Michele Mastrodonato, il pugile green

Michele Mastrodonato è stato campione italiano di pugilato nella categoria Super Welter. Oggi è un operatore ecologico e allena futuri campioni nella sua accademia pugilistica. E il suo cuore è sempre più “sostenibile”

Trasmettere agli altri la propria passione e tirare fuori da ognuno il meglio di sé. No, non è una mission aziendale, ma la filosofia di vita di Michele Mastrodonato.  Classe ’65, Michele è stato un apprezzato pugile che, tra la fine degli anni’80 e gli inizi degli anni ’90, ha praticato la “nobile arte” innanzitutto come passione pura. Oggi, il suo centro di gravità permanente si alterna tra la professione di operatore addetto alla raccolta differenziata e quella di allenatore di pugilato. Dalle luci del ring a quelle elettriche della città.

Il sogno si avvera, il sogno si infrange

Michele Mastrodonato
Michele Mastrodonato | Foto Angelo Maiorano

“Da piccolo guardavo in televisione gli incontri di Cassius Clay e George Foreman, sognando di diventare anche io un grandissimo pugile – racconta Michele Mastrodonato, che ricorda – ho cominciato a praticare la boxe all’età di 10 anni e, dopo tanti sacrifici, sono riuscito a raggiungere dei traguardi importanti”. Per anni, di giorno muratore, la sera pugile. Michele si è fatto notare, da subito, per le sue doti atletiche nei campionati italiani assoluti finché, un giorno, arrivò un’importante convocazione. “Grazie alla Nazionale di pugilato dell’Italia ho girato il mondo, combattendo agli europei e ai mondiali per pugili dilettanti, fino ad arrivare alle Olimpiadi di Seoul, nel 1988″. Il sogno del piccolo Michele si avvera. Dopo l’esperienza olimpionica si apre la strada al professionismo. Nel 1991, diventa campione italiano della categoria Super Welter. Lanciato verso una carriera di gloria ed onori, il sogno, però, si infrange nel 1992. “Ero pronto per gli europei, ma il mio manager organizzò un incontro per il titolo WBO World Super Welter contro John Jackson, contro cui ho perso – ricorda Michele, che aggiunge – se hai un manager che pensa al denaro e non alla crescita, costante e continua, dell’atleta rischi di bruciare la carriera di un pugile”. Così è stato per Michele. La delusione e il disgusto per alcune dinamiche che circondano il mondo della boxe lo hanno portato ad appendere i guantoni al chiodo all’età di 28 anni. Michele è stato un pugile “differente”.

Dal ring alla strada

Michele Mastrodonato e i suoi trofei | Foto Angelo Maiorano

“Da venti anni lavoro per le aziende che si occupano della nettezza urbana nella mia città, San Severo – dice Michele che rivela – dopo aver lasciato il pugilato sono tornato a lavorare per occuparmi della mia meravigliosa famiglia, ma non nascondo che la delusione per come fossero andate le cose mi aveva portato alla depressione”. Continua: “Quando iniziai a lavorare per la nettezza urbana mi sentii un po’ amareggiato: la città che amo e che ho portato nel mondo mi ripagava con un lavoro che ritenevo modesto, quando però arrivò la raccolta differenziata le cose sono cambiate”. A San Severo, il servizio di raccolta differenziata “porta a porta” ha preso il via nel 2010. Nel 2013, il  60,13% dei rifiuti solidi urbani proveniva dalla differenziata: è stato il dato più alto e incoraggiante da quando il servizio è attivo. Negli anni successivi c’è stato un calo: si è sempre superato di poco il 50%, arrivando addirittura al 48,62% nel 2019 (Fonte: Portale ambientale della Regione Puglia). “La strada è un ring – dice ridendo Michele, che spiega – ci sono ancora molti cittadini che proprio non vogliono saperne di fare la raccolta differenziata: ogni giorno io e i miei colleghi dobbiamo fare i conti con l’arroganza e la strafottenza di molti di loro”. Un ring, appunto, dove da un lato ci sono loro, gli operatori addetti alla differenziata che, ogni giorno per tutto l’anno, con ogni clima e sotto qualsiasi intemperie assicurano il servizio di raccolta. Dall’altro, molti, troppi indisciplinati che non contribuiscono alla tutela del bene comune chiamato ambiente. “A casa mia facciamo la raccolta differenziata e insegno ai miei nipotini a differenziare i rifiuti – dice Michele, che aggiunge – dico loro che è importante farla perché così la nostra San Severo è più bella e pulita: bisogna insegnare da subito le regole di educazione civica ai più piccoli“.

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Ancora un round

Michele è un pugile “differente”. Perché non ha accettato che lo sport che ha sempre amato fosse solo uno strumento di business per arricchire poche persone; perché ha trasferito la sua filosofia di vita nel suo lavoro di operatore per la raccolta differenziata. Essere “differenti” ha un costo, ma anche pregi. “Sono passati tanti anni da quando ho lasciato il pugilato professionistico, ma non ho mai abbandonato la boxe – racconta Michele, che rivela – il mio più grande sogno è sempre stato quello di avere una palestra tutta mia, dove insegnare il pugilato a chiunque voglia mettersi alla prova, a chiunque voglia avere una seconda, una terza o una quarta possibilità”. Il sogno si è avverato. “Mio figlio Antonio e sua moglie Ilaria hanno deciso che era arrivato il momento di non vagabondare più da una palestra all’altra, perciò hanno dato vita all’Accademia Pugilistica Michele Mastrodonato – racconta con gli occhi lucidi di commozione Michele, che conclude – voglio insegnare il pugilato a tutti, voglio togliere dalla strada i ragazzi a rischio, dare loro un luogo dove imparare disciplina e sacrificio: sono convinto che riuscirò, un giorno, a portare qualcuno di loro a vincere importanti titoli sportivi”. Michele è un uomo differente.

 

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