L’edilizia riscopre il calcestruzzo romano: autoriparante e sostenibile

Foto di Waldo Miguez da Pixabay

A svilupparlo la startup italiana DMAT che produrrà la nuova generazione di materiali da costruzione, resilienti, durevoli e a basso impatto ambientale

 

Rivoluzione nell’edilizia: rinasce, grazie ad uno studio, l’antico calcestruzzo romano, autoriparante e sostenibile.

 

Admir Masic, Professore MIT

Tutto nasce dall’osservazione di uno dei monumenti più famosi e duraturi dell’Antica Roma: il Pantheon. Eretto 1905 anni fa, l’edificio del Pantheon è arrivato intatto fino ai nostri giorni affrontando terremoti, incendi, intemperie e l’incuria dei secoli. A indagare il segreto alla base della resilienza del calcestruzzo con cui fu costruito all’epoca degli antichi romani è una ricerca cominciata nel 2017 e guidata dal chimico Admir Masic – professore  associato di Ingegneria Ambientale

 

del MIT-Massachusetts Institute of Technology – che ha identificato gli elementi che ne hanno permesso la straordinaria longevità.

Lo studio sul calcestruzzo

Paolo Sabatini, CEO DMAT

A partire da questo studio – appena pubblicato dall’autorevole rivista Science Advances – la startup italiana DMAT, deep tech company specializzata in materiali d’avanguardia, ha iniziato a sviluppare una tecnologia innovativa per creare nuove tipologie di calcestruzzi  durevoli e sostenibili, senza aumentarne i costi di produzione. Fondata da Paolo Sabatini, che è anche coautore della ricerca appena pubblicata, insieme allo stesso Masic e, tra gli altri, al connazionale Carlo Andrea Guatterini, e al francese Nicolas Chanut, DMAT è appena sbarcata negli Stati Uniti dando vita a una newco che si occuperà anche dello sviluppo e commercializzazione dei calcestruzzi con queste nuove caratteristiche.

Il calcestruzzo che si autoripara

Certificata in Svizzera dall’Istituto di Meccanica dei Materiali, questa nuova generazione di calcestruzzi  è  caratterizzata  dalla  capacità  di autoripararsi.  La  tecnologia  di  DMAT garantisce inoltre un significativo abbattimento dei costi e delle emissioni di CO2 rispetto ai prodotti oggi presenti sul mercato.

Calcestruzzo – Foto di Anna da Pixabay

Il primo calcestruzzo di nuova generazione ad entrare sul mercato si chiama D-Lime e combina performance di durabilità e sostenibilità mai raggiunte prima. Questo prodotto permette infatti di allungare la vita e la qualità delle costruzioni attraverso la sua capacità di auto-riparare eventuali  crepe. Un  processo che,  analogamente al  cemento romano studiato da Masic, viene attivato dall’acqua che, invece di ammalorare il materiale, richiude le fessurazioni con un processo simile a quello della cicatrizzazione dei tessuti biologici. Il calcestruzzo sviluppato da DMAT consente anche un risparmio del 20% di emissioni di CO2. La realizzazione del calcestruzzo D-Lime è affidata direttamente ai produttori che, tramite un piano di licenze destinato ai produttori, alle aziende di costruzione e agli sviluppatori  immobiliari,  potranno  applicare  direttamente  la  nuova  formula  senza modifiche agli impianti produttivi. La tecnologia di DMAT permetterà di realizzare prodotti che a parità di performance consentiranno di ottenere un risparmio fino al 50% dei costi.

Il mercato del calcestruzzo

Le  tecnologie  di  DMAT  rispondono  alle  nuove  esigenze  di  un mercato,  quello  del calcestruzzo,  che oggi vale circa 650  miliardi di  euro e  che è  chiamato a  rispondere all’urgente sfida di decarbonizzare i propri processi produttivi, tra i più impattanti del pianeta: la sua filiera industriale è infatti responsabile del 8% delle emissioni di CO2. Il calcestruzzo è il materiale più utilizzato dall’uomo, ogni anno ne vengono prodotte 33 miliardi di tonnellate, 18 volte il peso della produzione globale di acciaio e otto quello di tutte le automobili prodotte nella storia. L’equivalente del peso di 5 miliardi e mezzo di elefanti. Grazie ad esso, ogni anno vengono costruiti quattro milioni di edifici, più di 11mila al giorno.

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