
L’emergenza marea nera nel Golfo del Messico continua nonostante i 3 miliardi di euro spesi dalla British Petroleum. Un’altra perdita sarebbe stata individuata vicino al pozzo di Macondo e la paura è che questa fuoriuscita di metano sia collegata al coperchio di 70 tonnellate collocato il 15 luglio scorso sul pozzo danneggiato.

Ma, mentre alla Casa Bianca si nutre il timore che il tappo possa far defluire il greggio da altri punti, se la struttura del pozzo fosse troppo fragile, da qualche giorno anche l’Asia sta affrontando il suo disastro ecologico. Circa 1.500 – 1.650 tonnellate di greggio (circa 11.000-12.500 barili) e le stime sono state tenute basse, si sono disperse in mare, fino a coprire una superficie approssimativamente di oltre 114 kmq, nei pressi del porto di Dalian nel nord-est della Cina; la zona ritenuta a rischio, però, è molto più vasta, di circa 1.500 chilometri quadrati secondo l’agenzia giornalistica Nuova Cina, e minaccia le acque internazionali. Venerdì 16, due oleodotti della PetroChina, compagnia petrolifera statale, sono esplosi nel porto di Dalian, terzo per importanza, che gestisce un grosso volume di traffico tra Cina e Paesi produttori di petrolio del Medio Oriente. L’incendio è stato spento dopo 15 ore con l’impiego di duemila vigili del fuoco, le fiamme hanno raggiunto circa 30 metri di altezza.
Secondo Pechino non ci sarebbero stati morti o feriti, la stampa di Hong Kong, invece, sostiene che una vittima c’è stata nella lotta contro l’onda nera che minacciava il Mar Giallo.
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Si tratta di un giovane pompiere affogato mentre cercava di rimettere in funzione una pompa sottomarina che era stata danneggiata. L’agenzia Nuova Cina aggiunge che sono stati impiegati ottocento pescherecci forniti di “skimmers” – apparecchiature che risucchiano acqua e petrolio in un macchinario che poi separa i due elementi, leggi l’articolo “Golfo del Messico: la soluzione per la marea nera è barese”, pubblicato da Ambient&Ambienti il 2 luglio scorso
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https://www.ambienteambienti.com/2010/07/02/golfo-del-messico-la-soluzione-per-la-marea-nera-e-barese/ –
perché Pechino pensa che possano ripulire rapidamente la macchia di petrolio in quanto piccoli e dunque facili da manovrare. I cinesi, però, utilizzano grandi quantità di solvente. Il petrolio non viene recuperato e le tonnellate di solvente impiegato inquinano l’ecosistema marino interessato.
Tutto quanto, invece, non avviene con la Olisep Fluidoter di Sanseverino, di cui abbiamo parlato nell’articolo citato, che permette di separare dall’acqua e recuperare il cento percento di greggio, oppure con la tecnologia Water Wall® della Technofluids S.r.l. di Reggio Emilia, entrambe tecnologie consentomo di separare il petrolio dall’acqua senza uso di additivi chimici.
Il sistema Water Wall® consiste in un impianto a due stadi in grado di trattare l’acqua oleosa sia in operazioni in continuo sia a intermittenza senza ricorrere a prodotti chimici o altri additivi. Alla base del sistema una cisterna che contiene una serie di membrane montate verticalmente per facilitare la rimozione dei solidi. La separazione non avviene per effetto meccanico ma unicamente grazie a forze naturali di attrazione/repulsione molecolari e/o elettrostatiche che inibiscono il passaggio attraverso l’impianto della fase oleosa dispersa. Questa rimane al di sopra della pellicola fino alla formazione di gocce macroscopiche, che si creano per collisione con altre gocce discendenti, che per effetto delle forze di flottazione risalgono alla superficie più esterna del separatore. Qui lo strato che si viene a formare viene continuamente rimosso per raschiatura per il recupero della fase oleosa. Il sistema Water Wall® è stato sottoposto dalla IUS SITRIS S.r.l. società di servizi che promuove la tecnologia della TECNOFLUID S.r.l. all’attenzione delle autorità USA per contribuire all’opera di disinquinamento e pulizia dello sversamento di petrolio in mare nel Golfo del Messico. Le autorità statunitensi dopo una disamina della proposta della IUS SITRIS S.r.l. hanno ritenuto che il macchinario e la tecnologia di intervento proposta siano meritevoli di attenzione e che le stesse possano dare un contributo positivo all’azione di bonifica delle coste americane ormai nella morsa della marea nera. IUS SITRIS S.r.l. e Sanseverino tutt’oggi sono in attesa di una risposta.
(Le foto dalla Cina sono di GREENPEACE)