La guerra in Ucraina e la scommessa di Putin sulle materie prime

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(Foto di Sima Ghaffarzadeh da Pexels)

Putin vuole conquistare l’Ucraina – e ci riuscirà – perché ha bisogno delle materie prime e dei porti del paese governato da Zelens’kyj e perché non vuole restare indietro nella transizione energetica

 

Di Alessandro Giraudo *

 Putin riuscirà a conquistare l’Ucraina. Il costo umano per il paese e per la Russia sarà elevato. Numerosi soldati mobilitati nell’operazione sono uomini delle regioni all’est degli Urali; lo stato maggiore russo (formato essenzialmente da generali di Pietroburgo, amici di Putin, che ha pochi “amici” a Mosca) ha cercato di impiegare il numero più basso possibile di uomini della Russia occidentale perché molti di questi hanno amici e parenti che abitano nell’Ucraina.

Nei prossimi giorni Putin getterà nel calderone forze di migliore qualità, senza mobilitare le forze strategiche. Dovrà controllare le regioni conquistate, quindi fronteggiare la resistenza: le truppe devono essere più agguerrite e capaci di lottare contro imboscate e cecchini. Non può contare sulle reclute inesperte; a Mosca pensano di mobilitare gli OMON, le forze speciali delle polizia capaci di affrontare manifestazioni di piazza, disordini e sommosse locali.

Tutto finito entro fine marzo

Le operazioni militari devono anche tenere conto della “rasputitza”, cioè la stagione in cui le piogge autunnali e lo scioglimento delle nevi (a partire dalla fine del mese di marzo) e   rendono le strade delle campagne impraticabili nella Russia del sud, in Ucraina e nella Bielorussia, a causa della creazione di quantità di fango dalle dimensioni inimmaginabili. La rasputitza dura in genere tre settimane, due volte all’anno. Napoleone e le truppe tedesche erano state bloccate proprio da questo fenomeno naturale, nonostante la presenza di cavalli, muli e, più tardi, di unità autocarrate che erano state soccorse solo con l’impiego di mezzi cingolati. Questo spiega il ricorso dei militari russi alle unità corazzate nell’invasione con la mobilitazione di numerosi carrarmati (T72, T80 e T90)  e di veicoli cingolati per trasporto truppe (MT-LB, BTR-55 e BTR-80 e gli OT 62). E soprattutto spiega l’urgenza data da Putin alle operazioni, che devono concludersi  prima dell’ultima settimana di marzo.

Gli obiettivi di Putin

Putin ha due obiettivi precisi:

–    “riconquista” dell’Ucraina (non vuole che entri nell’UE  né nella NATO), della sua produzione di materie prime e dei porti che hanno dei pescaggi importanti per due tipi di navi: commerciali (che ad esempio servono per esportare grano, minerali di ferro e carbone) e militari. Il pescaggio di Odessa è di dieci metri, cioè di oltre 32 piedi. Le ultime conquiste hanno avuto

odessa porto (foto anikinearthwalker da Pixabay)
Putin ha bisogno del porto di Odessa perché ha un pescaggio superiore i 30 piedi (foto anikinearthwalker da Pixabay)

come obiettivo dei porti importanti. Non bisogna mai dimenticare che la Russia ha bisogno di un accesso ai mari “caldi” (mar Nero e Siria…) e quindi di porti con pescaggi superiori ai 30 piedi!!

–        spostare  – a medio termine – i confini “strategici” della Russia sui vecchi confini dove la Nato, nel passato, si attestava. Quindi fare ritornate l’Ucraina nel “girone” filo-russo  è un obiettivo.

Bisogna ricordare che attualmente Putin ha un comportamento da dittatore e binario: “chi non è con me è automaticamente contro di me”. L’opposizione è imbavagliata. Chi è sfavorevole alla sua strategia non è più  “spedito in Siberia o punito con la tortura del knut”: in altri termini è ostracizzato e, eventualmente, messo in carcere… la frusta del knut e i lavori forzati in Siberia non sono più alla moda.

Chi paga in Russia gli effetti della guerra?

