
L’8 giugno si celebra la Giornata Mondiale degli Oceani. Lo scopo è riflettere sull’importanza degli ambienti marini e sul ruolo cruciale che hanno per la vita sul pianeta
Il 70% della superficie terrestre non è semplicemente coperto da acqua. Migliaia di specie di piante e animali popolano gli ambienti oceanici, ecosistemi e equilibri vitali convivono dentro quell’acqua che chiamiamo mare. Ognuno ha il dovere di fare la propria parte per proteggere e salvaguardare il patrimonio ambientale che copre quasi tre quarti del pianeta e garantisce la sopravvivenza di 3 miliardi di persone.
Dal Vertice sull’Ambiente di Rio de Janeiro, che sottolineò l’improrogabile necessità di costruire un modello di sviluppo sostenibile, si arrivò anche alla sottoscrizione di tre accordi non vincolanti a livello internazionale (l’Agenda 21, la Dichiarazione di Rio, la Dichiarazione dei principi per la gestione sostenibile delle foreste) e due Convenzioni giuridicamente vincolanti (la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici e la Convenzione sulla diversità biologica). Ma in quel vertice del 1992 si istituì anche la Giornata degli Oceani per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di questo patrimonio ambientale.
Quest’anno il tema della Giornata mondiale degli Oceani è “Pianeta oceano: le correnti stanno cambiando”. Nel senso che sempre più nazioni – insieme a decisori istituzionali, scienziati, dirigenti privati e rappresentanti delle società civili – si sono resi conto della necessità di mettere il mare e gli oceani sotto i riflettori.
Gli oceani ricoprono due terzi del pianeta, forniscono l’ossigeno che respiriamo e il cibo di cui ci nutriamo, contengono un’immensa biodiversità per lo più ancora inesplorata e assolvono una indispensabile funzione di regolazione climatica. Tutti aspetti che si basano su un presupposto fondamentale: che essi siano in salute, e gli ecosistemi e le risorse in essi contenuti siano equilibrio tra loro. Un equilibrio che oggi è messo in pericolo da inquinamento, cambiamento climatico e pesca eccessiva, e che deve essere salvaguardato attraverso scelte sostenibili a tutti i livelli decisionali – consumatori, aziende, attività di pesca e istituzioni.
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Togliere dai mari l’equivalente di sette Colossei di plastica entro il 2024
Molte sono le attività legate alla responsabilità sociale delle imprese.
Ogyre, la startup italiana che ha implementato la prima piattaforma digitale di fishing for litter per pulire gli oceani dai rifiuti marini con l’aiuto dei pescatori, per tutto il mese di giugno si impegna ad accendere i riflettori sul tema della salvaguardia del mare. In particolare presenterà un corto per riflettere sull’efficacia dell’attuale Legge Salvamare.

Entrata in vigore il 10 giugno 2022, consente ai pescatori italiani di recuperare i rifiuti raccolti in mare e portarli a riva per smaltirli correttamente. Prima della normativa, i pescatori che riportavano i rifiuti in porto rischiavano di essere multati o di pagare una tassa in quanto i materiali ripescati in mare venivano considerati rifiuti speciali da trattare solo previa autorizzazione. Attraverso la collaborazione con Comuni ed enti locali, Ogyre agevola il rispetto della legge, supportando e facilitando le azioni di recupero e riciclo dei rifiuti raccolti dai pescatori durante le regolari attività di pesca.
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“L’attuale Legge Salvamare è indubbiamente un buon inizio, perché, se prima i rifiuti accidentalmente pescati venivano ributtati in mare per non incorrere in sanzioni, adesso possono essere riportati a terra e conferiti adeguatamente agli impianti portuali di raccolta. Tuttavia, se questo è quello che avviene oggi, il merito è spesso delle diverse intese locali e della buona volontà dei pescatori”, spiegaAndrea Faldella, co-founder di Ogyre. “Perché una legge sia pienamente valida, è infatti necessario che alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale seguano i decreti di attuazione e un’opportuna copertura finanziaria. Su questo però c’è ancora da lavorare”.
