Nell’articolo “Puglia Verde: un brand da esportazione”, Ambient&Ambienti descrive come all’estero, a cominciare dalla California, dove nei giorni scorsi si è tenuto il 3° summit sul clima cui hanno partecipato i governatori di tutto il mondo, la Green Economy pugliese sia diventato un brand, un marchio o meglio un esempio da seguire. Una corretta analisi cosiddetta econometrica che prende in considerazione sia i benefici economici sia i danni ambientali, ha consentito alla Puglia di concentrare ricerca e investimenti sull’eco-sostenibilità. Iniziative sono state prese nei settori economico, legislativo, tecnologico e dell’educazione pubblica con risultati positivi. La Puglia grazie all’utilizzo di risorse rinnovabili come l’eolico e il solare produce più energia di quanto necessita;

questo vuol dire anche meno dipendenza energetica dall’estero e da fonti inquinanti, con conseguente abbattimento di emissioni di gas serra, di riduzione dell’inquinamento locale e globale. Concetti ma soprattutto risultati molto apprezzati dal Governatore della California Arnold Schwarzenegger che ha proposto al governatore Nichi Vendola di essere uno dei fondatori dI R20, Regions of Climate Action, le Regioni per l’azione climatica, (una rete per promuovere azioni importanti a livello regionale per fermare l’effetto serra). Quanto a educazione pubblica, un ruolo importante lo ha svolto l’Acquedotto Pugliese; l’iniziativa, patrocinata dalla Regione Puglia e dall’Anci Puglia si è conclusa con la distribuzione gratuita a tutti i richiedenti di un kit per il risparmio di acqua. A contribuire ai buoni risultati dell’economia verde anche il settore dei trasporti.
A questo proposito, Ambient&Ambienti ha chiesto ai responsabili dei tre maggiori vettori locali e nazionale quali soluzioni hanno adottato per ottenere una movimentazione eco-sostenibile. Francesco Mariani è il presidente dell’Autorità portuale del Levante. Portare energia sottobordo alle navi perché non tengano accesi i motori per produrre energia propria è uno dei progetti in atto nel porto di Bari, un problema molto complesso rappresentato dal fatto che a Bari non attraccano solo traghetti ma anche navi da crociera. «E ci sono momenti in cui abbiamo tre grandi navi da crociera, nel porto. E questo è l’aspetto più pesante – spiega Mariani – perché ogni nave da crociera consuma un’energia pari al consumo di Bari vecchia». Dal punto di vista ambientale, invece, l’ente sta progettando nuove strutture all’interno dell’area portuale, con la presenza di fotovoltaico, per produrre l’energia necessaria per l’illuminazione delle parti comuni.
E sempre sul terreno di una riqualificazione ambientale, l’Autorità portuale ha pubblicato un bando di gara per il ritiro dei rifiuti da bordo, che sia controllato. Infatti, «noi stiamo già dialogando con le autorità portuali dirimpettaie – Croazia, Montenegro, Albania e Grecia -, in modo da avere un controllo in particolare sui rifiuti che sia omogeneo». In sostanza, dice Mariani, «non vorremmo che noi controlliamo bene ma in realtà poi i rifiuti invece vengono scaricati in altri porti senza le regole che invece noi abbiamo imposto». Quella di Bari è l’unica Autorità portuale a livello europeo nella progettazione del risparmio energetico. «Noi siamo l’unica Autorità portuale – risponde il presidente Francsco Mariani – che è stata accolta dal progetto comunitario e quindi vogliamo approfittare di questa cosa per vedere di utilizzare fondi europei ma soprattutto anche le innovazioni che vengono proposte». Ma anche il trasporto su gomma può essere eco-sostenibile.
Una spiegazione ce la da Alfonso Trapani. Secondo l’amministratore delegato di ANITA Servizi s.r.l. partecipata da ANITA (Associazione Nazionale Imprese Trasporti Automibilistici), si possono anche costruire mezzi meno inquinanti ma questo dipende da chi progetta i futuri veicoli industriali. Non c’è da parte degli autotrasportatori nessuna preclusione a usare questo o quel mezzo, infatti, se costruissero mezzi a metano, spiega Trapani, autotrasportatori e associazioni sarebbero tutti felici. Però c’è il problema della congestione del traffico e dell’inquinamento. Questo si può affrontare, secondo Trapani, attraverso alcune azioni. Una soluzione è quella di far percorrere ai veicoli meno chilometri a vuoto per andare a cercare il carico. E, quindi, supportare gli autotrasportatori, in particolare quelli molto piccoli, con strumenti e strutture, utilizzando anche l’informatica. «Voglio ricordare che, dire riduciamo il numero dei veicoli significa poco. Se, invece, diciamo riduciamo il numero delle tonnellate chilometro, cioè il numero dei chilometri che fanno i veicoli, in particolare abbattendo per primi quelli che girano a vuoto, avremo un effetto positivo dal punto di vista dell’inquinamento».
