“L’origine du monde” al Festival internazionale di Andria

Del passato, ci restano, pochi segni autentici, intendendo per autentici, quelli trascritti in fretta dallo stesso sognatore subito dopo il risveglio. Marguerite Yourcenar ne “ Il tempo grande scultore” ne rammenta quattro: il sogno registrato da Leonardo da Vinci nei “Quaderni” che somigliano, se letti e interpretati, ai suoi disegni e ai suoi quadri, dando l’impressione di un’esperienza onirica allungatasi nello spazio e nel tempo tra stato di veglia, semiveglia e sogno.  O i sogni dolenti di Dante Alighieri ne “la Vita Nova” e i sogni allegorici di Gerolamo Cardano che si pongono a loro volta, in quella zona intermedia tra il sogno, il sogno ad occhi aperti e la Visio Intellectualis, così familiare a tanti poeti, pittori e filosofi dal Medioevo al Rinascimento, in cui l’uomo moderno e contemporaneo non si avventura quasi mai, o se lo fa, si smarrisce, privo com’è di una preparazione e guida.

“L’origine du monde” di Miguel Chevalier mi è parso un sogno ad occhi aperti nello stato di semiveglia, una Visio Intellectualis contemporanea trasformata dall’autore non in uno scritto o in un disegno come fece lo stesso Durer descrivendo il suo sogno nel “Diario”, bensì attraverso una video-proiezione di fasci conico/piramidali di luce che, cadendo dal cielo buio si trasformano in colore visibile nell’impatto con la terra (il cortile ottagonale di Castel del Monte). Colpendo la terra e tutto ciò che su essa esiste e si muove, Miguel Chevalier sollecita un sogno, una dimensione onirica ad occhi aperti, senza la presenza di simboli, attraverso una acquosa colorazione mobile del mondo, toccando e scivolando impalpabilmente su corpi, oggetti, cose.

È un’immagine dolce e colorata d’acqua che scende dal cielo senza essere umida, che segna e si disegna nello spazio architettonico del cortile medievale, con precisi fasci di luce, colpendo inesorabilmente gli uomini, i bambini e le donne, che partecipano alla creazione della nebulosa colorazione acquatica, o con movimenti incerti di curiosità, facendosi avvolgere dai bagni di luce/colore, o sdraiati sulla terra ferma del cortile, partecipando così alla modificazione del crescendo movimento continuo delle masse liquido/luminose scatenate dal cielo.

Alla cascata di colori luminosi si accompagna un suono leggero e dolce che concilia il sonno restando svegli e nel semiveglia; il pensiero e gli occhi viaggiano tra la terra e il cielo blu da cui partono fasci di raggi/luce verdi, gialli, azzurri, blu, rossi, bianchi che inducono spontaneamente un uomo d’oggi ad immaginare. Il paesaggio del cortile sembra primo schiacciato sotto la massa di luce trasparente e leggera in caduta libera dal cielo che si trasforma continuamente sulla pelle, sulle mani, sul viso, sul corpo, disegnando forme ora in superfici libere e acquose in movimento, ora in piccole superfici a scacchi multicolori che si alternano, tra loro, in una ritmica accensione libera.

La provocazione visiva e mentale è grande, com’è grande il senso di instabilità fisica e psicologica che si percepisce stando sotto la luce mobile, scatenando in me una somma di pensieri liberi, spingendomi ora a star fermo in un angolo del cortile, ora a muovermi con lentezza disegnando, io stesso, tra i visitatori increduli e affascinati, disegni e sagome di una tale intensità e diversità visiva e ambientale da stimolarne una nuova ed unica dimensione artistica e architettonica.

Una diversità che mi stacca dalla quotidianità ossessiva e inutilmente pragmatica, inconcludente e convulsa, piena delle incombenti inutilità del mondo, portandomi fisicamente e mentalmente a viaggiare verso il tempo, in una dimensione mai esplorata prima d’ora, che sollecita i sensi, invitando a riflettere, a cercare quella dimensione autentica e interiore dell’uomo, lontano anni luce dalla contemporaneità, che si tramanda nel tempo attraverso l’arte e l’architettura, per trasmissione visiva.

Una diversità che invita ad un viaggio senza bagagli, con la sola consapevolezza della propria coscienza, della propria cultura entro cui e con cui leggere e avventurarsi nell’inconscio per comprendere i segni, le forme e i colori in uno stato embrionale, ora razionale, ora libero, alla ricerca di una visione perduta, dimenticata o mai incontrata sin’ora, una visione che apre ad altre visioni intellettuali che hanno dato origine alle visoni del mondo e all’origine dello stesso, in uno spazio inesplorato che solo l’arte e l’architettura ci invita ad entrare ad occhi aperti, senza paura.

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