L’ambiente nel 2020 – Maggio – Giugno: ghiaccio bollente

Mentre l’intero pianeta inizia ad affrontare la pandemia e il suo effetto drammatico sulle nostre vite, niente ferma il riscaldamento globale. Il continente antartico è in totale “fusione”: paesaggi un tempo candidi e bianchi, grandi condizionatori del pianeta, mostrano ora le ferite di una terra scura e sassosa non più protetta dai ghiacci. Le temperature record dell’estate antartica sono la conseguenza della prima heat wave (ondata di calore), mai registrata prima in questo continente. In meno di 9 giorni le temperature abnormi – che hanno portato alcune zone del luogo più freddo del pianeta a + 18,3°C – hanno determinato una drammatica fusione dei ghiacci, con picchi di perdita del 20%. “Bastano pochi giorni di caldo estremo perché si fonda il ghiaccio accumulato in millenni – dice la ricercatrice Zoe Thomas dell’Università del Nuovo Galles del Sud (Australia) – e una volta che la calotta dei ghiacci antartici avrà superato un punto di non ritorno, la fusione continuerà a discapito delle azioni correttive che l’uomo potrà mettere in piedi”. La quantità di ghiaccio perso ogni anno in Antartide è aumentata di 6 volte dal 1979 e il 2017. L’avanzare del riscaldamento globale, che ha una progressione assai più rapida proprio nelle regioni polari, (praticamente doppio rispetto all’aumento delle temperature medie del pianeta) si ripercuote su tutto il sistema climatico planetario. Le temperature in Antartide influiscono sul funzionamento della circolazione profonda degli oceani, alterando uno dei sistemi più importanti per il funzionamento della biosfera. Se dovesse fondersi completamente la calotta glaciale antartica, ciò porterebbe all’innalzamento del livello degli oceani addirittura fino a 60 metri, mettendo a rischio il futuro di migliaia di città, miliardi di persone e interi sistemi produttivi.

La situazione non è migliore dall’altra parte del pianeta. A giugno 2020, in Siberia, nel circolo polare artico, si registra un nuovo caldo record con temperature che arrivano a 38,5 °C. L’ondata di calore ha provocato nuovi incendi e la fusione del permafrost. La scomparsa del permafrost rischia, secondo gli scienziati, di aumentare esponenzialmente la quantità di gas serra immessi in atmosfera.

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