Un ruolo importante per risolvere il problema del numero di tonnellate chilometro ce l’ha il ministero dei Trasporti. È una necessità, secondo Trapani, di chi governa il Paese; se c’è un problema di inquinamento bisogna guardarlo da tutti i punti di vista. I collegamenti su ruota verso l’estero passano tutti attraverso le Alpi ma queste, oltretutto, presentano ecosistemi particolari, «c’è una battaglia permanente per ridurre il passaggio di qualunque tipo di veicolo. Poi, di là c’è l’Austria che fa il suo gioco». Sensibili miglioramenti ci sono stati con l’utilizzo del sistema intermodale. «Sicuramente. Per esempio, anche quando sono state costruite le cosiddette autostrade del mare, l’Adriatico e il Tirreno, con l’ecobonus si sono date risorse per invitare gli autotrasportatori che dovevano fare lunghe distanze a prendere la nave, c’è stata un’adesione significativa di autotrasportatori. Questo dimostra che l’autotrasportatore non ha nessuna voglia di stare sulle strade a fare i rodei, a fare traffico oppure a inquinare».
L’inquinamento secondo alcuni, si può abbattere trasferendo il trasporto delle merci su ferrovia. Questa ipotesi non vede d’accordo però l’AD di Anita servizi. Infatti, spiega Trapani, la maggior parte dei traffici su gomma sono quelli interregionali, che non superano, cioè, i 300 chilometri. Nessuna linea ferroviaria è competitiva sui 300 chilometri. «Qualche anno fa facemmo degli studi. L’utilizzo di un carro ferroviario è di 16 giorni mese, l’utilizzo di un semirimorchio di un camion è di 24 giorni mese. Si rende conto della differenza di produttività?». Ma le stesse Ferrovie dello Stato, aggiunge Trapani, stanno abbandonando il trasporto delle merci, a causa di un maggiore deperimento della quantità delle merci trasportate. Inoltre «il nostro sistema ferroviario ha un altro problema: ha la vocazione del trasporto dei passeggeri. È tutto organizzato, anche le tracce, fondamentalmente, sui passeggeri». Una conferma a questa teoria ci viene data dall’Ing. Michele Ronchi, vicedirettore di esercizio di Ferrotramviaria S.p.A. Il servizio offerto dalla società è, appunto, un trasporto pubblico locale di massa. Sono più di sei milioni l’anno i viaggiatori che utilizzano il servizio di Ferrotramviaria, «che si sviluppa esclusivamente con un sistema di trazione elettrica, non diesel – conferma l’ing. Ronchi – e quindi il nostro effetto nell’ambito di un miglioramento della qualità ambientale è connesso strettamente proprio alla nostra attività».
L’obiettivo dell’azienda è quello di togliere quante più persone alle auto private e spostarle sul trasporto pubblico, con un incremento che nel corso degli ultimi cinque anni ha raggiunto il 60 – 70% di utenza e di superare i sei milioni entro il 2010. Un altro rilevante obiettivo raggiunto da Ferrotramviaria, negli ultimi anni, è il collegamento con il quartiere San Paolo. Grazie al quale, oltre al fatto di poter collegare in quindici minuti l’ospedale San Paolo al centro di Bari, a piazza Moro, ha un vantaggio indubbio i termini sociali. Nel senso che sta riuscendo a collegare un quartiere, che di per sé, è sempre stato estraneo all’area urbana di Bari, con il centro della città. «Le posso dire tra l’altro che il decoro, l’attenzione che la gente che utilizza il nostro servizio sta mostrando nei confronti di questa opportunità che li aiuterà a migliorare anche la qualità della vita, è eccellente». Le città che la linea ferroviaria attraversa sono ormai tutte piuttosto densamente popolate. Motivo per cui Ferrotramviaria sta intensificando il numero di fermate urbane per attrarre sempre maggiore utenza al servizio ferroviario. «La stazione finisce per essere un bacino di attrazione per un numero magari non elevatissimo di viaggiatori, considerando che le città ormai si sono estese molto – dice Ronchi -.
La possibilità di avere altre aree servite da una fermata in adiacenza, chiaramente attrae maggiore utenza. Lo abbiamo fatto per Bitonto, lo faremo prossimamente anche per Corato». Altri interventi che hanno una ricaduta principalmente in termini di sicurezza sia ferroviaria sia stradale ma, soprattutto, in termini di riduzione dei tempi di percorrenza per quanto riguarda il traffico stradale, sono quelli della soppressione dei passaggi a livello nelle aree urbane, mediante sovrappasso o sottopasso. A Bitonto, Corato e Terlizzi i principali cantieri che dovrebbero chiudersi entro il secondo semestre 2011. E sottolinea, il direttore tecnico di Ferrotramviaria S.p.A., un altro aspetto relativamente alla possibilità di convogliare il traffico su ferro e quindi ridurre il traffico sulle nostre strade e cioè la realizzazione di parcheggi di scambio, vedi Andria, in adiacenza alle stazioni.