
Cosa è successo in questi ultimi anni nel panorama internazionale? Chi ha guadagnato e chi ha perso nella produzione e distribuzione di gas? Quali sono gli stati rampanti? Attraverso quali percorsi il gas arriva i Europa? La guerra in Ucraina cambierà i rapporti di forza tra paesi produttori e paesi acquirenti? Una analisi approfondita che non trascura le ripercussioni di un aspetto fondamentale alla base dell’attacco di Putin alla repubblica Ucraina
Nel corso degli ultimi anni tre grandi movimenti hanno caratterizzato il mercato mondiale del gas:
- Gli USA sono diventati il primo produttore mondiale
- La Russia sta ristrutturando la geografia della sua produzione
- La Cina è diventata il primo importatore mondiale.
Evidentemente la crisi ucraina sta scompigliando – ancora una volta – i mercati dell’energia senza dimenticare gli equilibri geopolitici globali, con un impatto drammatico sull’economia, sulla finanza, sui mercati delle materie prime… e sulle popolazioni!
Anzitutto bisogna osservare che la produzione commercializzata mondiale di gas naturale è aumentata da 2400 miliardi di metri cubi (Gm3) a circa 4100Gm3 nel 2021. Nel 2020, a causa della pandemia e del violento ribasso dei prezzi, la produzione mondale era calata del 2,9%; al contrario, nel 2021, la produzione ha recuperato il suo livello del 2019, con un rialzo del 3,4%. Secondo le statistiche del rapporto annuale sull’energia della British Petroleum (considerata la bibbia nel mondo dell’energia), due paesi rappresentano il 43% della produzione mondiale: si tratta di USA e Russia, seguiti da Iran (6%), Cina (5%) e Qatar (4%).
Il boom del gas di scisto negli USA
Dal 2009 gli USA hanno superato la Russia e sono tornati ad esser il primo produttore mondiale grazie al forte rialzo della produzione di gas di scisto che ha radicalmente modificato il panorama del gas americano e mondiale. Tre altri paesi producono gas di scisto: Argentina, Cina (che possiede le più grandi risorse del mondo e Canada, (ma con un piccolo volume di 35 Gm3 nel 2020). L’Europa potrebbe figurare nella lista poiché possiede risorse di questo tipo; ma la pressione sociale impedisce questo tipo di attività. Alcuni prodotti aggiunti all’acqua (vengono utilizzati 1084 prodotti chimici nelle differenti tecnologie) che è destinata a «spaccare» il sottosuolo possono inquinare le falde freatiche e modificare la struttura del sottosuolo delle regioni di estrazione. Si inietta dell’acqua alla pressione di 300 bar in pozzi che hanno una profondità dai 1500 ai 3000 metri; l’acqua è pura al 97% e gli additivi rappresentano il 3%.
Verso la metà degli anni 2000, il trend al ribasso della produzione di gas americana favorisce il lancio di progetti per favorire l’importazione nel paese: nel 2007 ci sono addirittura 43 progetti.
L’utilizzo della trivellazione orizzontale e della fratturazione idraulica con un forte abbassamento di costi con il progresso tecnologico nel settore fanno esplodere la produzione: ora il 78% della sua produzione totale di gas è di origine scistosa, contro il solo 7% nel 2007. L’estrazione di gas con metodi tradizionali scende, ma il volume totale prodotto tra il 2010 e il 2021 sale del 60% e l’ l’Energy Information Administration (EIA ) ha scritto che la produzione potrebbe superare i 1000Gm3 dal 2023.

L’effetto sui prezzi del gas (prezzo spot Henry Hub, Erath in Louisiana) sul mercato americano è terribile: i prezzi passano da un media di 9 US$/MBtu del 2008 à une forchetta 2-4.5 US$, durante il decennio successivo. E lo spread tra i prezzi americani e quelli delle altre regioni di consumo sono tanto importanti che i produttori USA realizzano investimenti per poter esportare il loro gas. Si tratta di costruire delle unità di liquefazione del gas che deve viaggiare a -163° in navi metaniere.
