
Un annuncio sui social e il passaparola. Avevano intenzione di riempire un minivan per portare aiuti al confine con l’Ucraina. “Ma la situazione, poi, è sostanzialmente sfuggita di mano”. E meno male, verrebbe da dire. Perché Emanuela Tabasso e la sua famiglia si sono piacevolmente confrontate da Bitritto con la solidarietà delle persone. E quel furgoncino che avrebbe dovuto portare qualche bene di prima necessità si è trasformato in un pullman carico di viveri, all’andata, e di persone, al ritorno.

L’intenzione era quella di partire in due. Il padre di Emanuela – tour operator – e lo zio, impegnato in un’azienda di energie rinnovabili. Qualche telefonata e un post su Facebook sono stati però sufficienti a trasformare quell’esperienza in un viaggio solidale condiviso. E a guardare da vicino l’orrore della guerra è andata anche lei, giovane studentessa del liceo scientifico “Salvemini” di Bari.
L’esperienza al confine
Proprio nell’istituto di via Prezzolini ha coinvolto preside, docenti e compagni in una raccolta di coperte, lenzuola, sacchi a pelo, medicinali, assorbenti, pannolini e altri beni di prima necessità. È stato il primo atto di un’esperienza “stupenda anche se difficile”.
Superata qualche perplessità di parenti e amici per la pericolosità del viaggio, sono partiti a bordo di un bus. “Ce lo ha donato una compagnia che ci ha messo anche a disposizione due autisti. L’azienda, però, vuole rimanere anonima”. Solidarietà silenziosa, come quella di altri tre ragazzi che si sono uniti alla partenza. In tutto, otto persone.
Il viaggio è durato complessivamente quattro giorni, con una prima sosta a Graz poi a Lublino, “dove abbiamo scaricato il pullman nel centro di stoccaggio”. La mattina dopo l’arrivo alla città di frontiera di Klem, “che sostanzialmente è l’equivalente di Leopoli in Polonia”. Qui, si sono fermati per radunare le persone che avrebbero dovuto condurre in Italia. Erano partiti dall’Italia in 8, sono rientrati in 42. “Abbiamo fatto varie soste al ritorno: a Bologna, Ancona, Pescara, tutti posti dove alcune persone avevano contatti e che quindi sceglievano come meta finale del viaggio”. In Puglia è arrivato un gruppo di una quindicina di ucraini, per cinque nuclei familiari. Solo donne e bambini.
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Ma se la cronaca del racconto del viaggio non tradisce emozioni, è quando prova a parlare dell’esperienza ‘emotiva’ che Emanuela sveste i panni dell’ “organizzatrice volontaria” e indossa quelli di una giovane ragazza che ha scelto consapevolmente di guardare da vicino l’orrore della guerra. “Puoi informarti, seguire tg, leggere i giornali e pensare di sapere tutto ma fino a quando non vai lì e vedi la gente costretta a scappare, non hai la minima idea di quali siano le storie delle persone coinvolte”. È difficile non farsi trascinare: “Non nascondo che durante il viaggio – e qui si lascia andare a un’espressione dialettale – mi sono fatta una capa di pianti”. E come non comprendere lo stato d’animo davanti a quello strazio: “Non riesci a essere distaccato nel vedere cosa accade – ammette – e ci hanno dato delle drammatiche testimonianze, con storie di vita assurde. E poi, il dramma dei bambini che non riescono a staccarsi dalle mamme e subiscono traumi”.
La forza delle persone
Eppure, a sorprendere la giovane studentessa è proprio la forza d’animo di chi porta con sé le conseguenze della guerra: “Ho incontrato tante persone stupende, capaci di affrontare a testa alta una tragedia come questa e brave a oltrepassare le barriere della lingua. E poi mi hanno sorpreso i bambini, tutti in gamba e sempre gentilissimi”.
Alcuni di loro saranno accolti in scuole che hanno dato la disponibilità mentre uno di loro è riuscito a collegarsi con insegnanti e compagni. “Il viaggio è finito solo per quanto riguarda la parte più stancante, perché in realtà l’avventura è appena iniziata”, rimarca Emanuela. Istituti e famiglie hanno accolto i nuclei familiari: “Siamo riusciti a trovare delle ottime sistemazioni al gruppo”. E nell’orrore trapela la speranza: “Ho visto una solidarietà pazzesca. E vedere persone che riescono a integrarsi è una grande soddisfazione”.