
Si conclude il 24 febbraio la Milano Fashion Week. Il punto su proposte e progetti che declinano la moda in chiave di sostenibilità. Forte presenza di iniziative green anche per i pellami e gli occhiali. Mido slitta a fine maggio
Milano fashion week, e la città della Madonnina diventa capitale della moda dal 18 al 24 febbraio. Ma quest’anno, a parte la significativa crisi dell’aspetto economico causa coronavirus che ha impedito agli stilisti e ai buyers cinesi di essere presenti alla manifestazione («Difficile fare previsioni, le dimensioni dell’impatto saranno comprensibili quando capiremo come e quando verrà circoscritto il problema, dopo aver visto quanto dura e come evolverà», spiega Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana), la leadership del fashion ha una marcia in più ed è la sostenibilità. Ai numeri di questa edizione (56 sfilate, 96 presentazioni, 2 presentazioni su appuntamento e 34 eventi tra arte, moda e cultura, più l’apertura alla moda di diversi luoghi d’arte e della cultura milanese) si aggiungono i numeri green delle 32 aziende che si ispirano ai criteri di sostenibilità e degli eventi collaterali all’insegna del rispetto dell’ambiente. Se poi aggiungiamo le rassegne che fanno il punto sul pianeta accessori e che si svolgono a latere o nei giorni immediatamente successivi alla fashion week, allora possiamo toccare con mano quanto il mondo della moda si stia sempre più affratellando con l’ecosostenibilità.
Il mea culpa del fashion
Una scelta quasi obbligata, se si pensa che da sola l’industria del fashion (abbigliamento e calzature), è responsabile dell’8% delle emissioni di gas serra mondiali. Solo in Europa si parla di 195 milioni di tonnellate di CO2 diffuse nell’atmosfera. Pensiamo poi che per produrre il cotone di una singola T-shirt ci vogliono 2.720 litri d’acqua, teniamo presente che i cittadini europei comprano una media di 12 kg di vestiti all’anno, vestiti che mediamente dopo un anno finiscono prima nella spazzatura poi negli inceneritori. Eppure il 95% dei tessuti gettati potrebbe essere riutilizzato o indossato di nuovo. Necessarie dunque azioni sempre più incisive, attraverso tre tipi di azioni: il recupero di materiali e oggetti che altrimenti finirebbero nella spazzatura o in discarica, il sostegno ad associazioni o organizzazioni che promuovono azioni in difesa dell’ambiente, la ricerca su nuovi tessuti e/o materiali alternativi a quelli tradizionali e nati dalla lavorazione di scarti, come fogliame o vinacce. E la Milano Fashion Week fa la sua parte.
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Milano capitale della moda sostenibile

Tra gli eventi di impatto durante la settimana della moda, quello di sabato 22 febbraio in Piazza Duomo ha avuto senz’altro il posto d’onore. E’ scesa in campo Let’s do it! Italy, associazione di tutela ambientale, coordinatrice in Italia del World Cleanup Day, e che ha portato l’evento FashionAbleArtEco prima al Carnevale di Venezia quindi a Milano, dove 20 modelle provenienti da tutto il mondo si sono adoperate in una azione di pulizia, quindi hanno sfilato con capi di abbigliamento green realizzati a basso impatto ambientale e con materiale da riciclo, per poi lasciare il posto ad un confronto tra esperti su moda ecostenibilità.
E torna per il secondo anno Give a FOKus, hub dedicato all‘innovazione sostenibile. Qui si passa da installazioni che mostrano gli aspetti più inquinanti della realizzazione di un tessuto alle esperienze sensoriali a stretto contatto con fibre ecosostenibili. In prima linea sono alche le 10 startup premiate da un concorso coordinato dall’esperta di mida sostenibile Francesca Romana Rinaldi. Give a FOKus si tiene al Salone White, lo spazio dedicato al fashion sostenibile. Ma non finisce qui, perché nel salone trovano spazio ben 32 aziende che hanno nella loro mission il rispetto per l’ambiente e una rigorosa ricerca di materiali a basso impatto ambientale.
