Grano da Odessa, una nave contro la fame

odessa porto (foto anikinearthwalker da Pixabay)
Il porto di Odessa è uno snodo fondamke3ntale per il trasporto di cereali nel resto de3l mondo (foto anikinearthwalker da Pixabay)

Paure di fame nel mondo esagerate?…Ma attenzione alla domanda cinese!

 

di Alessandro Giraudo*

La  prima nave carica di 26 mila tonnellate di mais è partita da Odessa, con destinazione Tripoli (Libano). I  prezzi dei cereali sono scesi dai 400$/T del mese scorso a 330 $/T per il grano tenero (quello che serve per la panificazione) e cedono anche i prezzi del mais a Chicago del 3% in due giorni; il granturco è utilizzato soprattutto per l’alimentazione animale.  Altre navi dovrebbero seguire: ci sono 80 navi bloccate nel Mar Nero per ragioni “militari”, 16 sono nel porto di Odessa, alcune negli altri porti ucraini di Tchornomorsk e di Youjne.

L’Ucraina ha ancora 20 milioni di tonnellate di cereali (mais, grano, orzo, girasole) da esportare nei prossimi mesi (fra 600 e 700 navi-rinfusa) ma è necessario che le navi possano salpare per liberare le banchine e permettere così di fare attraccare altre navi in arrivo.

Esportazioni di cereali ucraini più elevate dell’anno scorso

A fine giugno, l’Ucraina ha esportato più di 50 milioni di tonnellate di cereali (di cui 19 di grano, 24 di mais, 7 di orzo) contro una previsione pre-guerra di 63 milioni. Si tratta di una quantità superiore a quella della campagna precedente, che era stata di 47 milioni di tonnellate.

Anche la Russia beneficia di questo sblocco e il raccolto di grano invernale (seminato in ottobre/novembre-21 e raccolto in giugno/luglio-22) è stato molto abbondante, come quello che è arrivato all’inizio di quest’anno in Australia. Invece, l’altro grande esportatore dell’emisfero australe, l’Argentina, ha registrato una riduzione della produzione a causa della siccità legata alla presenza del fenomeno climatico-oceanico del Niño.

Rischio di fame nel mondo esagerato?

– la produzione mondiale di cereali nella campagna 2021/22 (terminata nello scorso giugno) è stata di 2286 milioni di tonnellate, con un rialzo da record di 71 milioni di t. rispetto alla campagna precedente

Da qualche mese il mondo politico europeo ed anche i responsabili delle grandi organizzazioni inserzionali hanno parlato di rischio grave di fame nel mondo. Avevamo scritto che questi rischi erano esagerati. Infatti, bisogna tenere conto di due considerazioni importanti:

  • la produzione mondiale di cereali (grano, mais, orzo, avena, ecc.) nella campagna 2021/22 (terminata nello scorso giugno) è stata di 2286 milioni di tonnellate (nuovo record con un rialzo di 71 milioni di t. rispetto alla campagna precedente), secondo le stime dell’International Wheat Council.
  • il consumo è salito di 33 milioni di tonnellate a 2287 milioni di tonnellate con una ratio degli stocks/consumo pari al 26%, da comparare al livello di sicurezza di 18%, secondo le stime della FAO, sempre secondo l’IWC.

È quindi possibile concludere che le preoccupazioni per la fame nel mondo erano assolutamente esagerate: 20 milioni di tonnellate di cereali ucraini su una produzione mondiale di 2226 milioni rappresentano meno dell’1%. È vero che i prezzi dei cereali (e di tutti i prodotti finanziari negoziati sulle borse) riflettono l’equilibrio marginale, quindi degli ultimi milioni di tonnellate; ma, come si osserva attualmente, i costi dei cereali stanno scendendo in misura sensibile e confermano che le preoccupazioni erano sproporzionate. La speculazione finanziaria e anche politica ha dipinto uno scenario esagerato e falso…

E la Cina?

Invece bisogna interrogarsi sulla domanda di cereali della Cina che nel 2021 era esplosa (28.35 milioni di tonnellate) ed aveva già fatto salire i prezzi sui mercati internazionali, nonostante una produzione record del paese: 682 milioni di tonnellate, riso incluso. La tendenza continua ed il paese dovrebbe importare più di 30 milioni di tonnellate (cereali senza contare il riso) nel corso di quest’anno, anche se la crescita dell’economia è debole.

La FAO stima le importazioni totali di cereali della Cina per la campagna 2022/23 a 58.5 milioni di tonnellate. La domanda cinese è sostenuta dall’inurbamento della popolazione, dall’invecchiamento della popolazione agricola, dall’incremento del livello di vita (più consumo di proteine animali quindi bisogna nutrire con mais e soia suini, bovini e pollame) Ecco quindi la domanda di soia e di oleaginosi che è stimata a 166.7 milioni di tonnellate (secondo l’USDA) con un volume di importazioni che dovrebbe ancora salire a più di 104 milioni, contro  i 98 milioni importati nella campagna precedente.

 Il consumo di carne in Cina continua a salire, come la produzione e le importazioni.  Nel 2021 la produzione di carne era stata di 68.8 milioni di tonnellate (contro 77.1 dell’anno precedente) ed il paese aveva dovuto importare 9.38 milioni di tonnellate di carne (suini, pollame, bovini), tenendo conto che la popolazione cinese privilegia la carne suina (45 milioni di tonnellate), seguita dalla quella bovina (16 M.t) e dalla carne avicola (15 M.t.). È necessario citare gli “alberghi dei suini”. Si tratta di grattacieli – spesso di otto piani – in cui sono allevati i maiali con ascensori che trasportano animali, alimentazione, letame.

 

(*Alessandro Giraudo insegna Finanza Internazionale e Geopolitica delle materie prime in due Grandes Ecoles di Parigi; è l’autore di “Storie straordinarie delle materie prime” (vol 1-2 – ADD editore)

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