
AmbienteAmbienti ha incontrato il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola nel suo studio per una intervista esclusiva.
Nell’agenda di lavoro del governatore spazio soprattutto per i rapporti di cooperazione con i Paesi transfrontalieri dall’area dei Balcani con progetti che vanno dalla sanità all’agroalimentare, ai beni culturali, già intrapresi nel precedente mandato e l’apertura ai Paesi del Nord Africa. Quanto alle questioni di casa nostra, l’attenzione del presidente Vendola è prima di tutto diretta alla frana di Montaguto, al confine delle province di Foggia e Avellino che, come una linea Maginot, ha tagliato fuori la Puglia dal resto del Paese. Altra preoccupazione sono il ritorno al nucleare e le autorizzazioni alla ricerca del petrolio per volontà del Governo centrale. Abbiamo, quindi, raccolto i commenti del governatore che vanno ad arricchire le pagine che Ambient&Ambienti ha già ampiamente dedicato nei giorni scorsi agli argomenti citati. A cominciare dalla frana che da due mesi ha interrotto la ferrovia Foggia – Benevento, sulla linea Roma – Lecce. Il capo dipartimento della Protezione Civile Nazionale Guido Bertolaso ha preventivato la riapertura dei collegamenti per la fine di maggio ma i lavori di sgombro da fango e detriti, cui duecentoventicinque militari dell’11° Reggimento Genio Guastatori di Foggia partecipano ventiquattro ore su ventiquattro, potrebbero slittare di alcune settimane a causa degli eventi atmosferici.

Presidente, il capo di stato maggiore dell’esercito, generale di corpo d’armata Giuseppe Vallotto ha fatto sapere che ci vorranno ancora alcune settimane perché sia ripristinata la linea ferroviaria, si arriverebbe a metà giugno, quindi. Bertolaso smentisce e conferma che “non ci sarà alcun ritardo”, quindi la ferrovia sarà riaperta tra ventuno giorni: cosa non ha funzionato da subito e cosa non va ancora nell’intervento della protezione civile?
«Ho l’impressione che ci sia stato un ritardo nella valutazione del danno che quella frana aveva determinato. Credo che dovremo naturalmente attendere che le promesse che sono state fatte vengano mantenute. Perché lì si blocca un pezzo dell’Italia. È un nodo strategico del diritto alla mobilità che viene messo in mora. Ci aspettiamo che indipendentemente dall’arrivo o meno di Bertolaso che continuino tempestivamente le opere di messa in sicurezza di quel territorio e che sia ripristinata la linea ferroviaria. Io in questo caso sono molto disponibile alla collaborazione per ottenere il risultato. E il risultato che non bisogna mai perdere di vista è quello: la messa in sicurezza del territorio e il ripristino della rete ferroviaria. Dobbiamo ricordare, vedendo la frana di Montaguto, che è una realtà impressionante, che la principale opera pubblica di cui ci sarebbe bisogno nel Mezzogiorno d’Italia è il riassetto idrogeologico del territorio (per leggere l’articolo fai click qua sopra) ».
A proposito delle prospezioni petrolifere davanti a Polignano a Mare e alle Isole Tremiti, l’onorevole Salvatore Tatarella ha detto: «La Regione avrebbe tenuto per lungo tempo, questa richiesta di sondaggi, senza dare una risposta». (per leggere l’articolo fai click qua sopra)… «E il Ministero, in mancanza di un parere regionale – continua Tatarella -, ha dovuto cedere alle pressioni della società (la Petroceltic Elsa n.d.r.) che premeva per ottenere le autorizzazioni».

«Credo che ci siano esercizi olimpionici di arrampicata sugli specchi, in questo caso. Quella del Governo Berlusconi è una destra arcaica, culturalmente arretrata che insiste nel proporci pezzi di un modello di sviluppo che è distruttivo dell’ambiente del territorio delle vocazioni del mezzogiorno d’Italia. Questo girotondo di parole non serve a niente. Il Governo Berlusconi pensa che in Adriatico bisogna fare le perforazioni dei fondali marini per cercare petrolio. Noi diciamo no! Intanto perché quello è un petrolio cattivo, di pessima qualità. Con una quantità di inquinanti impressionante. Secondo, perché il nostro petrolio è il mare. La nostra vocazione economica fondamentale è quella legata alla valorizzazione di un paesaggio, di una realtà costiera tra le più suggestive del mondo. Non si può di volta in volta cercare argomentazioni cavillose, perché non si ha coraggio di fare una lotta politica aperta, dentro gli schieramenti politici. Il centro destra vuole le centrali nucleari, i rigassificatori, le piattaforme petrolifere perché non solo arcaico culturalmente ma è legato a interessi lobbistici internazionali che sono spaventosi. Anche il centro sinistra talvolta è subalterno a questa logica e a questi interessi. Allora io non ho alcuna esitazione nel dire dove deve essere collocata la Puglia. Punto! Quindi noi diciamo No alle piattaforme petrolifere»! Una buona notizia viene, invece, dal Salento dove sviluppo dell’eolico è uguale a nuovi posti di lavoro ed energia elettrica a impatto ambientale zero.

Un’ultima domanda presidente: Il Comitato della Regione Puglia per la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) ha approvato il progetto del primo parco eolico offshore al largo della costa salentina.
«Si tratta di una notizia straordinaria. Se si pensi che Sarkozy ora intende farne nove di parchi eolici offshore, noi siamo già partiti. A venti chilometri dalla costa di Tricase, quindi non visibile dai bagnanti e dai turisti. Con impatto ambientale zero. Con la riconversione di centoventi lavoratori ormai senza più lavoro, dell’arsenale di Brindisi. E con ulteriori centoventi posti di lavoro, per un totale di duecentoquaranta posti di lavoro per un settore assolutamente innovativo. A me pare una bella notizia».