
È stata già ribattezzata come un’azienda Italiana “artisticamente ambientalista”. Si chiama Cingomma, ha sede a Torino e realizza accessori moda riutilizzando ruote di bicicletta. Tra creatività, riciclo, etica e ambiente
Erano attorno a un tavolo, a cena. E gli lanciarono, quasi per gioco, una “sfida”: trasformare la sua esperienza nella lavorazione dei materiali in un progetto imprenditoriale. Sono passati dieci anni da quando Maurizio Sacco quella proposta l’ha accettata. E la sua capacità di realizzare cinture artigianali con copertoni usati di bicicletta è diventato un brand: Cingomma.
L’idea

Un decennio vissuto attraverso un progetto caratterizzato da un’idea sostenibile: “Trovare del bello in qualcosa che solo apparentemente è destinato a fine vita”, spiega Ivan Sartorio, responsabile marketing di Cingomma. Nel caso della società di Torino, recuperare copertoni e camere d’aria di bicicletta usate, per realizzare creazioni originali come cinture, borse, portafogli e accessori d’abbigliamento di vario genere.
La collaborazione è principalmente con le ciclofficine. “Si recupera la materia prima, quella che loro dovrebbero dismettere in discarica, assicurando così un doppio vantaggio: ambientale, perché si allunga la vita del materiale ed economico in quanto si risparmiano i costi dello stoccaggio in discarica”.
Come sono realizzate
I prodotti sono variegati, ma le cinture sono alla base del progetto. La cintura Cingomma – come si legge anche sul sito – è la madre di tutte, nasce da un vero copertone di bicicletta, ha macinato chilometri ed è stato amato dal suo proprietario. Ma si trovano anche gomme da corsa e da strada, originali e riverniciate per rendere ogni pezzo ancora più unico. Pneumatici particolarmente vecchi sono contraddistinti dalla dicitura Vintage mentre la YouTattoo è il risultato di creatività, tecnologia e amore per il Pianeta: è realizzata con la tecnica del water transfer printing per un colore eterno e sorprendentemente originale. La cintura Tube è l’ultima arrivata in casa Cingomma e proviene dalle vecchie camere d’aria di bicicletta usate.
L’e-commerce

A caratterizzare Cingomma c’è anche il singolare rapporto con l’e-commerce. L’azienda, infatti, non permette l’acquisto online se nelle vicinanze è presente un negozio fisico. “In sostanza – spiega Sartorio -, quando si fa l’ordine, se il codice di avviamento postale indica che nelle vicinanze c’è un luogo fisico dove vendono i nostri prodotti, l’ordine si blocca e il cliente viene invitato ad andare dal negozio partner”. Tutto questo perché “abbiamo fatto della difesa del lavoro uno dei nostri pilastri e quando abbiamo deciso di aprire un e-commerce abbiamo preso questa decisione per tutelare le donne e gli uomini che ci hanno sempre supportati”. E di negozi, ce ne sono eccome: “I nostri prodotti vengono distribuiti a negozi di abbigliamento e concept store, con trecento punti vendita e all’estero, dalla Francia alla Polonia”.
La fase 2
Il lockdown ha, ovviamente, influenzato anche loro. Il timore per la “fase 2” c’è, inutile negarlo. Ma c’è anche tanta consapevolezza dell’occasione di “tornare indietro su alcuni concetti e rivedere determinati stili di vita”. Nel frattempo, però, ad aprile l’azienda ha lanciato una nuova campagna: “Tutti a casa! Cingomma vi ringrazia con un buono sconto – 20% sulla collezione on-line”. Con il pensiero proiettato al futuro e alla creatività del riciclo. E, perché no, a un’altra sfida la lanciare a cena.