La costa pugliese mangiata dal cemento

La Goletta Verde di Legambiente ha fatto tappa a Peschici dove ha presentato il dossier sulla salute della costa pugliese

Uno studio dli Legambiente sulla costa pugliese, in un arco temporale di ventitré anni, mostra che dal 1988 al 2011, 80 Km di paesaggi costieri pugliesi, il 9,8% dell’intera urbanizzazione esistente, sono stati cancellati dal cemento legale o abusivo. Oggi, 454 Km, su un totale di 810 Km di costa – da Marina di Ginosa sul mar Jonio al Comune di Marina di Chieuti sul mar Adriatico è stato antropizzato con notevoli danni. E il fenomeno non accenna a diminuire.

Il dossier “La costa pugliese, da Marina di Chieuti a Marina di Ginosa: l’aggressione del cemento e i cambiamenti del paesaggio” è stato presentato oggi a Peschici in occasione dell’arrivo della Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio e all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane.

I dati della ricerca, realizzata anche grazie al contributo del COOU, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, sono stati resi noti nel corso della tavola rotonda sul tema: “Turismo, pesca, ricerca e lavoro: la costa che vogliamo. Trivelle, cemento ed erosione costiera minacciano le buone economie del mare pugliese”.

«La Puglia, una delle regioni con il più ampio territorio agricolo d’Italia, ha visto scomparire negli ultimi ventitré anni 50km di aeree agricole lungo la costa, a favore di seconde case, strutture ricettive, turistiche e ville di lusso – dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente -. Questa è, invece, una delle regioni italiane che più dovrebbe avere a cuore la tutela della propria costa e di un patrimonio storico e ambientale unico. I litorali pugliesi non possono permettersi, a differenza di quanto si è fatto fino a oggi, i continui e progressivi processi di saldatura tra centri, cancellando irrimediabilmente l’identità specifica e la bellezza dei paesaggi attraversati dalla costa».

A causa dell’espansione del turismo, i centri in cui si registra un maggior consumo sono Ischitella, la periferia di Rodi, la periferia di Peschici, Santa Cesarea Terme, San Gregorio e Lido Marini. Addirittura risultano raddoppiati i suoli occupati dai tessuti di Torre Mozza, Baia Verde e Sant’Isidoro, nel leccese,

A questo, secondo Legambiente, si aggiungono alcuni interventi infrastrutturali, per la trasformazione delle foci di alcuni fiumi e l’ampliamento di diversi porti, come Ischitella, Rodi, Vieste, Bisceglie, Molfetta, Mola di Bari e Santa Maria di Leuca.

«Il futuro di questa terra passa per la tutela ambientale, il turismo e la pesca sostenibile», ha detto Il presidente di Legambiente Puglia Francesco Tarantini, che ha lanciato un messaggio al neo eletto presidente della Regione Puglia Michele Emiliano perché dia continuità al Piano paesaggistico, bloccando nuove colate di cemento e abbattendo le costruzioni abusive realizzate lungo le coste.

«Con l’approvazione del Piano paesaggistico regionale è stato segnato un cambiamento di enorme importanza e oggi abbiamo finalmente norme chiare di tutela. Sarà, però, importante vigilare affinché i Comuni recepiscano queste indicazioni, tenendo, nel frattempo, gli occhi bene aperti sulle trasformazioni diffuse, legali e abusive, che devono essere fermate in Puglia, proprio a partire dalla costa», ha sottolineato Tarantini.

Articoli correlati