‘Il problema del cambiamento climatico è la violenza contro la terra’. Parola di Vandana Shiva

Vandana Shiva (Ph festivalcinemambiente.it)

“Il problema del cambiamento climatico è la violenza contro la Terra. Sono 200 anni che c’è questo problema. Per un secolo abbiamo usato il carbone e nel successivo carbone e petrolio”.

Napoli, Roma, Firenze, Torino sono le tappe di un tour che ha portato in Italia l’attivista e ambientalista Vandana Shiva, tra i principali leader dell’International Forum on Globalization.

La scienziata, laurea in fisica quantistica in Canada e insignita nel 1993 del Right Livelihood Award che onora quanti lavorano a soluzioni pratiche ed esemplari ai problemi più urgenti con cui il mondo si confronta e che l’ha premiata “per aver posto le donne e l’ecologia al centro del moderno dibattito sullo sviluppo”, non usa giri di parole.

«Non possiamo salvare il pianeta senza cambiare il paradigma economico, culturale e ambientale che regge le nostre vite. Solo scegliendo la via della cura, nel rispetto della Terra, consegneremo alle nuove generazioni un mondo migliore». Il suo ultimo saggio, uscito a gennaio, Dall’avidità alla cura. La rivoluzione necessaria per un’economia sostenibile, auspica un cambiamento necessario del paradigma capitalista. Da un’economia estrattivista che concepisce il mondo come qualcosa da sfruttare, si deve passare a un’economia della cura, basata sulla produzione di oggetti che abbiano un uso circolare per un maggior rispetto dell’ambiente ma anche perché “la salute del Pianeta e la nostra salute non sono separabili”.

Tra le ambientaliste più famose al mondo per le battaglie contro gli Ogm, la tutela dell’ambiente e la difesa dell’agricoltura fatta dai contadini e non dalle grandi industrie, Vandana Shiva invita a un cambio di mentalità: «La salute è un esempio di come abbiamo lottato per i diritti. La globalizzazione li sta smantellando. Per questo dobbiamo creare nuove forme di solidarietà. Il diritto alla salute deve diventare l’appello unificante per i diritti della Terra e per i diritti umani nel nostro tempo».

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Molti i temi al centro del suo pensiero e a riprova delle sue tesi, sfila purtroppo un lungo elenco di problemi: dalla perdita di biodiversità ai gas serra, dalla riduzione della fertilità dei suoli all’inquinamento, dal surriscaldamento dei mari e dell’atmosfera all’estinzione di specie animali, dalle malattie croniche e pandemiche alle crisi idriche. Senza dimenticare l’attualità.

La guerra in Ucraina e la crisi del grano

(Ph Peggy Choucair – Pixabay)

«La guerra in Ucraina dura da tre mesi. La carestia e la crisi alimentare in tante aree del mondo sono ben più vecchie. La guerra alimenta le speculazioni finanziarie sul cibo, ma monopolisti e finanza, che ne approfittano, erano attivissimi già da anni». La paladina della biodiversità e del diritto di cittadinanza dei contadini di tutto il pianeta, sulla crisi del grano ha detto da Napoli: «La crisi alimentare è il risultato di politiche antiche: hanno distrutto la sovranità sul cibo, hanno creato la dipendenza di alcuni Paesi da altri. Questo hanno fatto le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio che ha imposto la globalizzazione. Così oggi, ad esempio, l’Africa dipende per l’85% da cibo prodotto da altri quando ha un potenziale tanto grande che potrebbe nutrire altri posti del mondo». E ancora: «Ci sono Paesi che esportano più grano dell’Ucraina. La verità è che la crisi del cibo è la crisi dell’avidità e di quattro multinazionali che traggono profitto da questa situazione».

Da Napoli a Firenze, dove ha firmato un accordo di collaborazione fra la sua Navdanya International, che si batte per difendere la biodiversità dei semi, e l’Associazione per l’agricoltura biodinamica presieduta da Carlo Triarico, con cui ha collaborato alla scrittura del libro Cibo ribelle che critica il sistema orientato alla produzione di cibo industriale. «La guerra in Ucraina – ha detto a Firenze – è un fatto terribile ma l‘allarme sul blocco delle esportazioni del grano è uno strumento per abbattere le politiche europee che si oppongono agli Ogm e per favorirne la coltivazione».