Le esportazioni di GNL americano sono cominciate nel febbraio 2016 a partire dall’unità di liquefazione di Sabine Pass (grande porto industriale in Louisiana a 4 miglia nautiche dalla costa del Golfo del Messico). Altre 6 unità di liquefazione sono entrate in servizio , tra il 2018 e il 2021 e la capacità di esportazione in questo momento è di circa 100 Gm3/anno. Nel 2021, il paese ha esportato 89 Gm3 di GNL e figura al terzo posto, dopo l’Australia e il Qatar; nel 2022 gli USA potrebbero diventare il primo esportatore mondiale di GNL (non si considerano i gasdotti). Va segnalato che i contratti di esportazione degli USA sono diversi dai contratti standard. Sono più flessibili e non esiste la clausola di destinazione finale, il GNL americano può dunque essere esportato verso il mercato miglior offerente. Inoltre, i contratti col gruppo americano Cheniere sono indicizzati al prezzo spot di Henry Hub. Si tratta di contratti di tolling, con un riserva di capacità di liquefazione per durate di 15-20 anni contro pagamento di una commissione. Il tolling è un contratto nel quale il produttore di gas si impegna a consegnare all’impresa che si si impegna a liquefare un certo volume durante un tempo determinato. Questa formula è vantaggiosa per le 2 controparti che beneficiano di una garanzia di flusso di gas da lavorare e una garanzia di disporre della capacità industriale di liquefarlo.
La Russia ristruttura i flussi di esportazione
Nel 2021, la Russia è il secondo produttore mondiale con una produzione di 762Gm3. Il gruppo Gazprom detiene il 70% delle riserve del paese e ha estratto il 68% della produzione totale russa del 2021, vale a dire 515 Gm3. Venti anni fa, Gazprom aveva pressoché il monopolio sul mercato russo; in seguito, sono arrivati alcuni produttori indipendenti e altre società petrolifere, per esempio Novatek. Ora, la Russia è il primo esportatore mondiale di gas (attraverso gasdotto) con circa 210 Gm3/anno. Le esportazioni sono realizzate con i gasdotti (sotto forma di gas ad altissima pressione, in generale 70-100 bar) e 40 Gm3/anno con le metaniere (sotto forma liquida). Ci sono due grandi centri: il grande impianto di Sakhalin nell’estremo Oriente Russo e quello di Jamal LNG (Novatek) che è partito nel 2017, sulla penisola di Jamal nell’Artico russo. Ci sono altri progetti in corso (Novatek e Gazprom) che dovrebbero aumentare la capacità di esportazione del GNL a più di 100 Gm3/anno da ora fino alla fine del decennio. Gli ultimi avvenimenti in Ucraina potrebbero cambiare radicalmente questo scenario.
La Russia è il primo fornitore di gas naturale dell’UE e copre il 40% delle importazioni europee: il problema degli approvvigionamenti è molto chiaro! Ma la dipendenza di certi paesi dell’Europa occidentale è superiore: Austria (64%), Germania (49%), Italia (46%).
In Russia, i pozzi della regione di Nadym-Pur-Taz (NPT) in Siberia occidentale stanno invecchiando e allora, dall’inizio degli anni 2010, Gazprom sviluppa la regione produttrice di gas di Jamal; la zona produttrice di Bovanenkovskoye ha raggiunto una capacità di estrazone di 1126 Gm3/anno nel febbraio 2021. Ovviamente i produttori devono modificare la logistica: in effetti, dal 2018, sono operativi i gasdotti di Bovanenkovo-Ukhta et Ukhta-Torzhok, 115 Gm3/an di capacità. Questo sistema trasporta gas da Jamal verso il nord ovest della Russia e verso la Germania attraverso il NORD STREAM 1 (entrato in funzione nel 2013, con una capacità di 55 Gm3/anno ). Questo sistema minimizza la distanza e riduce i costi di trasporto interno del gas verso l’Europa attraverso l’Ucraina (gasdotto Brotherhood, 100 Gm3/anno di capacità) e la Polonia (gasdotto Jamal-Europa, 33 Gm3/anno di capacità). Non va dimenticato il TURK STREAM , 31,5 Gm3/anno inaugurato a gennaio 2020): trasporta gas verso Turchia attraverso il Mar Nero. Il Turk Stream è strutturato su due linee parallele: la prima è destinata ai consumatori turchi, la seconda trasporta il gas verso sud e sud-est dell’Europa. Un secondo gasdotto di esportazione verso la Germania, il NORD STREAM 2, è stato completato da settembre 2021 (55 Gm3/anno) ma non ha cominciato le consegne. Gazprom aspettava una decisione del regolatore tedesco sulle modalità della sua utilizzazione. La Germania ha sospeso ogni procedura d’autorizzazione, dopo l’invasione dell’Ucraina.
