Masseria Pavoni: transumanza & fotovoltaico

Un’antica masseria, in agro di Lucera, si affaccia sull’invaso di San Giusto che ha affogato cinque secoli di antichità. In mezzo al bestiame frammenti di storia, e il sogno dei fratelli Carrino, proiettati verso l’innovazione senza abdicare alla tradizione. Perché una costruzione del XVII secolo e un ricovero alimentato da pannelli fotovoltaici possono coesistere.

<p>invaso di San Giusto</p>
invaso di San Giusto

Percorriamo via Napoli, fino al quadrivio, poi a destra per Pescara e svoltiamo alla prima a sinistra che porta a Biccari e Roseto. Strada per San Giusto, dopo qualche chilometro, superato un piccolo centro abitato, il fazzolettone del FAI segna il punto d’arrivo. Proprietà privata, la Masseria Pavoni ha aperto al pubblico in occasione della 18esima Giornata FAI di Primavera (27-28 marzo), a conferma dell’inestimabile valore dell’antico fabbricato che i fratelli Carrino stanno ristrutturando a proprie spese.

<p>l'ingresso della torre </p>
l'ingresso della torre

Lungo il tratturo della transumanza, c’è l’antica torre e accanto le rovine di una cappella, andata distrutta quindici giorni dopo il terremoto del 1980. L’intero insediamento è databile al XVIII secolo, con ambienti aggiunti in epoche successive. Cristoforo Carrino, veterinario, accompagna i curiosi nell’azienda di famiglia. Qui, secondo tradizione, si allevano le pecore della razza Gentile di Puglia, che rischia l’estinzione. Dalla lana i fratelli Carrino ricavano una pregiata maglieria, color panna, che sa di cachemire.

<p>la maglieria prodotta in masseria - la lana è ricavata dalle pecore della razza "gentile"</p>
maglieria prodotta in masseria con lana ricavata dalle pecore della razza "Gentile di Puglia"

Per secoli quella pecora, la Gentile di Puglia, ha percorso i tratturi dalla montagna alla pianura e poi è risalita. Il bestiame è allo stato brado e le bufale si adattano alle esigenze della produzione, perché le mozzarelle arrivano a tavola d’estate, ed in primavera devono produrre latte. Prima del marchio Dop che certifica l’origine protetta, la chiamavano “provola”. Le antiche stalle conservano ancora il camino per la trasformazione del latte del 1700. Qui c’è spazio anche per gli asini. Negli appezzamenti opposti c’è una stalla di recente costruzione, attualmente adibita a deposito. Il progetto prevede che la copertura sia costituita da pannelli fotovoltaici, che alimenteranno l’azienda. Esposta a Sud, la stalla ecocompatibile è puntata dritta contro il sole. L’energia rinnovabile è la prossima sfida dei fratelli Carrino, che vogliono produrre anche biogas dal letame; l’eccedenza, rispetto alle esigenze dell’azienda, sarà venduta.

<p>prodotti tipici del territorio</p>
prodotti tipici del territorio

Nell’antica torre è pronta la ricotta e i padroni di casa hanno imbandito due tavolate con le produzioni locali, tra olio, nodini e formaggi. Prove generali di una fattoria didattica nella masseria dei fratelli Gianfranco, Domenico e Cristoforo Carrino, originari di Frosolone, in Molise, che hanno scelto di diffondere la cultura della transumanza delle greggi. «Noi non rispolveriamo le tradizioni – precisa Cristoforo – le conserviamo». Le leggi impongono delle restrizioni ma, ammette, «è necessario che ci siano delle regole da rispettare». Lui, che si occupa delle questioni burocratiche dell’azienda di famiglia, ha la testardaggine dei pastori, ma guarda la torre come fosse la prima volta: «L’abbiamo ristrutturata, e ancora non riesco a crederci».

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