Le campagne del WWF tra cibo e ambiente

La campagna WWF per un’alimentazione sostenibile

Al centro delle iniziative del WWF la protagonista è sempre la natura, in tutte le sue forme: dal cibo come medicina per corpo, spirito e ambiente alla tutela delle specie in via di estinzione.

Martedì 24 Luglio l’associazione ha organizzato un convegno, ospitato dall’Expo, in collaborazione con la Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) e la Fondazione Sviluppo Cà Grande. Tema del seminario è stato la Dieta Mediterranea sotto il profilo della salute e sotto quello ambientale, la cui validità è stata confermata da assessori della Regione Lombardia, amministratori, rettori di università italiane, imprenditori e top manager della sanità pubblica e privata.

Un traguardo da raggiungere è la sostenibilità ambientale, intesa principalmente come valorizzazione delle distintive peculiarità dei territori e come tutela delle risorse naturali. Su questo tema, il WWF ha portato la propria esperienza sulla sostenibilità con il Decalogo per il mangiare sostenibile, una vera e propria guida con dieci semplici regole che vanno dal consumo di prodotti locali e di stagione all’acquisto di prodotti poveri di imballaggi. Autorevoli esponenti del mondo cattolico e musulmano, quali Padre Giansandro Cornolti e l’Imam Yahya Pallavicini, hanno poi sottolineato come il cibo, inteso come occasione di convivialità e fautore di aggregazione e buon umore, sia da intendersi anche come “medicina per lo spirito”. Per maggiori informazioni sull’iniziativa targata WWF, visitare il sito della campagna One Planet Food.

I trentaquattro relatori presenti al convegno si sono fatti portavoce non di una teoria alimentare, ma di una sorta di appello alla comunità: la salute non è un patrimonio, perché si può anche nascere malati, ma l’ambiente lo è e, in quanto tale, va assicurato il più possibile. «È da considerarsi ambiente anche il cibo che mangiamo così come l’aria che respiriamo. – ha sottolineato il Prof. Alessandro Miani, Presidente di SIMA – In quest’ottica, seguire buone regole alimentari significa salvaguardare la propria salute ma anche quella del Pianeta».

L’assessore all’Ambiente, avv. Claudia Maria Terzi, ha poi aggiunto: «Agricolture intensive e fertilizzanti chimici fanno male all’ambiente e al cibo che arriva sulle nostre tavole.  I nostri figli hanno diritto ad una alternativa. Ma a concederla dobbiamo essere noi adulti. Il filosofo Feuerbach diceva: “sei ciò che mangi”. Io aggiungerei due interrogativi: Sai cosa mangi? Sai cosa sprechi?  Mi auguro che da Expo qualcosa di buono e sano possa uscire…».

In uno studio condotto dal BCFN, Barilla Center for Food and Nutrition, è stato stimato come il 30% dell’impronta ecologica di una nazione come l’Italia, sia connessa alla catena di produzione e al consumo di cibo. È stato dimostrato come la Dieta Mediterranea, che si distingue per un maggiore consumo di carboidrati, frutta e verdura, abbia un minor impatto ambientale rispetto all’alimentazione nordamericana e a quella dei Paesi dell’Est Europa. Il vantaggio nell’adottare una dieta mediterranea si conferma anche sul versante economico; infatti, utilizzando i dati Istat, è stato calcolato il costo di entrambi i possibili menu: quello “mediterraneo” comporta una spesa giornaliera di circa 4 euro, mentre quello riconducibile allo “stile americano”, ha un costo di circa 6 euro.

#NatureAlert la campagna in difesa delle specie a rischio estinzione

La seconda campagna organizzata dal WWF è stata in difesa della natura europea: lo scorso maggio aveva lanciato – insieme con altre associazioni ambientaliste come BirdLife, European Environmental Bureau e Friends of the Earth Europe – Nature Alert (sui social #AllarmeNatura) per rispondere alla proposta da parte della Commissione Europea di modificare le normative di tutela della natura. La consultazione pubblica avviata dalla Commissione nel maggio scorso per la revisione delle Direttive Habitat e Uccelli ha infatti visto la partecipazione di oltre mezzo milione di cittadini dell’Unione ( di cui oltre 70.000 solo italiani), tutti mobilitati in difesa dell’ambiente e delle specie che lo abitano.

Le leggi “salva natura” tutelano, infatti, oltre 1.000 specie simbolo e più di 27mila aree naturali in Europa e hanno permesso di salvare dall’estinzione il lupo, l’aquila di mare e le foche. Il risultato è stato quello di dotare l’Europa della più vasta rete di aree naturali protette, la rete Natura2000, che copre almeno un quinto del territorio europeo.

«Proprio nel momento in cui la stessa Unione Europea viene “testata” severamente – ha dichiarato Geneviève Pons, direttrice dell’Ufficio delle Politiche Europee del WWF -, il sostegno schiacciante da ogni angolo del continente alle leggi salva-natura dimostra che le persone possono unirsi e difendere  ciò che realmente interessa. È arrivato il momento per la Commissione di dare ascolto a queste richieste e mettere a punto un piano per la tutela della natura basato su maggiori finanziamenti e una applicazione più severa della legge».

Parallelamente alla consultazione pubblica la Commissione ha anche chiesto il parere di un ampio bacino di portatori di interesse, comprese le autorità nazionali, agricoltori, allevatori e il mondo degli affari oltre alle associazioni ambientaliste. La maggioranza delle risposte sono di sostegno alle Direttive e segnalano la necessità di implementarle e rafforzarle maggiormente. I proprietari privati di aree forestali, di allevamenti e le lobby della pesca industriale hanno invece messo in discussione le Direttive nella loro forma attuale richiedendone una revisione, privilegiando gli interessi propri alla salvaguardia dell’ambiente.

Per saperne di più sulle iniziative di WWF Italia o firmare la petizione #NatureAlert, visitarne le pagine web.

                          

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