Gazprom diversifica alla stessa maniera i suoi mercati ad est del paese. Verso la fine del 2019 è entrato in servizio verso la Cina il gasdotto Power of Siberia (38 Gm3/anno). Gasprom si rivolge al promettente mercato cinese; la capacità di esportazione verso la Cina potrebbe aumentare a più di 130 Gm3/anno con 2 nuovi gasdotti: Power of Siberia 2 (50 Gm3/anno) che parte dalla Siberia occidentale attraverso la Mongolia e un terzo gasdotto partirà dall’estremo oriente Russo. Prima dell’inizio delle olimpiadi d’inverno di Pechino, Putin e Xi hanno firmato un accordo molto importante per esportare gas dalla Siberia orientale verso il nord/est della Cina: 10 miliardi di Gm3/anno all’anno per 30 anni.
L’enorme crescita del commercio internazionale del gas naturale e del GNL
Nel 2020, gli scambi internazionali (escluse le riesportazioni) sono stati di circa 500 Gm3; nel 2021, questo volume sarebbe stato di 80 Gm3 ancora più elevato. Vengono utilizzate formule molto flessibili di approvvigionamento perché si impiegano dei terminali galleggianti capaci di servire rapidamente nuovi marcati. Durante gli ultimi due decenni, il commercio di GNL è stato quadruplicato a circa 500 Gm3 nel 2021. Il mercato è dominato da 4 esportatori che rappresentano il 68% delle esportazioni mondiali nel 2021: L’Australia e il Qatar, ciascuno con il 21%, seguiti dagli USA (18%) e dalla Russia (8%). Verso il 2015, il Medio Oriente rappresentava circa il 40% delle esportazioni totali; il suo peso è diminuito in modo significativo. La domanda è dominata dall’Asia (72%) seguita dall’Europa (21%).

Durante l’ultimo decennio si è assistito alla bolla di gas degli anni 2009-2010 con la rapida salita di potere delle capacità di esportazione del Qatar soprattutto verso gli USA, ma è scoppiata con l’ascesa della produzione americana; in seguito, dopo l’incidente di Fukushima, la domanda di GNL asiatico è ripartita brutalmente. L’offerta rimane scarsa tra il 2011 e il 2015 e in seguito arriva l’ondata del GNL australiano (dal 2015) e americano (dal 2016); la capacità in eccesso ricompare nel 2018-2019, una situazione esacerbata nel 2020 dalla crisi del COVID-19. Il mercato non è in grado di assorbire il forte aumento delle capacità di esportazione e i prezzi scendono a meno di 2 dollari/MBtu a maggio 2020 (prezzo spot in Asia) e i produttori americani riducono la loro offerta di GNL durante l’estate 2020. Ma dal 2021 il commercio mondiale del gas riparte al rialzo (+ 5%) con l’apparizione di numerosi colli di bottiglia (complicazioni) che limitano l’offerta con incidenti tecnici , ritardo delle operazioni di manutenzione). I prezzi esplodono in seguito a: forte ripresa della domanda, problemi tecnici, tensioni geopolitiche, fattori climatici, come per esempio l’assenza di vento nel Nord Europa che ha ridotto drasticamente l’offerta di energia eolica.
