto? La sfida di RadiciGroup

Industrializzare la produzione di poliammidi (nylon) ed utilizzarli nei settori tessile/moda, automotive, design, elettrico ed elettronico, è possibile. Come? Partendo da un acido adipico bio ottenuto da materie prime rinnovabili. A raggiungere questo obiettivo, RadiciGroup, realtà italiana nata a Bergamo, leader mondiale nella produzione di una vasta gamma di intermedi chimici, polimeri, tecnopolimeri ad alte prestazioni e soluzioni tessili avanzate, tramite lo sviluppo del progetto ULISSE. L’importo ammesso al finanziamento è di circa 6,2 milioni di euro, di cui circa 1,7 milioni come contributo erogato dalla Regione Piemonte.

Si parte dal recupero di oli di scarto che diventano materie prime per la produzione di acido adipico, sottolinea Stefano Alini, Ceo di Radici InNova, in questo modo «si realizza un percorso completo di economia circolare, venendo incontro alle richieste sempre più numerose da parte dei clienti, appartenenti soprattutto al mondo della moda e del tessile».

Abiti e accessori usati: come risparmiare e far bene all’ambiente

Comprare abiti di “seconda mano” fa bene all’ambiente e alle proprie tasche.  La cosiddetta “economia di seconda mano” soltanto nel 2020 ha generato 23 miliardi di euro confermandosi tra i comportamenti sostenibili più diffusi degli italiani (al 54%), al terzo posto dopo la racconta differenziata e l’acquisto di lampadine a LED.

Non solo. Si sta diffondendo sempre di più anche l’abitudine di vendere capi e accessori che non si indossano più. Tanto che al secondo posta tra gli articoli di seconda mano più venduti online ci sono proprio loro: vestiti e accessori.

Una pratica che si sta diffondendo un po’ in tutti i settori, tra cui quello della moda, nonostante la “batosta” del Covid. 

Nei primi sei mesi del 2021 la categoria Abbigliamento e Accessori del sito subito.it è stata visitata da circa 2 milioni di persone al mese. Le ragioni del boom della moda second hand sono diverse. Di certo porta vantaggi economici, perché optando per l’usato si possono trovare abiti di qualità o di marca a prezzi più convenienti, ma è anche un modo per trovare capi unici e pezzi vintage in un bacino più ampio e rendere il proprio guardaroba originale. Ma ci sono anche motivazioni etiche e legate alla sostenibilità: comprare un capo pre-loved significa evitare potenzialmente la produzione di un capo nuovo e allungare la vita ai vestiti già esistenti che altrimenti finirebbero in discarica, alimentando così il volume dei rifiuti e i costi ambientali legati al loro smaltimento. (Vedi infografica)

Una ricerca di Second Hand Effect 2020, condotta dall’Istituto Svedese di Ricerca Ambientale (IVL) per Subito, ha calcolato che grazie alla vendita di quasi 26 milioni di oggetti su Subito è stato possibile raggiungere un risparmio di 5,4 milioni di tonnellate di CO2. Un dato che corrisponde all’azzeramento dell’impatto ambientale di 740.000 italiani, o ancora al blocco totale del traffico di una città come Roma per 16 mesi. Mica poco! 

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