“La sostenibilità è un’impresa”: il libro-bussola per le aziende

Tra sfide globali e greenwashing: com’è il businessman di oggi? Ne parlano i tre esperti Marco Stampa, Donato Calace e Nicoletta Ferro

 

Il tema della sostenibilità è uno dei più dibattuti, ormai, in ogni campo umano: lavoro, società, economia, salute, finanza. Soprattutto dal post Covid, quando lo stop di quasi tutte le attività umane ci ha messo di fronte al fatto che siamo ospiti pericolosi sulla Terra, che abbiamo alterato un equilibrio con un ecosistema ormai troppo precario. E proprio durante il lockdown Donato Calace, Nicoletta Ferro e Marco Stampa hanno scritto La sostenibilità è un’impresa: una bussola per il business tra sfide globali e greenwashing.

La copertina del libo di Marco Stampa, Donato Calace e Nicoletta Ferro

Il trio degli autori è davvero ben assortito: Donato Calace è un giovane ma affermato economista, barese di nascita ma londinese di adozione (ed “europeo per scelta”, come ama ripetere),Vice President of Accounts and Innovation per Datamaran, dove è responsabile per lo sviluppo del business, oltre che docente in diversi master e membro dellaTask Force sul reporting non-finanziario dell’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group). Nicoletta Ferro da sempre si occupa di sviluppo sostenibile e responsabilità sociale delle imprese ed è esperta di questioni asiatiche ed economia cinese in particolare. Marco Stampa ha alle spalle una lunga carriera prima nel CNR quindi nell’ENI facendosi le ossa sui temi della valutazione di impatto e dei sistemi di gestione ambientale, quindi in Saipem, dove è tuttora Corporate Sustainability manager.

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 La sostenibilità ha radici antiche

Quando è stato il primo momento nella storia che abbiamo iniziato a parlare di sostenibilità? Mentre si discute di questo tema tra editoriali e salotti tv, si dimentica a volte una cosa: che per parlarne è necessaria una visione d’insieme. Quello che i tre autori cercano di fare è, quindi, partire dalle origini, volgersi indietro per cercare di capire la logica del rapporto tra la popolazione umana (la sua distribuzione geografica, l’articolazione in classi, il rapporto con le risorse del territorio ecc.) e l’ambiente circostante.

Un viaggio che parte addirittura dal IV secolo d.C., quando il retore greco Temistio elogiò l’imperatore Teodosio I per la sua politica di accoglienza verso i Goti, i quali si spinsero verso ovest per sfuggire agli Unni e per la mancanza di risorse. Temistio paragonò questa ondata di immigrazione alla preoccupazione per l’estinzione di animali, come gli elefanti della Libia o gli ippopotami del Nilo. Un semplice aneddoto che basta a sottolineare due cose: la prima, che in quanto animali sociali gli umani sono da sempre consapevoli dell’ambiente ospitante; la seconda, che proprio in quanto società, forse, non potremo mai sottrarci al paradigma dell’occupazione dell’ambiente come sfruttamento. Ma gli autori mettono subito in chiaro una cosa: ripercorrere la storia significa che dal passato si può imparare.

Come scardinare gli stereotipi?

E quindi bando ai moralismi e alla negatività, sì alla mediazione e alla riflessione: si può dire che sia questo lo spirito che pervade l’intero libro, che con un linguaggio semplice e mai pedante ricostruisce un percorso non sempre facile e denso di eventi. Che sia zeppo di cose lo si capisce dalla sua lunghezza, ma sicuramente è un viaggio che vale la pena fare per, come già detto, la visione di insieme che riesce a dare ma soprattutto per uno stereotipo che riesce a scardinare. Perché nell’immaginario collettivo lo sviluppo umano è visto soprattutto come una curva che sale sempre di più, direttamente proporzionale all’impronta che lasciamo sul pianeta, e che a un certo punto qualcuno, magari uno scienziato, dopo lo sviluppo industriale abbia iniziato ad interrogarsi sul peso che questo aveva. Invece l’uomo si interroga su questa tematica da molto più tempo di quanto si possa pensare.

calace milano
Al centro, nell’ordine: Nicoletta Ferro, Donato Calace e Marco Stampa durante la presentazione a Milano di “La sostenibilità è un’impresa” lo scorso giugno a cura di Avanzi Spa

Dall’antichità ai fenomeni finanziari e ai processi in cui tutte le imprese sono ormai coinvolte, di certo la sfida si è fatta più difficile, e non solo perché queste si trovano a fronteggiare movimenti come Friday for future o i 17 obiettivi fissati dall’ONU. Ed ecco che questo testo vuole essere una bussola per orientare le realtà imprenditoriali, divise tra i rumori di fondo della comunicazione “green”, concepita spesso come fine e non mezzo, e le complessità di norme, standard e buone pratiche rese necessarie dal cambiamento climatico.

Tanti nomi con le loro esperienze “sostenibili”

Ad impreziosire il testo di Calace, Ferro e Stampa intervengono anche esperti europei in tema di sostenibilità. Una delle testimonianze più interessanti è quella offerta da Emanuele Cacciatore, che oggi si occupa di trasformazione digitale e impatti delle tecnologie sui modelli operativi e di business di grandi aziende. Il suo testo approfondisce gli impatti sociali del lavoro in remoto (anche qui con qualche breve accenno storico: le sue origini risalgono già agli anni ‘70). In particolare, Cacciatore tratta i benefici (ad esempio la riduzione dei costi energetici) ma anche sfide e difficoltà (salute mentale, burn out ecc).

Insomma, il fine ultimo del testo è sicuramente complesso: ricostruire una mappa in cui quello della sostenibilità non sia solo un mantra ma un nuovo orizzonte, che tutti coloro che sono impegnati a svolgere un nuovo mestiere in azienda devono tenere in mente. Una guida come questa può essere utile a non perdersi nel marasma di slogan, leggi e countdown apocalittici che ci assalgono.

Infine, una precisazione di non poco conto: tutti i proventi derivanti dai diritti d’autore saranno devoluti a Medici Senza Frontiere.

 

Marco Stampa, Donato Calace, Nicoletta Ferro, La sostenibilità è un’impresa – Una bussola per il business tra sfide globali e greenwashing, Hoepli, 2022, 244 pagg., € 24,90

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