Legge sull’agricoltura biologica: dal marchio “biologico italiano” ai corsi di formazione

La senatrice L’Abbate e il sottosegretario Battistoni: “un importante passo avanti in un settore in forte espansione, nel quale siamo i primi in Europa. La Puglia è seconda in Italia”. Per Triarico, Associazione per l’Agricoltura Biodinamica: “ora serve la formazione”

 

L’approvazione, ieri, della legge in Senato sull’agricoltura biologica ha tutta l’aria di “una liberazione”. Finalmente, dunque, l’Italia ora potrà aprire la strada al biologico, investire su di esso e tutelarlo normativamente. Un grande passo avanti, visto che ci sono voluti oltre 15 anni per approvare questa legge che potrebbe rappresentare anche un importante modello per gli altri Paesi della zona Euro, considerando il fatto che l’Italia è il primo Paese europeo con una media del 15,8% di campi dedicati all’agricoltura biologica.

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La senatrice Patty L’Abbate

La senatrice Patty L’Abbate, componente della Commissione Ambiente, ha commentato con noi la notizia: «L’approvazione da parte del Senato del ddl sull’agricoltura biologica è un importante passo in avanti verso un nuovo approccio nella produzione e nei consumi. Si va verso l’istituzione non solo di un apposito marchio “Biologico Italiano” ma anche verso un sistema di controlli più sicuro e trasparente. Ora toccherà al Governo, entro 18 mesi, fare una riforma complessiva con uno o più decreti legislativi. Il ddl indica anche gli obiettivi su innovazione, formazione, ricerca e istituzione dei distretti del biologico, pilastri portanti per un settore chiave per il nostro Paese ma che deve rinnovarsi. Per la mia Puglia l’agricoltura biologica è una grande opportunità. L’agricoltura pugliese rappresenta il 4,2% del valore aggiunto dell’economia regionale e non a caso il comparto biologico cresce dell’8,1%. Le superfici coltivate con metodi biologici ammontano a circa 266 mila ettari, pari al 13,4% del totale nazionale, che fanno della Puglia la seconda regione per estensione territoriale dopo la Sicilia, come certificato dall’ultimo rapporto Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’economia agraria. Questa è quindi una riforma che serve alla Puglia e al suo comparto».

Il Sottosegretario Mipaaf sen. Francesco Battistoni

In una nota ufficiale pubblicata ieri sull’ANSA, il sottosegretario alle politiche agricole alimentari e forestali, il sen. Francesco Battistoni, ha chiaramente detto che «Il provvedimento andrà a disciplinare un settore in forte espansione, nel quale in Europa siamo tra i primi sia in relazione alla superficie agricola destinata, pari al 16% con quasi due milioni di ettari biologici, sia come valore di mercato, con gli ultimi dati che ci parlano di una cifra a ridosso dei 7 miliardi di euro. Segno evidente che i nostri prodotti biologici sono tra i più apprezzati nel mondo, merito del rapporto ormai consolidato tra produttori italiani e consumatori globali. La nuova legge accompagnerà le imprese verso un percorso più organico a tutela del Made in Italy, delle nostre filiere e di tutti quegli imprenditori che hanno dimostrato di saper fare mercato meglio di altri, nel più totale rispetto del suolo e dell’ambiente. Il biologico è per tutti noi una grande opportunità. Sono convinto che sapremo sfruttarla al meglio».

Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica

Sull’approvazione della legge 988 è intervenuto anche Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica: «L’agricoltura biodinamica è un modello sostenibile e redditizio: se era già un dato di fatto, ora è anche riconosciuto per legge. Il testo era fermo da due anni e mezzo dopo la prima approvazione alla Camera nel dicembre 2018. È ora necessario dare il via, anche in Italia, a corsi di laurea e scuole di alta formazione in agricoltura biodinamica, nonché a programmi di ricerca scientifica, come già avviene nei principali Paesi europei: il Paese potrà cogliere questa e altre opportunità di cambiamento strategico per rendere i sistemi agricoli e alimentari protagonisti di una transizione in senso più “verde”, biologico e sostenibile, anche in merito al lavoro degli agricoltori».

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