Il vino a rischio “bollino nero”: i produttori pugliesi in ansia

La degustazione di vino è un lavoro intellettuale

Altro che “toglie il medico di torno”. Il Parlamento Europeo è pronto a riscrivere anche le certezze, non solo le leggi. E così si scopre che il vino rischia di essere inserito tra i prodotti cancerogeni. E il rosso, bianco e rosato non saranno gli unici colori: al vino potrebbe anche applicarsi il bollino ‘nero’

L’intero comparto è in allarme, in attesa del voto finale del Parlamento Europeo sul Cancer Plan proposto dalla Commissione Ue. Oggi 15 febbraio, si vota infatti in plenaria e tra le misure sul tavolo c’è anche la proposta lanciata da Serge Hercberg, inventore del Nutriscore (il sistema di etichettatura a semaforo, che assegna a ogni alimento un colore in base al livello di zuccheri, grassi e sale contenuti): introdurre una nuova lettera e un nuovo colore nel Nutriscore, da applicare al vino e alle altre bevande alcoliche, ritenute da alcuni studi cancerogene.

L’ipotesi di Hercberg è di aggiungere il colore nero e la lettera F su tutte le etichette delle bevande che contengano anche una minima quantità d’alcol. Se passasse il piano, i Paesi membri potrebbero adottare pesanti restrizioni sul vino, provocando danni enormi alla filiera: etichette con alert sanitari, divieto di sponsorizzazione di manifestazioni sportive da parte di produttori di bevande alcoliche, aumento delle tasse.

I danni economici

Un provvedimento che ovviamente sta causando polemiche e fibrillazioni. E la discussione sarà serrata, dato che gli europarlamentari Herbert Dorfmann e Paolo De Castro sono i primi firmatari di quattro emendamenti che chiedono “l’eliminazione della richiesta paradossale di avere sulle bottiglie di vino avvertenze sanitarie come sui pacchetti di sigarette” e una differenziazione tra uso e abuso di alcol.

Proprio su questo aspettano puntano anche associazioni di categoria, produttori e imprenditori del settore. per “evitare – come scrivono anche i firmatari degli emendamenti – di demonizzare settori che rappresentano un patrimonio della nostra cultura e tradizione eno-gastronomica”. Perché si tratta di un danno, ovviamente, anche economico.  E che danno: secondo Uiv (l’Unione italiana vini), la contrazione dei consumi stimata sarebbe attorno al 25/30% ma ancora maggiore sarebbe quella del fatturato del settore, che calerebbe del 35% per un equivalente di quasi 5 miliardi di euro l’anno.  Senza considerare i danni agli asset investiti, dalle cantine ai vigneti alle stesse aziende, che si svaluteranno di pari passo e i danni all’indotto.

Insulto al settore e alla scienza

Il vino a rischio “bollino nero”

«La proposta dell’ideatore del Nutriscore di indicare con un bollino nero tutte le bevande alcoliche, compreso il vino, è un insulto alla scienza e al nostro settore vitivinicolo», tuona Pietro Paganini, Fondatore e Presidente di Competere – Policies for Sustainable Development, think tank europeo che attraverso la propria piattaforma sulla Sustainable Nutrition analizza le dinamiche politico-commerciali nell’alimentazione globale.

«La scienza negli anni ha messo in evidenza l’importanza del vino all’interno di un regime alimentare equilibrato, tanto da essere incluso nel regime nutrizionale considerato – scientificamente – tra i più sani al mondo, la Dieta Mediterranea. Questa proposta svela ancora una volta il carattere estremamente semplicistico e antiscientifico dell’approccio Nutriscore ed è la palese testimonianza di come esso sia uno strumento del tutto inadeguato a cogliere l’importanza della nutrizione per la nostra salute e sostanzialmente non idoneo ad essere il sistema di etichettatura unico in Europa».

La ricetta di Coldiretti

Sul piede di guerra, si è detto, anche le associazioni di categoria, che criticano le “decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti”, indipendentemente dalle quantità consumate.

Risulta pertanto «del tutto improprio assimilare l’abuso di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino», evidenzia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini che insieme al consigliere delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia ha scritto per difendere il vino italiano al commissario europeo per gli affari economici Paolo Gentiloni, al commissario all’agricoltura Janusz Wojciechowski, al ministro dell’agricoltura Stefano Patuanelli, agli europarlamentari italiani e ai leader dei principali partiti politici.