Dal 2020 ad oggi, l’attività di Ogyre ha permesso di raccogliere 298.343 chili di rifiuti marini (103.697 chili solo nel 2023) di cui circa il 12% viene reinserito nei circuiti di riciclo. La startup conta oggi sei porti in Italia (Cesenatico, Santa Margherita Ligure, Marina di Ravenna, Teulada, Salerno e Cagliari), altri porti in Brasile e Indonesia, coinvolgendo nella raccolta oltre una sessantina di pescatori. L’obiettivo è ora quello di ampliare ulteriormente la flotta e raggiungere entro il 2024 quota 1,5 milioni chili di rifiuti marini, pari a sette Colossei riempiti di bottiglie di plastica.
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Dieci buone ragioni per proteggere i prodotti del mare
Marine Stewardship Council, organizzazione non profit che promuove la salute degli oceani attraverso il suo programma per la pesca sostenibile, per la Giornata Mondiale degli Oceani 2023, lancia un decalogo per difendere il nostro patrimonio blu.

“Vogliamo richiamare l’attenzione di tutti sugli oceani, perché la vita del Pianeta è intrinsecamente legata ad essi e perché essi non solo svolgono un ruolo fondamentale a livello ambientale, ma possono svolgere anche un ruolo cruciale nella sfida per garantire la sicurezza alimentare globale” spiega Francesca Oppia, direttrice del Programma MSC in Italia. “Le Nazioni Unite stimano che i sistemi alimentari debbano aumentare la propria produttività del 70% per soddisfare una crescita di popolazione che supererà i 9 miliardi di persone nel 2050. In questo scenario, la gestione sostenibile della pesca può fornire proteine e nutrienti ai milioni di persone che oggi soffrono di carenze nutritive o di insicurezza alimentare. Per questo motivo è necessario che tutti, dai pescatori alle aziende che operano nel comparto alimentare, dai consumatori ai governi nazionali e locali, mettano la protezione degli oceani in cima alla propria lista delle priorità”.
Secondo le Nazioni Unite, gli alimenti provenienti dai sistemi acquatici, detti Blue Foods (animali, piante e alghe pescati o coltivati in ambienti marini o acqua dolce) sono degli alleati fondamentali per affrontare la sfida della sicurezza alimentare globale. Secondo una ricerca di Costello et al. (2016), se tutte le attività di pesca fossero ben gestite, sarebbero in grado di produrre 16 milioni di pescato in più ogni anno, che andrebbero ad alleviare la diffusa carenza di nutrienti fondamentali quali ferro, vitamina B12 e acidi grassi Omega-3.
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Quali sono le 10 ragioni per proteggere i prodotti del mare?
- 1- I prodotti del mare sono ricchissimi di nutrienti
Pesce e frutti di mare sono ricchi di nutrienti come zinco, ferro, vitamine A e B12 e acidi grassi omega-3, essenziali per la salute umana. I pesci grassi come il salmone e le aringhe contengono più nutrienti essenziali di noci, cereali, carne, verdure a foglia o semi, che sono più assorbiti e utilizzati meglio rispetto a quelli contenuti nelle stesse verdure e negli integratori alimentari.
- 2 – I prodotti del mare hanno un minor impatto ambientale
Rispetto all’allevamento a terra, la pesca consuma pochissima terra o acqua, né richiede fertilizzanti o mangimi. Il consumo di prodotti ittici pescati comporta meno di un decimo della quantità di anidride carbonica associata alla carne rossa. Ha anche un’impronta di carbonio inferiore a quella del formaggio o del pollo. Alcuni piccoli pesci come aringhe, sgombri e spratti, hanno emissioni di carbonio inferiori a quelle del riso e del mais, oltre a essere tra i pesci più nutrienti da mangiare.
Ph courtesy Marine Stewardship Council 3 -Il consumo di pesce in Italia è più alto della media europea.
Gli italiani consumano 30kg di pesce fresco pro capita per anno, mentre la media europea si attesta intorno ai 23kg. Le specie più consumate nel 2020 in Italia sono state il tonno pinna gialla, il calamaro, il salmone, la cozza, il tonnetto striato e il merluzzo nordico (dati Eumofa). I maggiori consumatori di pesce in Europa sono i portoghesi (57kg pro capita per anno) e i danesi (35kg); agli ultimi posti troviamo invece ungheresi (6,5kg) e cechi (5,7kg).
