
Più di mille morti sul lavoro in dieci mesi. Non è un’emergenza, ma un dramma. Da affrontare e raccontare (anche) con nuove chiavi di lettura. A cominciare dall’indice di incidenza, perché solo confrontando i numeri delle vittime rispetto alla popolazione lavorativa di un’area si definiscono concretamente forme e contenuti di questa piaga contemporanea. E solo così si possono individuare tutti gli strumenti utili e idonei per evitare le tragedie
Lecce sesta, Foggia nona. Ma in questa speciale classifica, essere nella top delle province è tutt’altro che piacevole. E anche il 21° posto di Taranto e il 23° di Brindisi non sono gradevoli.

Tutti dati che portano la Puglia in zona rossa. E non per casi Covid ma per un’altra grave pandemia: i morti sul lavoro. La regione, infatti. nei primi 10 mesi dell’anno fa registrare un’incidenza maggiore del 25% rispetto alla media nazionale (pari a 35,6 morti ogni milione di lavoratori) di vittime. È l’analisti dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, che partendo dai dati Inail, propone una statistica degli infortuni mortali con l’esclusione degli infortuni in itinere.
La maglia nera delle pugliesi va a Lecce, che dall’inizio del 2021 fino al 30 ottobre registra 18 casi, con un indice sugli occupati di 80,7. Meno casi (12) ma incidenza simile (74,9) per Foggia. Taranto è 21 con 10 casi (59,9), Brindisi due posizioni sotto con 7 casi e una incidenza di 57,9, Bari è 41esima, con 18 casi (incidenza 41,1) mentre la Bat è nelle retrovie, 90esima, con soli 2 casi (17,8 di incidenza). In totale la Puglia registra 67 casi e divide la poco invidiabile zona rossa con Campania, Basilicata, Umbria, Molise, Abruzzo, Valle D’Aosta e Trentino Alto Adige.
Settori ed età

Da gennaio a ottobre del 2021 sono 1.017 le vittime sul lavoro registrate in Italia; di queste, sono 815 (– 5,2% rispetto al 2020) quelle rilevate in occasione di lavoro, mentre 202 (+ 15 % rispetto al 2020) sono quelle decedute a causa di un incidente in itinere. A fine ottobre 2021 si registrano 107 vittime in più rispetto a fine settembre 2021. Scorrendo un po’ i numeri, è ancora il settore delle Costruzioni quello che conta il maggior numero di lavoratori deceduti in occasione di lavoro (98 dall’inizio dell’anno). Seguono Attività Manifatturiere (86), Trasporto e Magazzinaggio (81), Commercio, Riparazione di autoveicoli e motocicli (62).
La fascia d’età più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 45 e i 64 anni (557 su un totale di 815). Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro nei primi dieci mesi del 2021 sono 70 su 815. Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro da gennaio a ottobre del 2021 sono 124. Il lunedì continua ad essere il giorno in cui si è verificato il maggior numero di infortuni nei primi dieci mesi dell’anno.
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Il Protocollo d’intesa
Non è un settore particolarmente colpito da incidenti mortali, ma sfruttamento, caporalato e condizioni di sicurezza gravano anche sul mondo agricolo. Ecco perché diventa importante il Protocollo d’intesa pensato per il rafforzamento della sicurezza sui luoghi di lavoro, in accordo con la Prefettura di Foggia, CIA Agricoltori Italiani Capitanata, le altre organizzazioni sindacali degli agricoltori, i sindacati confederali e le associazioni di categoria, oltre che assieme a forze dell’ordine e Asl.
L’intesa provinciale sulla sicurezza avrà una durata triennale. Prevede una serie di misure concrete, a partire dalla formazione e da attività di informazione e sensibilizzazione che vedrà impegnate tutti gli enti e le realtà che sottoscriveranno il Protocollo. Sono previste azioni specifiche per rafforzare la raccolta e la condivisione dei dati inerenti alla sicurezza sui luoghi di lavoro.
Un lavoro mirato sarà fatto sulla prevenzione degli infortuni. Tutte le azioni, i progetti, le iniziative e le misure previste dal Protocollo saranno coordinate, concordate e monitorate dall’Osservatorio provinciale permanente sulla sicurezza sui luoghi di lavoro.
Tra sicurezza e manodopera nei campi
Un’altra associazione di categoria, la Coldiretti, lancia invece un sos legato alla manodopera nei campi in Puglia. Per salvare i raccolti, con la campagna olivicola in corso, e cogliere nel settore agroalimentare le opportunità che vengono dalla ripresa economica è importante – a giudizio della Coldiretti – l’emanazione del decreto flussi 2022 in un settore che resta ancora fortemente dipendente dal contributo dei lavoratori stranieri, quando nei campi pugliesi già sono andate perse 30mila giornate di lavoro.
A pesare sono i limiti al passaggio nelle frontiere disposti da molti Paesi per l’emergenza Covid ma anche il mancato riconoscimento in Italia dei green pass ottenuti da vaccini somministrati nei Paesi extracomunitari, come il Sinopharm cinese, la cui validità non è riconosciuta in Italia.
E’ noto, infatti, come il contributo dei lavoratori immigrati all’agricoltura pugliese sia importante nella raccolta dei pomodori, degli asparagi e dei carciofi e nelle stalle siano divenuti insostituibili. Si tratta di lavoratori che spesso da anni collaborano con le imprese agricole pugliesi e che ogni anno attraversano il confine per poi tornare nel proprio Paese. In questo contesto – conclude la Coldiretti Puglia – per sostenere la crescita è necessario garantire la presenza di lavoratori in un settore come quello agricolo dove un prodotto su quattro viene raccolto da mani straniere.