Milano Fashion Week dà spazio anche al momento del riciclo (come con l’iniziativa Rigenera i tuoi jeans ) o alle campagne plastic free (il brand Izmee presenta una collezione di borracce on linea con le tendenze-moda ma rigorosamente plastic free). Senza dire del coinvolgimento di spazi pubblici milanesi come via Tortona, che ospita i marchi sostenibili come Gilberto Calzolari, Flavialarocca, Blue of a Kind e tanti altri. Iniziativa replicata in altre 10 città italiane (tra cui Bari e Lecce in Puglia) dove alcune boutiques espongono in vetrina capi ecofriendly.
A Lineapelle anche la pelle è sostenibile
Milano si conferma capitale della moda anche negli accessori. Si sono appena conclusi il Mipel (pelletteria), Micam (calzature) mentre Lineapelle, la più importante fiera di settore, chiude i battenti il 21 febbraio. Proprio da Lineapelle viene la conferma di quanto il mondo conciario sia attento al tema della sostenibilità, come dimostra il Rapporto di sostenibilità presentato lo scorso dicembre dall’Unione Concerie Italiane.

Da Lineapelle vengono alcune proposte molto interessanti, come quella di Camheelion™, la prima collezione di tacchi personalizzabili e rispettosi dell’ambiente nata dalla collaborazione tra 3M e Tacchificio Villa Cortese, raffinatissimi ma anche sostenibili perché rivestiti di pellicole 3M. Oltre al minor impatto nel processo produttivo, l’uso delle pellicole permette di ridurre al massimo gli scarti di produzione. Se una minima imperfezione in un tacco grezzo rende questo inadatto ad essere rifinito con laccatura o galvanica, tale criticità non si presenta se il tacco viene rivestito con una pellicola 3M. Inoltre, l’uso delle pellicole permette di ricoprire tacchi già precedentemente laccati o galvanizzati, ridando loro una seconda vita.
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Sempre a Lineapelle il Gruppo Mastrotto, ha portato una collezione di pellami di nuova generazione realizzati con materiali naturali, organici e metal free, altamente sostenibili e attenti all’ambiente perché contengono meno dello 0,3% di metalli in accordo con la normativa UNI EN 15987,. Il risultato è stato ottenuto utilizzando tannini vegetali e impiegando ridotte quantità d’acqua, aspetto quest’ultimo da molti anni al centro delle ricerche del Gruppo. Presentate anche una linea di articoli dedicata al mondo delle cinture che utilizza solo tannini vegetali al posto del cromo e la cui rifinitura è in poliuretano e una linea che utilizza anche fonti rinnovabili, come olio di colza e mais. Il Gruppo Matrotto è stato la prima azienda conciaria al mondo a ottenere la certificazione BioBased® rilasciata dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA), che ha attestato come le pelli del Gruppo siano rinnovabili fino al 90%, rientrando così a pieno titolo in quella filosofia di economia circolare che rappresenta oggi il principale riferimento per la realizzazione di un modello economico sostenibile a livello globale.
Occhiali in versione green
Una anticipazione di quello che avremmo dovuto vedere al Mido, la principale fiera internazionale dedicata agli occhiali in programma a Milano. La manifestazione si sarebbe dovuta tenere dal 29 febbraio al 2 marzo ma, proprio per l’emergenza coronavirus slitta a una data tra fine maggio e prima metà giugno. Restano confermate però le partecipazioni come il marchio di occhiali green MITA, che presenterà una collezione di occhiali da vista e da sole totalmente ecosostenibile. Infatti le montature in plastica utilizzano un materiale ricavato da bottiglie di plastica PET raccolte in mare, mentre quelle in metallo utilizzano allumino riciclato. L’attenzione all’ambiente non si ferma alle montature, ma coinvolge anche le lenti demo e sole biodegradabili, gli elementi di componentistica e il packaging.