Il piano, messo a punto dall’Assessorato Trasparenza e Cittadinanza Attiva, Settore Demanio e Patrimonio in collaborazione con i dipartimenti di Architettura e Urbanistica, di Ingegneria delle Acque e di Chimica e il Laboratorio di Ricerca e Sperimentazione per la Difesa delle Coste (Lic) del Politecnico di Bari, in 5 mila pagine tra norme e rigide prescrizioni a carico dei privati che hanno la gestione in concessione delle spiagge, impone ai 67 comuni costieri di approvare entro i prossimi 4 mesi i piani comunali costieri. Naturalmente il Prc non è un progetto chiuso ma uno strumento dinamico soggetto a verifiche e aggiornamenti periodici attuati dalla Regione e dagli enti con il fine di e mira a accelerare la pianificazione locale del territorio costiero al di là della gestione del territorio demaniale. Ma vediamolo nel dettaglio.
A proposito di concessioni demaniali– La redazione del Prc in questa prima fase è finalizzata a disciplinare le aree demaniali in linea con la Lr n. 17/2006 “Disciplina della tutela e dell’uso della costa”; regola le funzioni amministrative di gestione del demanio marittimo, individua ed assegna le competenze a Regione, Province e Comuni. Per ognuno dei 67 comuni il Prc riporta la lunghezza del litorale di competenza, l’area demaniale comunale, il numero delle concessioni e la loro superficie e l’area delle particelle catastali interessate da concessioni: dati parziali che però consentono di stabilire l’impatto delle concessioni sulla costa a livello comunale e regionale. In Puglia il loro numero per chilometro di costa è pari a 1,11, mentre il rapporto tra l’area delle superficie date in concessione e l’area demaniale è 0,09, ossia il 9%. Il piano prevede il divieto di rilascio, rinnovo e variazione di concessioni demaniali in determinate aree con relative fasce di rispetto: lame, foci di fiume o di torrenti o di corsi d’acqua, canali alluvionali, coste a rischio di erosione in prossimità di falesie; aree archeologiche e di pertinenza di beni storici e ambientali. Inoltre nelle aree classificate come siti di interesse comunitario (Sic) e zone di protezione speciale (Zps) e, nelle aree caratterizzate da dune e da macchia mediterranea, il rilascio e la variazione della concessione demaniale è subordinato alla preventiva valutazione favorevole d’incidenza ambientale che deve essere effettuata e rilasciata dall’ufficio regionale competente.
A ogni zona la sua prescrizione – Il Prc identifica tre zone su cui pendono una serie di prescrizioni: nelle zone classificate C1 cioè a criticità elevata, non potranno essere rilasciati permessi di apertura per nuovi stabilimenti per tre anni “fino a quando sia accertata la cessazione dei fenomeni erosivi”. Trascorsi i tre anni si possono rilasciare le concessioni ma nelle altre due fasce cioè C2 e C3. Nella prima, la concessione potrà essere rilasciata solo dopo l’accertamento del fenomeno erosivo; nella zona C3, invece, non sono contemplate limitazioni tranne il monitoraggio dello stesso.
E le spiagge libere? – È previsto che il del litorale disponibile debba essere destinato per il 40% ai privati e per la resto a spiagge libere o libere con servizi. La spiaggia sarà concessa in lotti non superiori, però, a cento metri lineari fronte mare e con particolari condizioni legate al territorio. Inoltre tra un lotto e l’altro deve essere prevista una “fascia perpendicolare rispetto alla spiaggia” di 5 m di larghezza adibita a tra le due concessioni. Gli stabilimenti devono anche prevedere fasce parallele al mare: una di 5 m dalla linea esterna della battigia per consentire il libero transito pedonale e l’altra riservata agli ombrelloni. Una terza, la più esterna, della larghezza di 3 m deve essere riservata ad area verde. La Regione ha previsto che i piani comunali debbano anche contenere le indicazioni relative alle caratteristiche delle pedane in legno destinate al transito, di cabine, depositi ombrelloni, chioschi per bar e che devono rispettare dimensioni specifiche in funzione della superficie della spiaggia.