La vera emergenza è un’altra: «E’ quel miliardo di persone, che rappresentano un settimo dell’intera popolazione mondiale, destinato a soffrire la fame per il controllo dell’agricoltura da parte di multinazionali. In India i contadini che cercano di ribellarsi e di difendere le coltivazioni autoctone sono minacciati, le proteste di piazza a Delhi sono andate avanti per quattordici mesi ma serve una mobilitazione generale: i coltivatori come i consumatori sono vittime del fake food, di quel sottoprodotto alimentare che tutti siamo costretti a mangiare e che fa ammalare i nostri corpi e l’intero pianeta».

Cibo e agricoltura

Il vicesindaco di Roma Pierluigi Sanna con Vandana Shiva al dibattito su “Ecologia profonda e agricoltura rigenerativa” promosso dall’Unione Buddhista Italiana (Ph Città metropolitana di Roma Capitale)

«Pensiamo che la Terra sia solo materia inerme, ma siamo stati resi ciechi. La Terra ha una famiglia vivente. A causa dell’industrializzazione e della globalizzazione, tutti gli esseri sono stati ridotti a nulla. Questo è stato omicidio della cultura: uccidere la conoscenza della vita! C’è voluta molta violenza – ha detto a Roma – per mettere a tacere la conoscenza del vivere. Il cibo è la valuta della vita e ci connette gli uni agli altri». Da qui l’importanza di riscoprire l’agricoltura come cultura e cura della terra. «Dobbiamo ritornare al vero verde, quello che ha il colore della vita, delle piante e delle foglie; dobbiamo far crescere un cibo che rigeneri la terra affinché possiamo mangiare un cibo che rigeneri la terra e noi stessi».

No dunque all’industria agricola che «ci ha dato l’illusione che il cibo sia merce di scambio» e che  «sta introducendo strumenti di guerra nell’agricoltura, e la sta avviando a una guerra contro la Terra».

Se la biodiversità è scomparsa a causa dell’agricoltura moderna che ha trasformato «l’agricoltura in un ventilatore che tiene in vita piante tossiche», l’invito è a riscoprire i prodotti autentici della terra: «Vogliamo davvero cibarci di beni di consumo vuoti? Il cibo di oggi ha, ormai, perso tutti i valori nutrizionali».

La vera Green Economy

Cambiare il paradigma malato è possibile a patto di cambiare la visione delle cose, a cominciare dalla presunzione di essere al vertice della piramide evolutiva. “Dobbiamo liberare il nostro immaginario e le nostre pratiche stabilendo una nuova alleanza ecologica tra le generazioni”. Come? Con il pensiero vegetale: “Le piante possono insegnarci visioni del mondo e valori che ci aiutano a vivere in armonia con la natura, le altre specie e noi”.

Come evidenziato al Festival CinemAmbiente di Torino, dove la teorica dell’ecologia sociale ha ricevuto il Premio dalla Terra alla Terra, “per il suo costante impegno personale e professionale nell’affrontare i problemi legati al suolo e nel proporre soluzioni utili per la salute, la sicurezza alimentare e la biodiversità”, oggi siamo invece testimoni di una concentrazione senza precedenti del controllo del sistema agroalimentare: “Oggi siamo testimoni di una concentrazione senza precedenti del controllo del sistema agroalimentare internazionale in cui convergono essenzialmente tre aspetti: il controllo dei semi, dell’industria chimica e delle innovazioni biotecnologiche, attraverso il sistema dei brevetti. Il diritto al cibo, la libertà di disporre del cibo è una libertà per la quale la gente dovrà lottare come ha lottato per il diritto al voto. Solo che non vivi o muori sulla base del diritto al voto, ma vivi o muori sulla base del rifiuto del diritto di disporre di cibo”.

Leggi cosa diceva nel 2011 Shiva: multinazionali contro biodiversità

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