
Ai piedi del Gargano, una coppia di imprenditori di San Marco in Lamis ha riportato in auge la coltivazione biologica di cotone, da destinare alla lavorazione sartoriale di qualità
Tre ettari di coltivato e 150 quintali di raccolto: sono questi i numeri della prima semina di cotone made in Puglia. In agro di San Severo, a pochi passi dal promontorio garganico, Pietro Gentile e Michele Steduto, due imprenditori di San Marco in Lamis, hanno dato vita al brand Gest. La loro missione? Realizzare camicie artigianali al 100% con prodotti e manodopera locale. Come? Dando vita a una filiera produttiva che prende vita in campagna, prosegue con la ginnatura, filatura e tessitura del cotone fino ad arrivare alla creazione e confezionamento dei capi grazie all’ingegno e professionalità dei sarti italiani.
La sfida
Pietro Gentile è ingegnere civile e imprenditore edile. Michele Steduto è informatico ed esperto in progettazioni di reti informatiche. Cosa hanno in come con la produzione di cotone e la creazione di camicie sartoriali? L’amore per la terra di Puglia e la certezza che l’industria italiana, quella delle piccole e medie imprese, debba ritornare a produrre e specializzarsi in prodotti di qualità. Con un occhio puntato alla tradizione e l’altro all’innovazione tecnologica. Così nasce Gest, che non si limita alla sola realizzazione sartoriale, ma allarga il raggio di azione e punta a riportare in Puglia la coltivazione biologica del cotone. Fino a qualche decennio fa, la pianta era ampiamente seminata e lavorata in Capitanata, sostituita dalle coltivazioni di pomodoro e grano. Il ricordo delle giornate passate a raccogliere la fibra naturale più usata dall’uomo, insieme alla lana, è ancora oggi ben vivo negli anziani di San Marco in Lamis.

La produzione
Allo stato dell’arte, l’unico campo di cotone biologico in Italia è coltivato in agro di San Severo, ed è all’avanguardia ed etico. Innanzitutto, grazie all’uso di un particolare sistema di irrigazione a goccia il consumo di acqua è ridotto del 75%. I campi non sono trattati con prodotti chimici, la manodopera è locale e la raccolta è effettuata a mano. L’obiettivo è costruire in Puglia un cluster agricolo-industriale del cotone. Al momento la ginnatura – l’operazione di sgranatura del cotone in modo da separare i semi dalla fibra – è fatta in Grecia: in Italia non c’è un impianto o struttura specializzato in questa attività. Realizzarne uno in Capitanata sarebbe una grande opportunità di lavoro e rilancio del territorio, un tempo già vocato alla coltivazione della pianta. Questo, colmerebbe un vuoto nel ciclo produttivo e darebbe vita ad un prodotto a chilometro zero, che metterebbe in comunicazione il territorio con l’industria dell’abbigliamento.
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La camicia artigianale
La sartoria italiana è riconosciuta nel mondo sia per la qualità dei filati usati nella realizzazione dei capi, sia per l’estro dei sarti, custodi da generazioni di secolari conoscenze. Una volta trasformato, il cotone biologico diventa stoffa e viene lavorato dai sarti di Gest: ogni camicia è interamente battuta a mano. Dal giro manica a la mouche, al travetto al quarto di spalle, fino all’asola, al collo e al bottone: tutto è artigianale e creato ad hoc dalle mani sapienti dei maestri sartoriali. Una vera e propria opera d’arte da indossare che guarda allo stile del made in Italy e all’ambiente. “La camicia perfetta non esiste, ma esiste la camicia che rispecchia chi la indossa – dicono Pietro Gentile e Michele Steduto, che aggiungono – deve essere comoda, quasi una seconda pelle. Deve essere la tua camicia, non una camicia”. Ancora meglio se: ecologia, rispettosa dell’ambiente, etica e promoter di un territorio e del brand Italia.