Il no della Puglia alle trivelle

Dopo l’incontro a Lecce oggi a Bari l’assessore all’Ambiente Maraschio ha incontrato i sindaci delle province di Bari, Bat, Taranto e Foggia

L’assessore all’Ambiente Anna Grazia Maraschio e il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano

 

Un muro compatto, pronto ad alzare i toni della voce e della protesta se, come pare, il governo centrale resterà fermo nei suoi propositi di trivellare l’Adriatico alla ricerca di idrocarburi. Con un particolare non irrilevante e cioè che il decreto Aiuti quater, approvato in Parlamento, prevede che le prospezioni si possano fare già fra 9 e 12 miglia dalla costa e non più a non meno di 12 miglia, come previsto dal Testo unico ambientale. Non solo prevede il via libera all’aumento delle quantità estratte da coltivazioni esistenti ed al rilascio di nuove concessioni nei giacimenti situati tra le 9 e le 12 miglia dalla costa. Il muro anti-trivelle che parte dalla Puglia ha il suo epicentro nell’azione coordinatrice dell’assessore regionale all’Ambiente Anna Grazia Maraschio e si sta estendendo ai sindaci della Puglia. Già il 20 gennaio Maraschio aveva tenuto un primo incontro a Lecce con le associazioni del territorio e i rappresentanti degli enti locali. Oggi nuovo incontro con gli amministratori di diversi comuni della provincia di Bari, Bat, Taranto e Foggia. Un muro verde perché le trivelle non vanno certo nella direzione tracciata dalla Regione Puglia negli ultimi 20 anni a cominciare da Vendola per continuare con Emiliano. Una Regione, come ha sottolineato l’Assessore «incentrata su uno sviluppo sostenibile, sulle rinnovabili, sulla creazione di un hub energetico». Una strada segnata da anni che non si ha alcuna intenzione di abbandonare. «Anche per queste motivazioni – prosegue Maraschio – non possiamo che essere fortemente contrari alle trivelle, una scelta che ci riporta indietro negli anni, a un sistema energetico obsoleto, dannoso sul piano ambientale e inutile dal punto di vista degli approvvigionamenti». Quello di Lecce e oggi quello di Bari sono stati i primi incontri necessari per coinvolgere amministratori e comunità locali, momenti di partecipazione e di ascolto che precedono quelli istituzionali, a cominciare da quello che si farà con i consiglieri regionali, partendo da una mozione anti-trivelle approvata all’unanimità.

 

A rischio le aree marine protette delle Isole Tremiti, Torre Guaceto e Porto Cesareo

Isole Tremiti

Con il nuovo decreto e con la possibilità di realizzare nuovi pozzi di estrazione di idrocarburi gassosi, già a partire dalle 9 miglia «saranno a rischio le nostre aree marine protette, quelle delle Isole Tremiti, Torre Guaceto, Porto Cesareo. Sarà a rischio la popolazione di cetacei, sulla cui tutela si stanno investendo ingenti risorse di ricerca». L’assessore all’Ambiente ha costituito un team tecnico/scientifico formato da Ferdinando Boero, già ordinario di Zoologia e Biologia Marina all’Università del Salento, e oggi chair alla Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, Vito Felice Uricchio, dirigente dell’Istituto di Ricerca Sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche, e Angelo Tursi, professore ordinario di Ecologia applicata presso l’Università di Bari. L’intenzione è quello di realizzare un documento scientifico da sottoporre all’attenzione del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e del Ministro per le Politiche del mare. A Lecce Maraschio aveva sottolineato che la Puglia ha abbracciato con il Pnrr la necessità di una transizione energetica che riguarda l’abbandono dei combustibili fossili per passare a fonti energetiche più sostenibili, soprattutto le rinnovabili dove la Puglia è la prima regione in Italia.

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“Scelta dannosa, alto è il rischio di danneggiare gli ecosistemi marini, oltre che di fuoriuscite di idrocarburi”

«Le trivelle vanno contro le prescrizioni dell’Unione Europea. È una scelta che non ha senso.

Torre Guaceto

Una scelta dannosa, perlopiù. Perché – ha argomentato Maraschio – per cercare gli idrocarburi in mare si faranno delle prospezioni con gli argani, che sono una fonte di rumore fortissimo, secondi solo alle esplosioni atomiche sott’acqua e c’è un’amplissima letteratura che dice che influenzano il funzionamento degli ecosistemi. Per quanto invece riguarda le perforazioni si esporrà a uno stress enorme le comunità che vivono sui fondali. Poi c’è il rischio di fuoriuscite di idrocarburi o altro. È altissimo il rischio di danneggiare gli ecosistemi marini e di conseguenza le comunità pugliesi che vivono e traggono la loro economia dal mare».

 

Gli interventi degli amministratori locali

Annamaria Curcuruto – Assessore alla Visione urbana del Comune di Andria

Fra i diversi interventi degli amministratori locali oggi quello dell’assessore alla Visione urbana del Comune di Andria, Annamaria Curcuruto che ha ricordato come già l’amministrazione regionale a guida Vendola, 15 anni fa, ha rilanciato le rinnovabili in Puglia, creando una economia solida. «Dobbiamo fare un patto con il governo, affermando che sono le comunità locali a scegliere quale fonte di energia sia migliore e più sostenibile per lo sviluppo del proprio territorio. Non si possono scavalcare le comunità locali e di certo non si può imporre l’attività delle trivelle, una fonte di energia assolutamente antieconomica e contrastante con la tutela ambientale. La Puglia ha 900 chilometri di costa, per noi pugliesi il danno economico e ambientale sarebbe enorme». Laura di Santo, assessora all’ambiente del Comune di Taranto, ha sottolineato che «Il ministero dell’ambiente sta costituendo l’area marina protetta nel golfo di Taranto, riconoscendo quindi il nostro ecosistema, su cui nasceranno delle forme di tutela. Le scelte sulle trivelle non sono compatibili con quanto stiamo portando avanti a Taranto». Elvira Tarsitano, assessore all’ambiente del Comune di Mola di Bari ha sottolineato che: «La scelta di investire sulle trivelle contrasta con il Green Deal della Commissione Europea e con il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, riguardo gli obiettivi di biodiversità marina, terrestre e cambiamenti climatici. In un momento storico come questo puntare sulle trivelle è assolutamente anacronistico».

 

 

 

 

 

 

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