
Pinete, leccete e faggete e poi ancora cerreti, aree ricoperte da roverelle o da conifere mediterranee.
La Puglia è ricca di boschi di origine spontanea e la gran parte è di proprietà pubblica.
A illustrare un pezzo di terra pugliese in gran parte misconosciuta e poco raccontata, eppure strategica rispetto alle strategie di contrasto e adattamento ai cambiamenti climatici, è stata la prof.ssa Patrizia Tartarino, ordinario di Assestamento forestale del Dipartimento di Scienze del suolo, della pianta e degli alimenti dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro e coordinatrice scientifica dei Piani di Assestamento Forestale che si stanno producendo in collaborazione con Arif Puglia (Agenzia Regionale Attività Irrigue e Forestali), in occasione del convegno nazionale “L’acqua e le foreste” che si è svolto a Bari.
L’appuntamento, che ha celebrato sia la Giornata internazionale delle Foreste che la Giornata mondiale dell’Acqua, ha illustrato i più recenti studi sull’interazione tra acqua e foreste, lanciato proposte per la gestione forestale e discusso possibili azioni di contrasto, su base forestale, ai cambiamenti climatici oltre a indicare potenziali soluzioni per una più efficace gestione dell’acqua in ambiente naturale.
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Le foreste di Puglia
Da nord a sud ci sono circa 15mila ettari di boschi della Regione Puglia. Si va dagli oltre 9mila ettari distribuiti tra Gargano e Monti Dauni ricoperti di molte specie arboree ai 4mila ettari dell’Alta Murgia e della Murgia dei trulli ricchi di conifere mediterranee, dai pini d’Aleppo dell’Arco jonico tarantino che ricoprono una superficie di circa 400 ettari ai quasi mille ettari della Piana brindisina e del Tavoliere salentino che vantano anche una ricca zona umida.
Gli Ambiti di paesaggio secondo il Pptr (Piano Paesaggistico Territoriale Regionale) che si stanno disegnando dopo 8 mesi di accertamento catastale per capire la consistenza e la qualità del patrimonio boschivo pugliese, stanno dando evidenza non solo dei 4.000 ettari di cerreto o dei 2000 ettari di faggeto che ricoprono il Nord della Puglia. “Abbiamo riscontrato problemi di degenerazione, di regressione, di rigenerazione e naturalizzazione degli impianti boschivi, una frammentazione delle foreste pugliesi che prima erano più estese, una grande variabilità fisiognomica come c’è da aspettarsi in ambiente mediterraneo molto antropizzato e con una grande biodiversità, una rilevanza fitogeografica molto importante”.
Cosa se ne deduce? “Purtroppo che la Puglia ha il più basso coefficiente di boscosità. Ci sono pochi boschi ma – invita a riflettere la prof.ssa Tartarino – vogliamo renderci conto che forse abbiamo i boschi più importanti d’Europa per biodiversità? Vogliamo allora cambiare l’approccio nei riguardi di questo tipo di vegetazione e tutelarla?”.
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Una gestione che fa acqua
Se in tempi antichi dalle foreste e si prelevava solo quanto serviva, in tempi forestali più recenti “abbiamo avuto quasi un secolo di taglio raso con riserve, tagli di fustaie del sottobosco arbustivo ed erbaceo e non capisco a cosa serva tagliare il sottobosco e trattarlo come un problema di nettezza urbana visto che si perde biodiversità e si danneggiano gli ecosistemi. Si tratta di violenze terribili al nostro territorio perchè non si tagliano solo alberi ma si danneggia il suolo, la flora, la fauna, i processi botanici. Manca – spiega la professoressa – una visione ecosistemica”.
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I limiti della visione antropocentrica
Tartarino richiama tutti a non considerare gli alberi come oggetti ma come “preziosi esseri viventi”. Siamo sicuri, ha chiesto nel corso del convegno nazionale, “che debba prevalere la visione antropocentrica o possiamo cambiare indirizzo e approccio? Nell’ecosistema, noi e le piante dobbiamo essere allo stesso livello e invece noi ci poniamo un grattacielo più in alto. Dovremmo essere ben più rispettosi perchè non si può parlare di boschi in termini di funzioni produttive. Chi siamo noi altrimenti? Siamo peggio delle termiti. Dei distruttori del pianeta terra”.
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Restauriamo il nostro patrimonio
“Il legno produciamolo fuori foresta”. Per i boschi spontanei e per il rimboschimento “dobbiamo parlare di restauro del nostro patrimonio”. Ma per farlo serve una pianificazione “altrimenti saranno solo interventi a pioggia mentre l’assestamento forestale è la pianificazione della gestione forestale”.
A questo proposito la Regione Puglia, “riconoscendo le funzioni del bosco e della gestione forestale sostenibile nell’erogazione di beni e servizi ecosistemici per la società, con particolare riferimento alla conservazione della biodiversità e degli habitat naturali e al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro nel suo territorio”, ha avviato un processo di riordino e aggiornamento delle normativa e degli strumenti di pianificazione regionale in materia di foreste e filiere forestali.
Allo scopo già nel 2017 ha stipulato una convenzione con il Crea – Centro Politica e Bioeconomia del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria per il riordino e l’aggiornamento della normativa regionale in materia di foreste e filiere forestali. Tra i risultati, la pubblicazione “Elementi di orientamento per la pianificazione forestale alla luce del Testo Unico in materia di foreste e filiere forestali” che analizza i principali temi inerenti l’elaborazione degli strumenti di pianificazione forestale.
La Regione Puglia, in collaborazione con Arif, ha inoltre approvato lo studio delle tipologie forestale presenti sul territorio condotto dall’Università degli Studi di Bari. La disponibilità di informazioni dettagliate a livello locale sullo stato e sulle caratteristiche del patrimonio forestale è di primaria importanza non solo per la conoscenza del territorio, ma soprattutto come base informativa e propositiva per una gestione sostenibile delle risorse naturali.
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