Il voto del Parlamento Ue mette in pericolo – evidenzia la Coldiretti – un settore strategico del Made in Italy agroalimentare con 12 miliardi di euro di fatturato offrendo un importante contributo all’economia e all’occupazione dell’intero Paese, considerato che il comparto – evidenzia Coldiretti – offre opportunità di lavoro a 1,3 milioni di persone dalla vigna alla tavola.

E poi, l’elemento che caratterizza maggiormente la nuova stagione del vino italiano – spiega la Coldiretti – è l’attenzione verso il legame con il territorio, la sostenibilità ambientale, le politiche di marketing, anche attraverso l’utilizzo dei social, e il rapporto con i consumatori, con i giovani vignaioli che prendono in mano le redini delle aziende imprimendo una svolta innovatrice.

I Consorzi di tutela

A proposito di territorio, si dicono “molto preoccupati e amareggiati sull’Ipotesi che l’Unione Europea possa etichettare il vino come alimento ad alto rischio cancerogeno” il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria dop, il Consorzio del Salice Salentino doc, il Consorzio di Brindisi e Squinzano doc e Confagricoltura Puglia.

Il timore è legato anche al valore che il vino assume extra tavola. “In Italia e soprattutto in Puglia il vino non è una bevanda, è molto di più. Il vino è cultura, è racconto dei territori, è parte di una tradizione secolare oltre che una componente della Dieta Mediterranea, una dieta sana ed equilibrata e che è anche patrimonio immateriale dell’umanità; dunque il vino non può essere criminalizzato. È necessario scongiurare il rischio che decisioni avventate e dogmatiche mettano in pericolo il futuro di una filiera strategica per il nostro Paese come quella vitivinicola, senza peraltro riuscire a trovare una soluzione ai problemi di salute pubblica. Il consumo responsabile, rimane l’unica vera ricetta contro i rischi alcol-correlati. Siamo fiduciosi sul fatto che i nostri parlamentari italiani a Bruxelles si batteranno, come hanno sempre fatto finora, in difesa del vino e dell’intera Puglia”.

La boutade

La politica made in Puglia sembra aver recepito il messaggio, con una mobilitazione bipartisan. «Spero sia solo l’ennesima boutade di Serge Hercberg per continuare a far parlare del suo Nutriscore. È sempre più chiaro che questo sistema ha una grave tara ideologica non superabile e restituisce pertanto solo contraddizioni», commenta il senatore Dario Stefàno, già assessore regionale alle Risorse agroalimentari.

«Da un sistema che boccia l’uso dell’olio extravergine di oliva come del parmigiano e che promuove al contempo la Coca Cola Zero – prosegue – non potevamo aspettarci altra proposta che quella della lettera F in nero per il vino. Siamo di fronte ad una logica conseguenza di un impianto che è sbagliato alla sua radice perché mortifica e non tiene in considerazione un elemento centrale nell’alimentazione che è la misura».
Ora l’impegno è quello di sollecitare «il Ministro Patuanelli a rispondere all’interrogazione che avevo presentato quasi un anno fa proprio sul Nutriscore e che oggi necessita maggiormente di una pronta risposta alla luce delle ancora più pericolose intenzioni su tale materia».

La Conferenza Stato – Regioni

Protesta che non ha colore politico, come dimostra l’impegno di Davide Bellomo, capogruppo della Lega nel Consiglio regionale della Puglia. «Condivido l’allarme lanciato dai consorzi vinicoli pugliesi in merito alla miopia di un’Europa che vuole inserire il consumo del vino tra i fattori di rischio per l’insorgenza del cancro. Sarebbe una decisione fuori da ogni logica. Il presidente Emiliano, in qualità di governatore della Puglia e di vicepresidente della Conferenza Stato-Regioni, richieda la convocazione di una riunione per impegnare il Governo a mettere in campo ogni iniziativa in difesa di un settore fondamentale per l’economia pugliese. Consiglio intanto ai burocrati europei, prima di assumere una decisione ad alta gradazione di ingiustizia, di bere un buon bicchiere di vino della nostra terra. Può favorire non solo la verità, come da antico proverbio, ma anche un’opportuna dose di buon senso».

Articoli correlati