
Una ricerca barese utilizza materiali di scarto da mischiare con il cemento. I composti sono più leggeri, più versatili e sviluppano una economia circolare

Materiali di scarto utilizzati in architettura sostenibile.
A Bari non si butta nulla. Il Politecnico sta svolgendo una serie di ricerche mirate a sostituire con materiali di scarto gli aggreganti del cemento. Il dott. Andrea Petrella, Ricercatore Confermato di Scienza e Tecnologia dei Materiali del DICATECH, Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale, del Territorio, Edile e di Chimica del Politecnico di Bari, insieme ai colleghi del settore ING/IND 22, il prof. Michele Notarnicola Prof. Associato, la prof.ssa Rosa Di Mundo, ricercatrice, ed il prof. Sabino De Gisi,ricercatore, sta utilizzando, con ottimi risultati, i materiali riciclati nei composti con il cemento da utilizzare in bioedilizia.
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Vetro, polistirolo espanso, gomma e paglia, i nuovi materiali di scarto per le costruzioni
A che punto è la ricerca in bioedilizia?
«Stiamo facendo ricerche sul vetro – spiega Petrella – sul polistirolo espanso, sulla gomma dei pneumatici, sulla paglia». Sono prodotti che in gran quantità finiscono nelle discariche, insieme agli imballaggi ed ai materiali di risulta, ingolfandole fino ad un rapido esaurimento della capacità contenitiva».
Il cemento, che è un materiale non naturale, non può essere sostituito?
«Nella mia ricerca voglio sostituirlo. Ho utilizzato il vetro di scarto per preparare compositi cementizi leggeri. Essendo composto da silicati di sodio, ho avuto un’idea: e se lo usassimo per purificare le acque da metalli pesanti? Il vetro, grazie agli ioni del sodio, riesce a trattenere i metalli pensanti, soprattutto piombo, cadmio e nichel. Ho fatto poi un test di cessione per capire il rilascio di metalli nell’acqua. Essendo ben al di sotto dei limiti di legge, si può inertizzare e mischiarlo con il cemento, per essere usato come isolante termico».
Il ritorno alla calce romana
E se volessimo ritornare alla calce romana, ovvero cemento idraulico, il cosiddetto “pozzolano”?
«In quel caso ci sarebbe lo scontro con l’industria edilizia».
Ma è tutto naturale, riciclabile al 100%?
«Certo. Sta tornando ma non per strutture portanti. Il cemento idraulico ha una vita maggiore, ma in fase di costruzione, il cemento attuale, il portland, si indurisce prima della calce romana. Una struttura in cemento oggi ha un tempo di stagionatura di 28 giorni. Spesso, vengono aggiunti additivi acceleranti per ridurre i 28 giorni, anche se più dell’80% delle resistenze meccaniche si sviluppano in quel periodo. Ma con un’economia che chiede la velocità, non è facile utilizzare altre tipologie di cemento».
C’è anche il ritorno al legno
«Negli ultimi tempi, c’è un ritorno alle costruzioni in legno. Ma il cemento ha molti vantaggi economici: un sacchetto di cemento di 25kg costa 4 euro. C’è anche flessibilità di progettazione, gli si può dare qualsiasi forma, mentre con il legno o con i mattoni non è possibile. Pannelli fatti con la canapa o con la paglia, magari in fase di realizzazione hanno costi un po’ più elevati rispetto ai materiali classici, ma poi tra risparmio energetico ed altri fattori si ha la possibilità di recuperare in fretta quanto investito precedentemente, vedi i pannelli solari».
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Credere nei materiali di scarto
Una ricerca importantissima, dunque, che è in atto a Bari da più di 10 anni. Ci sono tutti gli elementi per migliorare e trasformare il settore dell’edilizia con i materiali di scarto, che in questo modo ritornano nel ciclo produttivo senza diventare rifiuti ingombranti, inquinanti e pericolosi. L’economia circolare serve proprio a questo: ridare nuova vita agli scarti. I processi sono già in atto, ma il mondo politico, economico e produttivo è ancora troppo legato a vecchie concezioni del recente passato. La ricerca deve spingere verso una coscienza ecosostenibile, mentre i governi devono credere nella ricerca e nei materiali di scarto, devono investire capitali per riportare l’uomo in equilibrio con la natura ed il pianeta.