Sconfiggere la crisi ripartendo dalla sostenibilità. E’ la storia di un’azienda agricola di eccellenza in Puglia, che ha segnato la svolta dotandosi di un moderno impianto a biogas alimentato unicamente con scarti e sottoprodotti aziendali. Siamo nella Masseria del Duca dei F.lli Cassese a Crispiano (Ta), struttura medievale incastonata tra maestosi esemplari di ulivi secolari. Questo luogo oggi ospita un’azienda multifunzionale, capace di reimpiegare i propri prodotti di scarto per approvvigionare l’impianto di biogas in grado di produrre energia elettrica e termica.
Un impegno che è valso di recente alla Masseria il primo premio del Concorso nazionale “Migliori Pratiche BioEnergy 2013?. Oltre alla presenza del suddetto impianto spiccano, tra i motivi del riconoscimento, l’utilizzo integrale di sottoprodotti aziendali e il riutilizzo del calore per le fasi produttive del frantoio e del caseificio; la presenza di digestori coibentati e interrati, utili a garantire efficienza e rispetto del paesaggio; la separazione del digestato per l’utilizzo su colture biologiche; la promozione di visiti guidate in qualità di masseria didattica con numerose visite annue.
Ma bisogna fare un passo indietro per capire la portata di questa scelta in una simile realtà. Soltanto quattro anni fa i F.lli Cassese erano sul punto di chiudere i battenti e, invece, hanno trovato nuova linfa nelle energie rinnovabili. Importante l’investimento iniziale per far partire l’impianto a biogas, dotato di due digestori che alimentano un cogeneratore con potenza elettrica di 250 kW.
L’azienda è così in grado di produrre energia elettrica e termica dagli scarti, azzerando in toto la produzione di rifiuti agricoli. «Con la realizzazione dell’impianto di biogas – fa sapere Gianpaolo Cassese, amministratore unico della società, – di fatto abbiamo azzerato tutta la produzione degli scarti. Il biogas viene prodotto, infatti, a partire da tutti i sottoprodotti delle filiere: liquami, letame, pollina, siero proveniente dalla lavorazione dei formaggi, acqua di vegetazione e sansa delle olive». E non si butta via niente: anche il residuo ultimo della fermentazione, il digestato, diventa fertilizzante per le coltivazioni biologiche.
Una produzione multiforme possibile per le diverse filiere produttive che si svolgono all’interno dei 400 ettari della Masseria del Duca e che vanno dall’allevamento avicolo a quello di bovini da latte, dalla produzione casearia al frantoio oleario. «Il biogas agricolo è la vera fonte di energia rinnovabile – aggiunge Cassese – in quanto non è intermittente come le altre fonti e quindi può sostituire totalmente l’energia da fonti fossili, rinnova il possibile impatto ambientale delle produzioni in energia pulita ed in fertilizzante utile all’agricoltura biologica e soprattutto svolge un vero e proprio ruolo sociale, sia per i risvolti positivi in termini ambientali sia perché contribuisce a migliorare il reddito delle aziende agricole e con esso quello dell’intero territorio». Un’opzione «in costante crescita con ulteriori margini di sviluppo legati alla disponibilità di biomasse nel Paese», riporta Enerl Energia in una nota. Oggi le bioenergie in Italia rappresentano la seconda fonte rinnovabile per le generazione elettrica e dal 2000 a oggi hanno segnato tassi di crescita progressivi con un +32% di potenza installata dal 2007 al 2011.
«Una strada di sviluppo importante – sottolinea Enel – e spesso ignorata nei dibattiti su presente e futuro delle rinnovabili in Italia». Secondo le stime più recenti, il Belpaese può contare sul 13% delle biomasse disponibili per la produzione di energia elettrica in tutta Europa. «Per trasformare queste disponibilità stimate in energia occorre un adeguato sviluppo dell’intera filiera delle bionergie. Se l’Italia utilizzasse tutte le biomasse che si calcolano presenti sul territorio nazionale – conclude Enel – potrebbe arrivare a produrre quasi 30Twh di energia elettrica in questo settore».
Un traguardo ambizioso che può ovviare anche al problema dell’impatto sul paesaggio. Proprio come è successo nell’azienda di Crispiano: «Abbiamo lavorato in tandem con un’azienda leader del settore, integrando le tecnologie con soluzioni personalizzate – riferisce l’amministratore -. Abbiamo interrato totalmente i digestori, in modo tale da eliminare qualsiasi impatto, compreso quello estetico, considerando anche che nella Masseria sono presenti oltre 40mila olivi secolari che rappresentano un importante patrimonio paesaggistico».