Attualmente ci sono importanti impianti di liquefazione in costruzione: si stima questo volume a 216 Gm3/anno: essi stanno per entrare in funzione tra la fine di quest’anno e il 2027. Gli industriali del settore devono decidere gli investimenti per circa 200 Gm3/anno durante quest’anno e il prossimo: più dei 2/3 di questi investimenti dovrebbero essere realizzati negli USA. Ma la situazione tesa sui mercati non dovrebbe migliorare rapidamente.
La crisi ucraina potrebbe riorientare i flussi mondiali: meno gas russo potrebbe arrivare in Europa che, al contrario, deve rifornirsi altrove; questo può significare un calo dei prezzi del gas russo (che, però, sarebbe acquistato soprattutto dalla Cina) ed un aumento dei prezzi del gas americano e del Medio Oriente. Dunque gli spread tra queste macro-regioni di produzione/consumo dovrebbero fluttuare sensibilmente.
Domanda mondiale di gas: la fame pantagruelica della Cina
L’ orientamento “politico” del mix energetico mondiale è chiaro: meno carbone, più gas, energia nucleare e energie rinnovabili. Tra il 2000 ed il 2021 la parte di gas naturale nel mix energetico mondiale è passata dal 22 al 25% (soltanto!!).
L’America del nord è la più grande regione di consumo, l’Asia figura al secondo posto ma la sua domanda è letteralmente esplosa. All’inizio degli anni 2000, c’era un equilibrio relativamente stabile nella crescita della domanda tra i tradizionali paesi importatori (Giappone, Corea, Taiwan) ed emergenti (Cina, India e Sud Est asiatico). A partire dal 2010, la domanda cinese è aumentata violentemente (da più di 250 Gm3 nel 2010 a 365 Gm3 nel 2021) mentre la domanda dei paesi tradizionali e dell’India ha registrato una crescita moderata e quella dei paesi del Sud Est asiatico una crescita debole.

Nel 2013, il governo cinese aveva deciso di lottare contro l’inquinamento atmosferico e, a partire dal 2015, la domanda di gas del paese è esplosa, con momenti di penuria (inverno 2017-18). Al contrario, la Cina ha aumentato la sua produzione nazionale con incrementi del l’8-9% anno dal 2018 (205 Gm3 prodotti nel 2021). La domanda locale supera largamente l’offerta e la Cina deve importare quantità crescenti di gas; le importazioni coprono il 44% del consumo (2021). L’anno precedente, il paese era diventato il primo importatore mondiale di gas liquefatto (metaniere) e di gas trasportato via gasdotto. La Cina dispone di 3 corridoi di importazione che riforniscono l’ovest del paese (Central Asia Gas Pipeline), il sud (gasdotto Cina-Myanmar), il nord (Power of Siberia, tra la Russia e la provincia di Heilongjiangal nord Est della Cina) ai quali bisogna aggiungere le importazioni di GNL tramite metaniere (18 centri di ri-gassificazione coprono il bisogno delle regioni costiere dell’est e del sud della Cina). Le importazioni cinesi sono in forte crescita e determinano sempre di più gli equilibri sul mercato internazionale di GNL. Il Paese ha due obiettivi nel settore dell’energia: ridurre l’impiego del carbone a partire dal 2030 ed arrivare alla neutralità dal carbone nel 2060; ciò significa che la domanda cinese di gas crescerà molto fortemente e sta, probabilmente, per diventare la chiave di volta nella fissazione dei prezzi mondiali di questa fonte di energia.
Oggi il gas rappresenta l’8,7% (nel 2020) nell’energy mix cinese; dovrà raggiungere il12-13% nel 2030
La domanda indiana (65 Gm3 stimati nel 2021) rappresenta una parte molto limitata della domanda mondiale. Attualmente il gas pesa meno del 7% nell’energy mix ma il governo ha fissato un obiettivo coraggioso: aumento della quota del gas al 15% entro il 2030. Il mercato indiano del gas è molto particolare perché c’è una grande elasticità dei prezzi: il paese è ancora “povero” e, quando i prezzi aumentano, importa di meno, riducendo il suo consumo di energia; prova anche ad aumentare la produzione nazionale che, però, incontra molti problemi per essere efficace.

