La “pittura emozionale” con Valentina Contento, quando l’arte diventa terapia

La pittura emozionale come arteterapia. Nella provincia di Pesaro – Urbino, la psicoterapeuta di Alberobello, Valentina Contento, propone un approccio ‘artistico’ per liberare le proprie emozioni e portare il “ben-essere nelle tue mani”.

Tra gli aneddoti su Guernica, il più noto è quello per cui all’ufficiale nazista che chiese “Avete fatto voi questo orrore, maestro?”, Pablo Picasso rispose disarmante: “No, l’avete fatto voi”. Quello sul quadro più celebre del pittore spagnolo, è solo uno degli esempi dell’emotività che può comunicare un’opera d’arte. Ma trasmette anche lo stato psicologico di chi quell’opera l’ha realizzata. Ora, immaginate cosa accada quando siamo noi stessi sia gli osservatori che i creatori di un’opera d’arte: è esattamente quello che avviene nei corsi di Pittura emozionale.

La psicoterapeuta Valentina Contento

A Montecchio di Vallefoglia, in provincia di Pesaro – Urbino (ma con esperienze ed eventi realizzati anche in Puglia), c’è una psicoterapeuta originaria di Alberobello, Valentina Contento, che porta letteralmente “il ben-essere nelle tue mani”. Domenica 28 maggio nello “Spazio Nasce una mamma” (info 3479275619) ci sarà un’altra di queste occasioni, con un workshop per scoprire se stessi in forma artistica.

La profondità dell’animo umano

“Mi piace usare gli strumenti artistici per sondare le profondità dell’animo umano – spiega Valentina Contento – . Credo fermamente che l’Arte abbia un potenziale infinito nell’esprimere i vissuti interiori dell’uomo. Per capirlo, basti pensare a qualsiasi artista e ai suoi dipinti, come ad esempio, Van Gogh e le pennellate vorticose delle sue tele o il dipinto-denuncia-sociale Guernica, di Picasso. Trovandoci di fronte a questi capolavori inevitabilmente percepiamo un’emozione, quasi fosse un contagio emotivo con ciò che l’artista provava mentre li dipingeva“.

Pugliese di origine, laureata all’Università di Urbino, Contento è una psicoterapeuta formata alla Scuola Aspic di Roma, con una formazione pluralistica integrata “che, ho compreso a posteriori, è riuscita a rispecchiare l’eclettismo del mio essere e il mio appassionarmi a varie cose. Una tra queste, l’arte”.

Durante gli anni della sua formazione ha scoperto l’Arteterapia quale strumento terapeutico alternativo alla parola, “Mi sono specializzata in questo campo e ho creato il matrimonio perfetto trae due mie passioni: l’arte e la psicologia”.

Un setting terapeutico e liberatorio

E il laboratorio di Pittura Emozionale è un vero e proprio setting terapeutico: uno spazio protetto, un luogo intimo e privato in cui tutto quello che accade ha un significato simbolico, e viene utilizzato per favorire l’autoespressione, la consapevolezza emotiva e l’autorealizzazione. “Attraverso la pittura e l’opera d’arte creata ogni partecipante al laboratorio può permettersi di dare voce a vissuti emotivi talvolta difficili da verbalizzare, da esprimere con in linguaggio: si affida all’immagine la possibilità di parlare di contenuti emotivi spesso complessi e faticosi”.

I materiali utilizzati per questo corso comprendono una tela, degli acrilici e tutti gli strumenti relativi alla pittura, che i partecipanti potranno scegliere di utilizzare, oppure scegliere di fare un’esperienza di pittura utilizzando esclusivamente le loro mani. Il dipinto sulla tela è in costante evoluzione per tutta la durata del corso: si assiste ad una trasformazione del segno tracciato e, di riflesso, qualcosa si trasforma anche nell’interiorità, ad un livello profondo.

Un viaggio dentro se stessi

“La gestualità delicata e sensuale propria della pittura – evidenzia Contento – permette un contatto amorevole e gentile con la nostra parte infantile, libera, giocosa. Permette una catarsi, offre una pausa dalla frenesia della quotidianità, garantisce uno spazio di respiro, uno spazio caldo e accogliente“.

È un viaggio di scoperta in cui si punta a rendere evidenti le risorse da poter usare per affrontare le sfide della vita, fare emergere i punti di forza, capire quali sono le abilità che possediamo, che cosa stiamo trascurando, che cosa sappiamo già fare e cosa possiamo ancora imparare a fare. “Perché – conclude Contento -, per dirla con Amos Oz, L’unico viaggio da cui non si torna mai a mani vuote, è quello dentro se stessi“.

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