L’ambiente offre opportunità di reinserimento sociale, come per esempio imparare la professione di apicoltore. E’ l’esperienza che hanno fatto 20 detenuti della Casa Circondariale di Altamura con l’interessante progetto, denominato “Apicoltore”, realizzato grazie alla collaborazione tra il Ministero della Giustizia e la Federazione apicoltori italiani (Fai), che ha permesso di seguire un corso di formazione professionale di II^ livello in apicoltura.
Il percorso formativo, iniziato nel 2014 ed articolato in 10 lezioni teorico-pratiche di 4 ore ciascuna, è stato affidato ai docenti del Dipartimento di medicina veterinaria dell’Università di Bari. Le attività pratiche sono state svolte grazie alla realizzazione dell’apiario e della mieleria all’interno del carcere. Sono state allestite attualmente 4 arnie con famiglie di api donate all’associazione Unapi di Bari e che in breve tempo sono riuscite a produrre una certa quantità di miele grazie alle piante nettanifere presenti negli spazi all’aperto del penitenziario.
Soddisfatta è la Prof.ssa Giuseppina Tantillo del Dipartimento di medicina Veterinaria dell’Università di Bari, per i risultati raggiunti «da questa bella esperienza. La mieleria è stata realizzata con tutte le attenzioni dal punto di vista igienico-sanitarie e permetterà una buona produzione». Sono stati prodotti, infatti, già 20 chilogrammi di miele. «Ci auguriamo – ha proseguito Tantillo – una commercializzazione del prodotto su settori particolari che metta in evidenza il lavoro di questi detenuti e permetta loro anche un certo guadagno».
E’ intenzione della Direzione penitenziaria acquistare altre arnie per aumentare la produzione di miele e soddisfare le richieste di mercato. Positivo è il bilancio tracciato dalla dott.ssa Lidia De Leonardis, direttrice dell’Istituto penitenziario di Altamura, una sezione a custodia attenuata e dove i detenuti sono impegnati durante la giornata in attività di reinserimento sociale e trattamentali, che «spera – ha detto la dirigente – di continuare la fase formativa e l’esperienza del laboratorio e produzione per una forma di autofinanziamento e retribuzione dei detenuti». La sezione di Altamura costituisce un insieme operativo con la Casa Circondariale di Bari, dove la stessa direzione carceraria ha investito sulle attività trattamentali. Ai detenuti sono garantite attività di reinserimento sociale. Una particolare esperienza è “Orto sul cemento”, realizzato in uno dei passeggi della seconda sezione ristrutturata dove i detenuti coltivano gli ortaggi secondo la tecnica idroponica, cioè con sacchi di sostanze, fra cui argilla espansa, perlite, vermiculite, fibra di cocco, lana di roccia, zeolite. Il raccolto è destinato ai fabbisogni dei detenuti ed alla Caritas.
Secondo il Prof. Antonio Uricchio, Rettore dell’Università di Bari «è un’esperienza importante e bella per il modello di cooperazione interistituzionale. Credo che l’Università di Bari debba essere presente sul territorio e promuovere sempre di più le attività di carattere sociale. E’ uno dei progetti nel quale crediamo». A Taranto, infatti, l’Università ha promosso con la Casa Circondariale un progetto di bonifica low cost attraverso la piantumazione e cura di pioppi. «La natura – ha detto Uricchio – avvicina l’uomo verso la promozione e lo sviluppo del territorio».