L’ambiente nel 2020- luglio: drammatici sversamenti a Mauritius e in Siberia

La grave fuoriuscita di combustibili fossili avvenuta il 25 luglio 2020 al largo della costa dell’isola Mauritius ha provocato drammatici impatti sul delicatissimo ecosistema costiero e sulle comunità che dipendono da queste risorse per la loro economia. Il carburante sversato ha contaminato le aree costiere delle Isole Aigrettes nella baia di Mahebourg (Riserva Naturale) e il Parco Marino Blue Bay, un importante sito Ramsar (Convenzione sulle zone umide di importanza internazionale), designato nel 2008 e noto per la sua eccezionale diversità corallina. Questo tragico episodio evidenzia ancora l’assenza di una strategia coordinata che garantisca un’efficace gestione integrata degli oceani, offrendo una risposta immediata ed efficace a questo tipo di incidenti, ma soprattutto che prevenga in tutti i modi tali disastri in futuro. Poche settimane prima un altro disastro ecologico ha messo a rischio habitat ed ecosistemi incontaminati nella Siberia russa. Sopra il Circolo Polare Artico, il 29 maggio, oltre 20.000 tonnellate di carburante diesel si sono sversati da un serbatoio di stoccaggio crollato. 

Il combustibile si è riversato nel fiume Ambarnaya, creando un disastro ecologico  negli ecosistemi raggiunti dalle acque. A provocare l’incidente sembra essere stato il crollo del serbatoio dovuto alla fusione del permafrost su cui poggiavano i pilastri della struttura. La fusione del permafrost è una pericolosa conseguenza del riscaldamento globale che, oltre a liberare in atmosfera ingenti quantità di gas serra tra cui il pericoloso metano, mette a rischio il territorio e le attività dell’uomo. Secondo il WWF Russia le sostanze chimiche tossiche lasciate dalla fuoriuscita di carburante potrebbero avere un impatto sulla regione per i prossimi decenni, minacciando non solo i pesci, ma anche uccelli e renne selvatiche.

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