Inquinamento Taranto, Mons. Santoro: «Abbiamo tutti “consumato” senza occuparci delle conseguenze»

L’Arcivescovo di Taranto, insieme alle associazioni e ai cittadini, manifesta nella Fiaccolata di mercoledì 26 febbraio contro le vittime dell’inquinamento che sta devastando un’intera comunità

Anche la Chiesa ha presto una posizione netta contro l’inquinamento. S. E. R. Mons. Filippo Santoro, Arcivescovo  di Taranto, si sta battendo per dire “no” alle morti a causa dell’inquinamento. Sempre a stretto contatto con la sua comunità, da sacerdote, da pastore e da uomo non può e non vuole accettare le risposte di chi governa che stanno devastando la città.

S.E.R. Mons. Filippo Santoro

Monsignor Santoro è un uomo della nostra terra. Pugliese, nato a Bari-Carbonara, ordinato Sacerdote a Bari nel 1972, è partito in missione nel 1984 in Brasile. Lì ha conosciuto la povertà, il disagio sociale, la violenza dell’uomo contro l’uomo e dell’uomo contro la natura. Ha visto gli effetti di politiche economiche sbagliate mirate alla distruzione sistematica della natura per le necessità effimere umane. Ha conosciuto i rischi e le conseguenze dell’inquinamento. Ha visto la morte, ma anche la speranza e la rinascita. Nel 2011 ritorna in Italia, a Taranto, dove viene nominato Arcivescovo. Nel 2015 viene eletto dall’Assemblea Generale della CEI Presidente della Commissione Episcopale per i Problemi sociali e il Lavoro, la Giustizia e la PaceAmbient&Ambienti ha raccolto le sue riflessioni.

La posizione della Chiesa di Taranto

chiesa arcivescovo Taranto Santoro
S.E.R. Mons. Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto (Foto: http://vescovo.diocesi.taranto.it/biografia/)

Eccellenza, l’inquinamento non è più soltanto avvelenamento dell’ambiente ma sta diventando una delle cause principali di morte. Ma le vittime dell’inquinamento sono ancora considerate “morti silenziose”? E come la Chiesa di Taranto si sta muovendo?

«La questione delle ricadute ambientali della produzione industriale è presente nell’agenda della Chiesa sin dal pontificato di Paolo VI ed è cresciuta con la consapevolezza generale dell’inaccettabile costo umano che l’economia senza etica ha richiesto.

È stato il tema della Settimana sociale di Cagliari durante la quale ho personalmente chiesto una riflessione su Taranto, città di cui sono pastore e che è soggetta a logiche planetarie di cui dobbiamo tener conto, perché la produzione non continui a devastare le persone, le case, il cielo, la terra, l’aria, il mare cioè la nostra casa comune. Lo sarà nella prossima Settimana sociale che ho voluto proprio a Taranto ma, soprattutto, è il tema centrale della Laudato si’ di papa Francesco, ad oggi l’unica autorità in prima linea per la difesa del Creato.

Non spetta alla Chiesa proporre soluzioni tecniche, suggeriamo bensì percorsi di conversione morale, ambientale ed economica nel pieno rispetto della persona umana, del suo diritto a vivere in piena salute in un ambiente sano ma anche con un lavoro equamente retribuito che ne garantisca la dignità».

Abbiamo tutti ‘consumato’ senza occuparci delle conseguenze…”

Le manifestazioni pubbliche, le segnalazioni, le fiaccolate, le denunce, le proteste che forza possono avere oggi verso una classe politica ed economica, spesso indolente, sempre più distante e disinteressata nei confronti dell’uomo e dell’ambiente?

«Non parlerei di disinteresse; con ritardo, ma non possiamo non registrare un diverso atteggiamento nei confronti della problematica ambientale dovuta anche alla rinnovata consapevolezza dei cittadini.

Dobbiamo ammettere che le conseguenze dell’inquinamento negli anni del boom economico e fino agli anni ’90 erano sconosciute ai più e oggetto delle attenzioni di pochi, e che ancora oggi ci sono Paesi economicamente rilevanti, penso agli USA, che mettono in dubbio il climate change e fanno passi indietro rispetto a misure già intraprese.

Abbiamo tutti “consumato” senza occuparci delle conseguenze della nostra bulimia sugli equilibri del pianeta.

Alla consapevolezza dei singoli, delle associazioni in cui si sono riuniti, ha fatto seguito un movimento che ha indubbiamente contribuito a far sì che questi temi diventassero centrali nell’agenda politica, politica che, per quanto possa fare resistenza, dovrà tenerne conto».

“Richiamare tutti alla responsabilità dell’impegno concreto”

Quale sarà il futuro prossimo di Taranto e di tutti i luoghi inquinata in Italia e nel mondo?

«Dipenderà tutto dalla capacità di proporre modelli economici alternativi, da un impegno che non può essere scaricato localmente ma agito globalmente.

Il modello economico che abbiamo esperito fino ad oggi ha mostrato tutti i suoi limiti, il pianeta Terra ce lo testimonia ogni giorno con le problematiche indiscutibilmente gravi che affrontiamo ogni giorno.

Io sono un uomo di fede, un pastore, e devo indicare sempre la luce della speranza, la certezza della rinascita, la fiducia nell’uomo. Questo non significa però non richiamare tutti alla responsabilità dell’impegno concreto».

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