
Oggi, il Borgo antico di Laterza è in abbandono; ha bisogno di cure e, prima ancora di essere curato, ha bisogno d’essere conosciuto, studiato, compreso. Una sfida che può essere attuata con minime economie private supportate da fondi pubblici attivi
“Non so cosa sia successo al tempo. Se sia esploso tutto d’un colpo, se si sia lentamente riempito di fessure sempre più sottili fino a sbriciolarsi, se si sia deformato contorcendosi, accartocciandosi, aggrovigliandosi su se stesso”. Così Italo Calvino in Se una notte d’inverno un viaggiatore. Queste parole sembrano scritte proprio guardando al tempo che, di certo, ha segnato, come un grande scultore, il Borgo antico di Laterza, in provincia di Taranto, che appare, oggi, stanco, affacciato sulla gravina a strapiombo sul vuoto.
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Laterza, cronaca di una decadenza

Il Borgo ha vissuto tempi migliori. Negli ultimi decenni è stato abbandonato per unità e isolati. Oggi sopravvive a se stesso, a stento, con un filo di speranza, di possibilità, sentendo di poter tornare, non agli antichi splendori di un tempo, ma alla sua vita originaria: borgo dedito all’agricoltura e all’allevamento del bestiame in Puglia.
La città nuova, costruita velocemente negli ultimi decenni dall’ingegneria e l’architettura disattenta, l’ha dimenticato, e dimenticandolo, sta cancellando una parte importante di essa, della sua stessa identità e origini nate duemila anni prima di Cristo, della civiltà Magno Greca, Medievale e degli insediamenti Rupestri: grotte e chiese scavate nella roccia.
Il Borgo vive una decadenza visibile nelle pietre, nei tufi, nelle porte, negli architravi, nelle mura rimaste in piedi, negli edifici ancora abitati, conservando tutti i segni di un passato trasformato in “forme” di una storia non comune.
Vecchio e nuovo a confronto
In esso, alcune famiglie, ignare d’abitare in uno scrigno di storia, architettura e paesaggio, vivono tra un passato dormiente sotto strati di calce e un presente aggressivo, tra fregi d’angolo e portali, sopravvivendo al passaggio tra il vecchio e il nuovo, tra storia e futuro, agganciati alla contemporaneità, che ogni giorno irrompe nel quotidiano.
La città nuova non si è accorta che sta perdendo, estate dopo estate, la propria storia e una parte importante della sua identità culturale, architettonica, paesaggistica di valore inestimabile e, vivendo il Borgo, ho percepito una sensazione immateriale nei suoi abitanti, nelle classi professionali e negli amministratori pubblici: sembra che abbiano deciso di voltare le spalle al Borgo antico e alle proprie origini.
Laterza da salvare: usiamo leggi e istituzioni
Oggi il Borgo ha bisogno di cure e, prima ancora di essere curato, ha bisogno d’essere conosciuto, studiato, compreso pietra su pietra, attraverso uno studio dove, l’analisi dei luoghi possa aprire ad un progetto aperto in cui studio, recupero e ricostruzione riannodino il rapporto borgo / casa / abitante / città / storia.
E’ un’avventura stimolante, una sfida che può essere attuata con minime economie private supportate da fondi pubblici attivi (Titolo II – Turismo – Regione Puglia), sviluppando progetti di alta qualità ambientale nel rispetto dei luoghi e supportando la necessità, non ultima della Puglia, in questo momento storico che, col suo essere oggi al centro dell’interesse turistico internazionale, potrebbe cogliere l’opportunità di offrire una maggiore ospitalità alberghiera, in contesti di altissima qualità architettonica.
Laterza tra riabilitazione urbana e custodia del passato
Si può operare nel Borgo antico, con un approccio globale fondato sulla conoscenza, riducendo al minimo gli interventi e lavorando tra gli isolati storici senza impedire ai pochi abitanti di continuare a viverci. Si possono usare tecniche diagnostiche non distruttive, recuperando muri storici pericolanti, fregi, architravi, volte, archi, attraverso un cantiere dal “tocco” leggero (Vattimo/Piano): questo può innescare la riabilitazione urbana che va ben al di là della portata materiale dove, la riconquista della memoria architettonica collettiva, fissata nelle pietre e nei tufi, fa rinascere l’orgoglio di vivere nel Borgo antico, senza escludere la vita contemporanea.
Non è poi un obiettivo così lontano fare in modo che la comunità torni a “vivere” il Borgo antico di Laterza: educandosi alla storia del luogo, dei materiali, dell’architettura, del paesaggio della gravina (oggi oasi L.I.P.U.), e dell’ambiente nella sua complessità, può tornare ad essere la vera custode del Borgo, per sè e per le future generazioni.
(Le foto sono di Domenico Tangaro)