Gli oligarchi sono penalizzati dalle misure prese dall’Occidente, ma avevano già spostato molti capitali anticipando il rischio dell’embargo. Le misure colpiscono soprattutto la classe medio-superiore della Russia che si è abituata agli standard di consumo/vita occidentali; il Lumpenproletariat russo rimane nell’ignoranza politica a riesce a coprire i suoi consumi/fabbisogni con orticelli e vita spartana…

Quale è l’obiettivo successivo?

Putin sa che la sua economia è un nano sulla scena internazionale, anche se la popolazione è di 146.8 milioni di abitanti. Il paese in termini di PIL figura all’11° posto nella  graduatoria mondiale

(l’Italia all’8° posto). Il Reddito pro-capite è di 11 mila dollari che, corretto con il metodo del PPP (*), sale a 29.000 $.  Ma la crescita media negli ultimi cinque anni è stata solo dello 0.5%. Il debito esterno è ridotto (453.9 miliardi di $) e la bilancia commerciale è in forte attivo (113.8 miliardi di $) perché il paese esporta il 30.7% del suo PIL ed importa solo il 20.8%. Invece su un piano militare la Russia si classifica al 4° posto nella lista delle spese militari con 61,7 miliardi di dollari, dopo USA (778), Cina (252), India (72,9) (Fonte: Statista + Forbes 3021).

Il paese ha un milione di uomini sotto le armi e ne ha due di riservisti. Il suo armamento, in media, è competitivo; forse la debolezza sta nella combattività dei coscritti, nelle comunicazioni e nella logistica.

Putin sa  che la voglia di avere una Russia potente sul piano militare lo pone davanti ad una scelta difficile:  burro o cannoni. Questa aveva fatto implodere l’Urss alla fine del secolo scorso (pensiamo alla scelta della guerra spaziale di Reagan: gli Usa potevano finanziarla, l’URSS era incapace). Però esiste una soluzione che Putin ed alcuni dei suoi consiglieri hanno in testa: il mondo ha bisogno di materie prime per:

–       Nutrire una popolazione superiore a 8 miliardi di abitanti (forse dieci miliardi nel 2050)

–       continuare lo sviluppo industriale: in 70 anni il consumo di metalli è stato moltiplicato per otto (!!!)

–        realizzare la transizione energetica.  Bisogna disporre di molto gas (il 70% dei concimi è prodotto con il gas!) per ridurre il consumo di carbone e di petrolio. L’offerta nucleare  “nuova” arriverà non prima del 2035 (nuovi importanti investimenti) e l’energia verde (eolico, solare, idro-, ecc.) non sono sufficienti a rimpiazzare la produzione di energia termica. Per esempio, il tempo piovoso dell’estate scorsa aveva penalizzato la produzione eolica dei paesi del Nord-Europa e la Germania ha dovuto consumare molta più lignite per produrre l’energia elettrica. Bisogna ricordare che la rivoluzione della metà del ‘700 è stata realizzata con una scelta contro l’energia rinnovabile: il carbone – ed in seguito il petrolio e ancora più tardi il gas – ha rimpiazzato parzialmente i mulini a vento ed a acqua, i muscoli degli uomini  liberi, degli schiavi e degli animali, il sole per fare seccare dei prodotti vegetali ed animali …attualmente stiamo facendo la scelta in senso contrario, andando contro l’energia termica.

Materie prime al centro di negoziati riservati

Putin vuole creare una CPCA (paesi produttori di materie prime, cioè una Commodity Producers Countries Association che unisca i principali produttori mondiali di materie prime che sono essenziali per i paesi dominanti (e non solo), ed imporre un certo monopolio-oligopolio strategico. Non è possibile pensare ad un monopsomio-oligopsomio formato dai consumatori. Questi non dispongono di Ersatz e/o di tecnologia che può rimpiazzare le materie prime (almeno nel breve periodo).

Si sa che negoziati molto riservati sono in corso con paesi come l’Arabia Saudita (i Wahabiti non sono così sicuri dell’appoggio americano incondizionato) ed il Qatar (grande esportatore di gas) e l’Amour (il fiume che separa Siberia orientale e Cina) è diventata la parola d’ordine del dialogo Mosca-Pechino (vedasi il grande contratto per 10 miliardi di gas/anno estratto nella Siberia orientale che sarà spedito nel nord della Cina per un periodo di 30 anni).

