Le Faggete della Foresta Umbra, scrigno di biodiversità e termometro dell’inquinamento

Faggeta

I faggi del Gargano vivono più a lungo, sono più alti e conservano per secoli le emissioni di carbonio. Queste caratteristiche uniche sono ora oggetto di ricerche, per comprendere i cambiamenti climatici e quali azioni attuare

La Foresta Umbra è un angolo di natura importantissimo per la Puglia, fondamentale da un punto di vista naturalistico e ambientale, necessario per ciò che rappresenta per la comunità e indispensabile per la memoria che conserva.

Le caratteristiche della Foresta Umbra

La Foresta Umbra è una riserva naturale protetta di circa 15mila ettari, all’interno del Parco Nazionale del Gargano che si estende per più di 118mila ettari. La foresta si chiama Umbra perché gli imponenti alberi che la costituiscono e la fitta vegetazione la rendono cupa, ombrosa.

Formata da circa l’84% di faggi, la Foresta Umbra è diventata patrimonio dell’UNESCO nel 2017 per l’immenso valore biologico ed ecologico che rappresenta. Le sue faggete vetuste sono invece unite in tutto il continente. È il secondo riconoscimento UNESCO per la Daunia dopo il Santuario di Monte Sant’Angelo.

Cos’è la faggeta

La faggeta è una foresta di faggi. Questi alberi si trovano in Europa, nelle Americhe, nel Giappone e in Cina. Un faggio può raggiungere l’altezza di 35 metri e vivere mediamente fino a 250 anni. Una faggeta vetusta è una foresta molto antica di faggi, che ha in sé molti elementi importanti per la scienza.

Le faggete vetuste della Foresta Umbra raggiungono un’altezza di 45 metri e possono vivere fino a 350 anni. Due caratteristiche uniche a queste latitudini e quote (circa 800 metri sul livello del mare). La riserva di Falascone, poi, di circa 48 ettari situata all’interno del Parco, rappresenta un rarissimo esempio di faggeta mista, dove c’è un’altissima varietà di specie arboree dalle dimensioni eccezionali, tra i quali aceri, tigli, carpini, agrifogli e soprattutto tassi, che la rendono unica nel suo genere.

Faggi, aspirapolvere di carbonio

I faggi del Gargano pesano oltre 10 tonnellate mentre un singolo albero è in grado di conservare per secoli nei propri tessuti la quantità di anidride carbonica prodotta da diverse automobili in un anno. Questa importante caratteristica è oggetto di studi da parte del National Geographic Society e dalla squadra di ricercatori dell’Università della Tuscia di Viterbo, capeggiati dal professore di botanica Alfredo Di Filippo, che ha seguito l’iter di candidatura UNESCO di tutti i siti italiani.

«All’anidride carbonica assorbita dal fusto si deve aggiungere anche quella quasi equivalente trattenuta dalle radici e dal suolo “indisturbato”, tipico delle foreste naturali, il cui valore è enorme. Se a questo si aggiunge che i faggi vetusti della Foresta Umbra sono davvero tanti e hanno una sorprendente produzione legnosa – spiega Di Filippo – si comprende bene come queste foreste mediterranee rappresentino uno strumento unico nella lotta per la mitigazione dei cambiamenti climatici».

Grazie a questo studio sarà possibile comprendere la funzione della Foresta Umbra nell’ambito degli equilibri ambientali e degli effetti sui cambiamenti climatici. Siamo ancora all’inizio, il mese scorso sono stati eseguiti i primi rilievi, ma per i risultati bisognerà attendere almeno la fine dell’estate, perché verranno comparati e monitorati per tutto il periodo. Sui faggi sono stati montati anche sensori per comprendere le dinamiche adattative naturali.

Un altro riconoscimento UNESCO

Intanto, c’è fermento al Parco perché un’altra faggeta è stata candidata ad essere riconosciuta patrimonio naturale dell’Umanità dall’UNESCO. Si tratta della riserva statale “Sfilzi” dei Carabinieri – Reparto Biodiversità di Foresta Umbra, che andrebbe ad affiancarsi alle riserve di “Falascone” e “Umbra”.

Il dossier, consegnato alla sede UNESCO di Parigi, coinvolge anche Bosnia-Erzegovina, Francia, Montenegro, Repubblica Ceca, Macedonia del Nord, Polonia, Serbia, Svizzera. Tutto ciò per rafforzare la rete che attualmente protegge l’integrità di 78 foreste vetuste di 12 Paesi Europei, tra cui quelle pugliesi. In autunno, gli ispettori dell’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) daranno il responso finale dopo un sopralluogo.

Questo ampliamento includerà alcune parti uniche della foresta vetusta, contraddistinte da alberi e liane di dimensioni eccezionali per il Mediterraneo. Ciò dimostra che il Gargano è un’isola biogeografica unica nel mondo.

Queste interazioni tra alberi e liane sono state analizzate da Stefan Schnitzer, uno dei maggiori esperti al mondo di liane, docente del Dipartimento di Scienze Biologiche dell’Università del Wisconsin-Milwaukee (Usa); nel 2018 queste interazioni sono state oggetto di studi anche di un gruppo di studiosi provenienti da Europa, Stati Uniti, Iran e Giappone.

Insomma, il Gargano e i suoi faggeti ci spiegano perché dobbiamo tutelare la Natura.

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