- 4 – Ci sono migliaia di specie diverse da provare
Sono 2.200 le specie di pesce pescato e 600 di pesce allevato, eppure la maggior parte di noi consuma le stesse poche specie. Eppure, variare le specie consumate allevia la pressione su quelle più comuni, aiutando a preservare la biodiversità.
- 5- Il pesce è un’importante fonte di sussistenza
600 milioni di persone dipendono almeno in parte dal settore della pesca e dell’acquacultura e più della metà è rappresentata da donne; la maggior parte di queste persone si trova nei Paesi in via di sviluppo. A essere coinvolte nel settore primario della pesca sono invece 58,8 milioni di persone secondo la Fao.
- 6- La domanda di pesce raddoppierà entro il 2050
Per soddisfare questa domanda in continua crescita è necessario sostenere pratiche di pesca sostenibile e un allevamento responsabile di prodotti ittici.
- 7- Pescando meglio si pesca di più

Pescare sostenibilmente e porre fine alla pesca eccessiva potrebbe far aumentare la produzione annuale globale di pesce di 16 milioni di tonnellate, sufficienti a soddisfare il fabbisogno proteico di 72 milioni di persone in più all’anno.
- 8- Le persone mangiano pesce da quasi 2 milioni di anni
Le prime prove del consumo di pesce da parte di un essere umano risalgono a 1.95 milioni di anni fa e sono state ritrovate in Kenya. È in questo periodo che gli esseri umani con un cervello più grande hanno iniziato a evolversi.
- 9- Il pesce è una parte importante della tradizione culturale e religiosa
Tradizionalmente, il pesce viene consumato il Venerdì Santo dai cristiani, mentre nell’ebraismo il pesce è un simbolo di fertilità e fortuna che si mangia durante il Capodanno ebraico.
- 10- Tutti noi possiamo proteggere gli oceani
Scegliendo di consumare prodotti ittici da pesca sostenibile, riconoscibili dal marchio blu Msc, supporti i pescatori che implementano pratiche di pesca sostenibili su base scientifica, permettendo agli oceani di prosperare per il bene delle generazioni future.
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Beach clean up per ripulire il nostro mare
L’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura afferma che ogni anno vengono gettati in mare circa otto tonnellate di plastica e l’aspetto più allarmante è che questa plastica costituisce l’80% di tutti i detriti marini, dalle acque superficiali ai sedimenti nei fondali marini. Questa plastica ha un impatto significativo sulla vita marina, senza considerare il fatto che ci vogliono centinaia di anni prima che scompaia non essendo un materiale biodegradabile.

“È importante educare e sensibilizzare il più possibile le persone ad adottare analoghe pratiche concrete a sostegno dell’ambiente, partendo dal mare e dall’acqua, l’elemento chimico più abbondante sulla terra, che compone tutti gli ambienti e tutti gli organismi viventi. Solo così potremo garantire un futuro alle prossime generazioni”. Così Margherita Sarbinowska, rappresentante Oknoplast in Italia (leader nella produzione e distribuzione di infissi in PVC e alluminio) spiegando il sostegno a Marevivo, associazione ambientalista che si adopera per la protezione del mare e delle sue risorse.
“Purtroppo le spiagge soffrono a causa delle attività umane, come l’inquinamento, la cementificazione e il turismo irresponsabile. Per noi di Marevivo, prenderci cura delle nostre spiagge vuol dire prenderci cura di un intero ecosistema, ma soprattutto della nostra salute. Perché il mare produce più del 50% dell’ossigeno che respiriamo, garantendo la vita dell’uomo sul Pianeta, ma lo fa solo se è in buona salute”, dichiara Raffaella Giugni, Responsabile Relazioni Istituzionali di Marevivo che ha messo in campo l’attività di Beach Clean Up, nell’ambito di un progetto più ampio rivolto alla salvaguardia del mare e della sua biodiversità iniziato nel 2022 con la campagna Replant.
L’obiettivo è quello di attuare diverse sperimentazioni di piantumazione della Cymodocea nodosa, considerata tra gli habitat minacciati e in declino, per poter iniziare la riforestazione del mare e contribuire a mantenere in salute il nostro Pianeta.
