
Giovedì la Sicilia, venerdì la Calabria e la Sardegna. È l’effetto del nuovo vortice depressionario in risalita dal Mar Libico. Il presidente Fiore: “serve una strategia integrata di azioni di prevenzione e di gestione del rischio geo-idrogeologico”
Tempo in peggioramento previsto domani e dopodomani per l’Italia Meridionale. La Sicilia sarà nuovamente battuta da venti di burrasca, forti mareggiate, temporali e grandinate. Per queste ragioni, la Protezione Civile ha diramato un’allerta arancione per la Sicilia e un allerta gialla per la Calabria e la Sardegna. I territori, ancora sofferenti per quanto è appena accaduto, dovranno subire un’altra ondata violenta di maltempo che provocherà ulteriori ingentissimi danni.
Fiore: serve un’azione condivisa

Il presidente della Società Italiana di Geologia Ambientale Antonello Fiore ha detto che «Negli ultimi anni stiamo registrando sempre con maggiore frequenza casi di dissesto geo-idrologico e allagamenti urbani che derivano principalmente da una mancata integrazione della pianificazione urbanistica regionale e comunale con la pianificazione a scala di bacino idrografico, la sola azione in grado di consentire uno sviluppo territoriale con consumo di suolo netto (compensazione tra consumo di suolo e rinaturalizzazione delle superfici impermeabilizzate) compatibile e sostenibile con l’assetto geomorfologico e idraulico».

«Manca una visione che vada oltre il mandato elettorale e che definisca gli strumenti di pianificazione territoriali efficaci – ha continuato il presidente di SIGEA – in grado di attuare una politica di prevenzione e manutenzione per ridurre al minimo gli interventi di emergenza. Pochi giorni fa il Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, con un video messaggio ha promosso la campagna della Protezione Civile “Io non rischio”, in questa circostanza ha parlato di conoscenza dei pericoli naturali e della necessità di avere atteggiamenti consapevoli».
«In attesa che le istituzioni prendano un impegno concreto nei confronti della mitigazione di questi pericoli naturali – ha concluso Fiore – ai cittadini non restano che due strade: la rassegnazione o l’auto protezione. Condivido le critiche sollevate dalla Corte dei Conti con la recente Deliberazione 18 ottobre 2021, n. 17/2021/G “Gli interventi delle amministrazioni dello stato per la mitigazione del rischio idrogeologico” con la quale tra le altre cose segnala il ritardo o l’assenza di una pianificazione territoriale in grado di ispirare costantemente gli interventi a breve, medio e lungo termine, per mettere in sicurezza il Paese. Ancora una volta ci troveremo a dare assistenza alla popolazione e al settore produttivo colpiti duramente da eventi intensi con un approccio emergenziale. Gli scenari che ripetutamente si manifestano nel Paese e in tutte le stagioni chiedono la definizione di una strategia integrata di azioni di prevenzione e di gestione del rischio geo-idrogeologico anche con il potenziamento, come evidenzia la stessa Corte dei Conti, di profili tecnici presso le Regioni e gli enti locali».
Martini: tante parole ma non partono i cantieri

«Grandi progetti, grandi parole, risorse europee, PNRR, ma non si riesce ad aprire un cantiere – ha dichiarato invece Endro Martini, geologo e Presidente di Italy Water Forum 2024 – e a mettere in atto il famoso piano di contrasto al dissesto idrogeologico. Non si può pensare che ad esempio per un Bacino idrografico come nel Distretto del Po si possano stanziare 200 – 300 milioni di euro o ancora 40 milioni di euro per l’Italia centrale. Abbiamo assolutamente necessità di un cambiamento, di un atteggiamento nuovo e di uno sforzo del Governo perché la Protezione Civile Nazionale sta facendo il massimo, i Sistemi di allerta ci sono, i preavvisi arrivano ma nell’ultimo miglio abbiamo la necessità anche di educare le persone a convivere con questi rischi».
Santananastasio: sviluppare progetti condivisi per tutelare patrimonio culturale e ambientale
«Stiamo creando – ha infine concluso Rosario Santanastasio, presidente di Archeoclub d’Italia – un link tra istituzioni, ricerca, esperti, cittadini per sviluppare progetti che siano in grado di pianificare uno sviluppo sostenibile in quei territori dove insistono patrimoni culturali di particolare pregio. E per patrimonio culturale oramai intendiamo anche il patrimonio ambientale e naturalistico».
Insomma serve collaborazione e una rete per aiutare a gestire le emergenze ambientali e ridurre quanto più possibile i danni. Ma serve anche la consapevolezza e l’ammissione di essere i fautori di questa emergenza e il desiderio, meglio la “bramosia”, di voler ripristinare lo status quo, riportare l’equilibrio tra l’uomo e la natura. Non importa di quanto tempo avremo bisogno, ma dobbiamo farlo adesso, il “punto di non ritorno” è sempre più vicino.