L’Ecomostro dietro casa

Struttura alberghiera sequestrata a Mattinata (Fg), in pieno Parco Nazionale

Ecomostro ed ecomostri – Se si parla di ecomostro la memoria corre subito all’idea di grandi palazzoni di notevole impatto visivo posti, senza ragion veduta, in luoghi di pregio sotto il profilo paesaggistico. Eppure esiste tutta una serie di micro-ecomostri che vive all’interno delle città, in prossimità delle strade che abitualmente percorriamo o nelle nostre campagne.

Un fenomeno possibile anche perché troppo spesso si va a costruire laddove una vera esigenza non c’è. Come sottolinea il WWF in una nota «La superficie urbanizzata in Italia si è mediamente moltiplicata negli ultimi cinquant’anni anni di 3,5 volte ovvero è aumentata di quasi 600 mila ettari, equivalenti all’intera regione del Friuli Venezia Giulia, pari ad oltre 33 ettari al giorno e oltre 366,65 mq a persona». Per non parlare del fatto che «Negli ultimi sedici anni in Italia ci sono stati 3 condoni edilizi (nel 1985, nel 1994, nel 2003), che hanno prodotto 4,6 milioni di abusi, 75.000 l’anno, 207 al giorno, in termini di volumetrie, tra grandi e piccoli abusi, sono state edificati illegalmente 800 milioni di metri cubi».

E nulla sembra voler cambiare nemmeno in prospettiva: lo spettro “ecomostro” non manca di presentarsi a dieci anni dal primo Programma delle infrastrutture , presentato con la legge Obiettivo. Come sottolinea ancora il WWF ad oggi «Le infrastrutture strategiche previste interferiscono con 84 aree protette pari al 7% di tutte le aree tutelate; con 192 Siti di Interesse Comunitario (SIC), pari all’8% di tutti i SIC italiani, con 64 International Bird Area (IBA), pari al 30% del totale».

Il caso “Puglia” – Allora come interrompere questo circolo vizioso che si va ad innescare anche in seno alla progettazione dei vari tessuti urbanistici? Qualche spunto di riflessione arriva da una regione come la Puglia che, oltre ad un imbarbarimento tutto italiano della politica del cemento, si trova a fare i conti anche con la piaga dell’illegalità nel settore.

La costa deturpata di Torre Mileto (FG)

Secondo il Rapporto Ecomafia 2012 di Legambiente alla Puglia tocca quest’anno il terzo posto con 683 infrazioni accertate e con un incremento pari al 20,7% rispetto allo scorso anno. Sono ben 1.040 persone denunciate e 356 i sequestri effettuati.

E nella “top ten” delle province italiane per il mattone illegale figura proprio Foggia, al nono posto con 157 illeciti, il 57% in più rispetto al 2010. «Dopo la piaga del ciclo illegale dei rifiuti, la provincia di Foggia, e in particolare il Parco Nazionale del Gargano, sono colpiti oggi dall’abusivismo edilizio», dichiara Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, lo scorso ottobre, all’indomani del sequestro della struttura turistico-alberghiera “Il Porto” di Mattinata (FG) nel Parco Nazionale del Gargano. «Inizi la stagione degli abbattimenti – sollecita il presidente regionale di Legambiente – a partire dal villaggio costiero di Torre Mileto (FG), che compare da anni fra i primi cinque ecomostri italiani da abbattere nella classifica del rapporto Mare Monstrum di Legambiente».

Come reagire – «I dati sono preoccupanti – aggiunge ancora Tarantini – ma il fenomeno può essere arginato attraverso un monitoraggio continuo delle aree “sensibili” da parte delle Forze dell’Ordine. L’ottimo lavoro svolto dai Carabinieri del Comando provinciale di Foggia, del Nucleo Operativo Ecologico di Bari e della Sezione di Polizia Giudiziaria di Foggia e coordinato dalla Procura della Repubblica di Foggia, conferma l’esigenza di tenere costantemente un’alta azione di contrasto al mattone selvaggio che troppo spesso deturpa le bellezze ambientali del nostro territorio e arreca all’ambiente un danno non di poco conto, senza contare il rischio idrogeologico che potrebbe derivarne».

L'iniziativa del WWF in Puglia

L’importanza delle associazioni e della cittadinanza attiva – «Il problema per una regione come la Puglia non è soltanto quello dei grandi ecomostri (sul modello di Punta Perotti, per intenderci) ma le lottizzazioni, l’urbanizzazione sul territorio condotti senza alcun rispetto per il paesaggio», fa presente Leonardo Lorusso, presidente del WWF Puglia. Casi che spesso sollevano l’indignazione dei cittadini, come si è visto con il progetto inedito del “Numero Verde per la segnalazione dei reati ambientali”, per consentire ai cittadini di segnalare possibili reati ambientali sul demanio marittimo regionale.

Un’esperienza degna di nota, quella della Puglia, che da ben 9 anni, nel periodo che va dal 15 giugno al 15 settembre, porta avanti una sinergia di successo raggiunta fra il WWF Ricerche e Progetti, il settore Demanio Marittimo della Regione Puglia, i Dirigenti del Demanio Marittimo Regionale, il WWF Puglia e le Forze dell’Ordine. Quest’anno, in particolare, appaiono rilevanti i reati relativi alla distruzione del sistema dunale costiero (11%), causato dal camping selvaggio (11%) ma correlato anche alle costruzioni abusive (13%) e a casi di cementificazioni lungo le coste.

«É fondamentale per il territorio l’azione di repressione che può avere un’iniziativa come quella del Numero Verde – aggiunge Lorusso -. Sapere che gli stessi cittadini vanno a segnalare gli illeciti scoraggia il prosieguo degli stessi, assumendo un valore preventivo. Il presidio che le associazioni (ma anche i privati) possono assumere – conclude – resta tra i punti chiave per combattere fenomeni legati all’illegalità e alle brutture che vanno a segnare il paesaggio».

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