I paesi dell’Asia Sud Est, compresi Bangladesh e Pakistan, sono anche molto sensibili all’evoluzione dei prezzi. Questo bacino dovrebbe diventare un importante polo della domanda mondiale. Attualmente, questi paesi stanno realizzando investimenti per strutturare le loro reti di importazione di GNL. In Asia ci sono 33 impianti di ri-gassificazione in Giappone, 18 in Cina, e 20 negli altri paesi; solamente 11 centri trasformano il gas in liquido per le esportazioni; questi sono localizzati in Malesia, Indonesia e Brunei.
Il Medio Oriente, che figura al primo posto nelle riserve, rappresenta anche una enorme zona di autoconsumo per soddisfare la domanda destinata alla produzione di elettricità, al dissalamento dell’acqua e all’industria (petrolchimica) senza dimenticare le esigenze di riscaldamento (Iran, per esempio).
Le importazioni coprono 4/5 della domanda di gas in Europa
In Europa (UE27+ GB) il consumo non ha più raggiunto il livello del 2010. Ma questo bacino ha un ruolo importante sul mercato mondiale. Nel 2021, l’80% del consumo è stato coperto dalle importazioni, tenendo conto del calo della produzione dei pozzi (in via di esaurimento) olandesi di Groningen (75.3 miliardi di Gm3 tra 2010 e 2020) et britanniche (57.9 Mg3 et 39.5, per gli stessi anni) e di un leggero aumento della produzione norvegese ( 106.2 Gm3 nel 2010 e 115.5 nel 2020), secondo le statistiche del rapporto annuale BP-2021. L’Europa si approvvigiona via gasdotto dalla Russia, dalla Norvegia, Algeria, Libia e Azerbaijan (gasdotto TAP entrato in funzione alla fine del 2020), e sempre di più sul mercato del GNL (87 Gm3 di importazioni nette nel 2021). La geopolitica del gas regionale è molto complessa. Essa si destreggia tra il gas russo, il GNL americano e del Medio Oriente e soprattutto delle relazioni complesse tra Russia, Ucraina e USA che criticano la dipendenza europea del gas russo con una forte pressione della lobby del gas americana che opera per esportare più gas verso l’Europa e ridurne le importazioni dalla Russia.
Il mercato europeo del GNL è molto flessibile grazie a diversi elementi: i mercati sono liberalizzati, le capacità di importazione di GNL sono molto elevate, stoccaggi di gas sotterranei, flessibilità dei contratti a lungo termine ed elasticità del sistema elettrico attraverso le sostituzioni gas/carbone. L’Europa dispone di 22 centri di ri-gassificazione operativi; 14 sono in costruzione/progetto.

Dal 2019, l’Europa ha fortemente aumentato le sue importazioni di GNL; essa ha assorbito i volumi in eccedenza di GNL creati sull’onda dei progetti GNL australiani e americani, e soprattutto nel 2020, quando la crisi del COVID-19 ha ridotto la domanda mondiale con una caduta dei prezzi del GNL. Inoltre, durante il primo semestre 2021, l’Europa ha favorito l’equilibrio sul mercato mondiale del gas perché ha ridotto le sue importazioni di GNL che è stato inviato soprattutto verso il mercato asiatico. Al contrario, nel secondo semestre, le consegne via gasdotto non sono state sufficienti (riduzione delle esportazioni russe via gasdotto) e l’Europa ha dovuto pagare un prezzo “caro” per attirare carichi di GNL difronte alla concorrenza asiatica. Essa ha ugualmente utilizzato i suoi stock di gas per coprire la sua domanda e questi ultimi hanno terminato l’anno a un livello molto basso , elemento di preoccupazione del mondo politico in questo momento di crisi ucraina.
(L’AUTORE. Alessandro Giraudo vive a Parigi da vari anni, economista, insegna Finanza Internazionale e Storia della Finanza in una Grande Ecole di Parigi ed è autore di vari libri di storia economica)