
La massa degli oggetti di origine antropica, come palazzi, strade e macchine supera in peso la biomassa. É un altro tragico primato raggiunto dall’umanità, che consegnerà alla storia il 2020 come l’anno che ha sconvolto il pianeta.
La forza di una sola specie – l’homo sapiens – è riuscita a cambiare i connotati e gli equilibri della Terra, ad una velocità ed intensità tale da aver dato origine a quella che gli scienziati hanno chiamato “Antropocene”. Gli impatti umani sono riconducibili non solo alla trasformazione della biomassa (si pensi ad esempio alla sostituzione di mammiferi selvatici che costituiscono oggi solo il 4% del peso della biomassa con la biomassa dei mammiferi allevati, che contano per il 60%. Il restante 36% siamo noi umani), ma anche alla produzione di materia e oggetti artificiali, che vengono in gran parte realizzati a scapito e impattando sui sistemi naturali.
Oggi, secondo una ricerca pubblicata su Nature, questa produzione “human made” ha raggiunto e superato quella “nature made” aprendo scenari preoccupanti. Solo in termini di plastica prodotta, secondo i ricercatori, ce ne sono 8 miliardi di tonnellate superando il peso degli animali che arriva solo a 4 miliardi di tonnellate. L’umanità, che in termini di peso rappresenta lo 0,01% degli esseri viventi, produce una quantità vortiginosa di prodotti come cemento, asfalto, macchinari, plastica, etc. Secondo i ricercatori, ogni settimana in media, generiamo l’equivalente in peso dell’intera umanità (quasi 8 miliardi di persone). Ciò avviene anche a spese del patrimonio naturale che, sulla bilancia ha un peso sempre più esiguo. In 5000 anni (dall’avvento dell’agricoltura ad oggi) il peso del patrimonio naturale del pianeta si è dimezzato, passando da 2 mila miliardi di tonnellate a poco più di una, questo soprattutto a causa della perdita delle foreste.