Maltempo, tragedie e vittime: “Negli uffici amministrativi servono geologi”

Frane, alluvioni, detriti, fango.  Trentadue vittime in Italia in una settimana. Ma è solo maltempo?

Maltempo: il presidente dell’Ordine dei Geologi pugliesi, Salvatore Valletta, analizza la situazione tra rischi, dissesto idrogeologico e prospettive.

Trentadue vittime in Italia in una settimana. La causa: il maltempo. Un dato surreale e paradossale. Ma è davvero così? Se concretamente a provocare le morti ci hanno pensato pioggia, fango, detriti, alluvioni e frane, ci sono altri luoghi dove potrebbero esserci responsabilità. O dove, almeno, si sarebbe potuto fare qualcosa in più per evitare tragedie tanto annunciate e previste, quanto sottovalutate.

Maltempo: le figure dei geologi

Emergenza maltempo, tragedia dopo l'alluvione in Sicilia
Emergenza maltempo, tragedia dopo l’alluvione in Sicilia

«Non solo sono da mettere in campo delle procedure su come comportarsi, ma è necessario che la geologia, e quindi non intendo solo geologi, ma anche ingegneri e tutte le professionalità impegnate nel campo, trovino spazio all’interno degli uffici amministrativi». La ricetta arriva da Salvatore Valletta, presidente dell’Ordine dei geologi pugliesi.  All’indomani di una settimana da incubo (tra Sicilia, Veneto e Friuli), ribadisce quanto già recentemente sottolineato da Giovanna Amedei, su Ambient&Ambienti: “Dico provocatoriamente che quando ci sono calamità e dissesti,  subito si pensa al geologo. Però facendosi un giro negli uffici istituzionali, queste figure scarseggiano”.

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Invece servono, eccome.  Perché tra le accuse di “ambientalismo da salotto” e condoni edilizi, ci passa anche una villetta – come quella di?Casteldaccia in cui sono morte nove persone per l’esondazione del fiume Milicia – che si “scopre” abusiva, solo dopo il dramma.

Maltempo: i cambiamenti climatici

«In tutta Italia – commenta Valletta -, quanto sta accadendo da un punto di vista della piovosità, richiama i temi del riscaldamento globale. Dobbiamo aggiornarci e adattarci, essere in grado di adeguarci ai cambiamenti climatici e garantire una strategia, su cui purtroppo siamo in ritardo». Per questo è «necessario adeguare le strutture tecniche con professionalità che sappiano affrontare tematiche. Non solo sul territorio, i geologi devono essere presenti negli uffici».

Bisogna però insistere sui progetti: «Dobbiamo farli bene – spiega Valletta -, non limitarci a prevederli su carta ma abbiamo bisogno di qualità di progettazione per sfruttare risorse tecniche e finanziarie. Altrimenti rischiamo di operare interventi che non risolvono niente. E sprecare soldi, perché siamo costretti a investire su emergenze e situazioni di contrasto».

Altro elemento importante è la capacità di «assicurare maggiore attenzione alla manutenzione ordinaria del territorio ed evitare scaricabarili sulle competenze».

Maltempo: i georischi

salvatore valletta
Il presidente dell’Ordine dei geologi di Puglia, Salvatore Valletta

Fondamentale anche il comprendere come comportarsi dinanzi a situazioni così ‘straordinarie’. È per questo che il 16 novembre i geologi andranno nelle scuole, per una giornata di formazione sui georischi. «A volte sentiamo di vittime, perché sono andate a spostare l’auto si sono avventurate, forse senza conoscere appieno i rischi. Noi invece dobbiamo fare in modo che tutti sappiano anche dove vivono. Da qui la richiesta, tra le altre, di una cartografia della Regione, attualmente ferma al 20% e di una banca dati per le progettazioni successive».

Il timore della Coldiretti

E di rischio idrogeologico ha parlato anche Coldiretti Puglia. «Il clima impazzito continua ad avere effetti disastrosi sul territorio e si abbatte su un territorio fragile, dove 232 comuni su 258 (78%) sono a rischio idrogeologico con diversa pericolosità idraulica e geomorfologica, secondo i dati ISPRA. Sono 8.098 i cittadini pugliesi esposti a frane e 119.034 quelli esposti ad alluvioni, mentre a pagare il conto economico più salato sono proprio le 11.692 imprese che operano su quei territori», rileva il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti.

«E’ molto grave che all’appello manchino 162mila ettari di suolo consumato sulla totale della superficie territoriale pugliese. I cambiamenti in atto – evidenzia Corsetti – riguardano contesti prevalentemente agricoli o naturali per il 67%, perché in Puglia la terra frana e si consuma anche a causa dell’abbandono delle aree rurali per fattori diversi, a cui si aggiungono fenomeni meteorologici sempre più intensi, concentrati in poche ore e su aree circoscritte, con alluvioni e danni anche in aree non eccessivamente antropizzate, per non parlare della criminalità sempre più dilagante».

Maltempo in Italia: o numeri impietosi

In Puglia nel 2017 sono andati in fumo altri 410 ettari di suolo, pari all’8,35% della superficie territoriale – conclude Coldiretti Puglia – con un aumento di suolo consumato in un anno dal 2016 al 2017 dello 0,25%, passati da 161.606 ettari consumati nel 2016 a 162.016 nel 2017, secondo i dati del Rapporto sul consumo del suolo dell’ISPRA.

Il timore delle Guide dell’Aigae

La preoccupazione coinvolge anche l’Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche.

«Le foreste, le rive dei laghi, le montagne per il turismo sostenibile verde corrispondono a piazza San Marco, al Colosseo e agli Uffizi. L’appeal, il prodotto economico, i posti di lavoro che vengono meno con questi fenomeni disastrosi sono assolutamente paragonabili alla distruzione di quei monumenti. Ora  – sottolinea Filippo Camerlenghi, presidente nazionale delle Guide Ambientali Escursionistiche Italiane – dobbiamo concentrarci sulle cause dei fenomeni, portare avanti la prevenzione e la sensibilizzazione e fare di tutto affinché questo Patrimonio possa ritornare. Ora tocca ricostruire preservare e capire che si può ancora vivere con la natura anche perché queste zone sono un inno alla vita. In questo momento molte Guide AIGAE sono sui luoghi devastati o per aiutare o per valutare come e in che modo questi “monumenti naturali” potranno di nuovo essere fruibili ai turisti e alle scuole, all’intera comunità italiana ed internazionale, per poter continuare a viverli in modo rispettoso e produttivo».

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