Putin foto_DimitroSevastopol per Pixabay
Putin vuole creare una associazione di paesi produttori di materie prime e imporre un monopolio-oligopolio strategico (foto_Dimitro Sevastopol per Pixabay

Chiaramente la Cina non può sabotare i suoi rapporti con l’Occidente che è il principale mercato di sbocco dei suoi prodotti (la multinaziale Walmart è il più efficiente distributore di prodotti cinesi negli USA…!). Pechino ha bisogno di materie prime: è il vero Gargantua delle commodities nel mondo intero da più di una ventina di anni…fabbrica il 35% della produzione industriale mondiale ed importa il 25-30% della produzione mondiale di materie prime, tenendo conto che è un grande produttore che ne auto-consuma.

La prossima battaglia nel mondo delle materie prime sarà su: energia (in particolare petrolio e gas), cereali (grano e oleosi), terre rare (che sono abbondanti, ma la loro produzione è fortemente inquinante), acqua (vedasi la lotta intorno al flusso del Nilo, per es.) ed aria (vedasi la decisione di Pechino in materia) e naturalmente sul CO2(tasseremo l’importazione di CO2 prodotto per fabbricare i beni importati?). Putin vuole avere voce in capitolo in questo mondo futuro!

La Russia, grande esportatore di materie prime e semilavorati

Il paese è un grande produttore di materie prime che parzialmente sono trasformate in semilavorati; ma la Russia è un produttore insufficiente di prodotti finiti che spesso deve importare. In termini di valore, le esportazioni si concentrano nell’ordine su: energia e derivati, metalli e prodotti derivati, prodotti dell’industria chimica, prodotti alimentari (primari e trasformati), macchinari ed attrezzature. E nel 2021, secondo le statistiche ufficiali, le esportazioni sono state dirette verso: Cina (12.4 miliardi $), Germania (46,1 miliardi $), Paesi Bassi (37 miliardi $), USA (28,8 miliardi $), Turchia (25,7 miliardi $), Corea del Sud (24,4 miliardi $), Italia (23,7 miliardi $). 

Ucraina grande produttore di grano, colza, titanio e carbone

Il paese è tagliato in due: l’ovest produce soprattutto cereali, l’est ferro e carbone. Le terre nere sono un dono del cielo al paese con una enorme fertilità che si ritrova anche nelle regioni dei grandi laghi americani, in alcune zone dell’Argentina ed Uruguay, in Pannonia, in aree limitate della Siberia sud-occidentale ed in Manciuria e in Cambogia. Inoltre il paese dispone di importanti miniere di ferro (Krivoj Rog, Kremenchuk, sul Dnepr, e Kerch,) di carbone (bacino del Donez) e di titanio.

Produzione ed esportazione di varie materie prime

(il numero indica la posizione mondiale della Russia e fra parentesi dell’Ucraina)

Produzione      Esportazione

Grano                    4 (7)                1 (5)

Mais                      10 (6)              ND (4)

Orzo                      2 (5)                3  (4)

Colza                    4 (3)                4 (3)

Girasole                 2 (1)               2 (1)

Patata                    3 (4)                ND

Legno                   2 (ND)            2 (ND)

Ferro                     9 (5)                8 (5)

Acciaio                 6 (ND)            ND

Alluminio              2 (ND)            ND (ND)

Rame                    5 (ND)            3 (ND)

Nickel                   2 (ND)            3 (ND)

Cobalto                 2 (ND)            ND (ND)

Titanio                  ND (5)             ND (ND)

Palladio                 1 (zero)           1 (zero)

Platino                  2 (zero)            2 (zero)

Rodio                    2 (zero)            2 (zero)

Diamanti               1 (zero)             1 (zero)

Carbone term.       2 (5)                 4 (6)

Petrolio                 2 (ND)               3 (ND)

Gas                       2 (ND)                 2 (ND)

Uranio                   6 (ND)            ND (ND)

Fonte: USDA, B2-21, Cyclope-Paris-2021, WorldSteel, WNA – elaborazione dell’autore

*Alessandro Giraudo vive a Parigi da vari anni, economista, insegna Finanza Internazionale e Storia della Finanza in una Grande Ecole di Parigi ed è autore di vari libri di storia economica

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