Le foreste del mare, ovvero l’insieme degli organismi vegetali presenti nelle sue acque, svolgono un ruolo fondamentale per la vita di tutti noi perché producono più del 50% dell’ossigeno che respiriamo e assorbono circa un terzo dell’anidride carbonica in eccesso provocata dalle attività umane con una velocità 35 volte maggiore rispetto alle piante terrestri. L’attività è stata avviata a giugno 2022 con la piantumazione sperimentale di 550 talee della Cymodocea nodosa in un’area nel Golfo di Trieste e sono attualmente in corso le indagini di monitoraggio della crescita e del relativo ripopolamento della biodiversità.
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Altra iniziativa simile è promossa da Gardaland Sea life Aquarium che ha come mission trasmettere ai suoi visitatori la conoscenza, l’importanza e la cura dell’ambiente marino. I circa 40 dipendenti con familiari ed amici contribuiranno alla “Global Beach Clean”, un’iniziativa che coinvolge per 24 ore tutti i dipendenti dei 46 Sea Life del mondo con l’obiettivo di raccogliere un quantitativo di rifiuti che superi quelli raccolti negli anni precedenti. L’attività è organizzata da Sea Life Trust, l’ente benefico che opera a livello globale per proteggere gli oceani del mondo e la straordinaria vita marina che vi abita grazie alla creazione di strutture che ospitano animali in pericolo oltre che per fornire loro le cure adeguate prima della re-immissione in mare. Gardaland Sea life Aquarium è, infatti, una tra le 46 strutture della più grande rete di Acquari del mondo, situati in 19 Paesi tra Europa, Nord America, Asia e Oceania.
Attraverso la grande rete composta da zoologi, biologi marini ed altri esperti del settore, ogni anno circa 23 milioni di ospiti si avvicinano e si innamorano dell’ambiente marino impegnandosi poi a proteggerne la vita. Sea Life si prende cura di oltre 160.000 animali di oltre 4.000 specie diverse occupandosi dell’approvvigionamento etico, della ricerca scientifica, del rehoming, del salvataggio e dei programmi di riproduzione. Ogni anno vengono allevati oltre 3.500 animali, salvate circa 200 foche e tartarughe e liberati in natura oltre 150 animali.
Conoscere, comprendere, convivere: rivitalizzare l’impegno collettivo
L’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione dell’Ambiente Arpa Puglia e il Ciheam Bari presentano una manifestazione che pone l’attenzione sull’indispensabile e fondamentale ruolo degli Oceani e dei Mari per la vita sulla terra. “Conoscere, comprendere, convivere” è il focus scelto quest’anno per celebrare la Giornata Mondiale degli Oceani 2023, in considerazione della necessità di consolidare un movimento globale che rivitalizzi l’impegno collettivo, in particolare delle nuove generazioni, e promuova la cooperazione a ogni livello a sostegno degli oceani e della loro salvaguardia.

Un convegno su “I recenti cambiamenti nell’ecosistema marino” e la terza edizione del premio“ArpAmare” dedicato alle arti visive serviranno a puntare l’attenzione proprio sulla necessità di contribuire tutti a salvaguardare i mari.
“Gli oceani producono ossigeno, alimentano miliardi di persone e mitigano gli effetti dei cambiamenti climatici assorbendo l’anidride carbonica. La nostra Organizzazione – afferma il direttore del Ciheam Bari, Maurizio Raeli – anche grazie alla sua sede di Tricase, in linea con i principi della Blue Economy, è impegnata in iniziative di formazione, ricerca, cooperazione territoriale e sviluppo sostenibile delle comunità costiere, per contribuire al benessere del Bacino del Mediterraneo. Unendo le forze, possiamo preservare e proteggere questi tesori naturali per le generazioni future”.
“E’ una iniziativa importante, ricca di appuntamenti, che pone l’attenzione sull’importanza di tutelare i nostri mari e garantire un futuro migliore alle giovani generazioni, oltre che alla nostra. Il premio ArpAmare, che ha tra gli obiettivi la valorizzazione dell’ambiente della nostra Puglia, quest’anno giunge alla terza edizione e sarà dedicato alle arti visive: il mare di Puglia – dichiara Vito Bruno, direttore generale di Arpa Puglia – sarà raccontato dai ragazzi iscritti o diplomanti presso le Accademie di Belle Arti pugliesi (Bari, Foggia, Lecce) video maker e registi che hanno inviato opere d’arte originali, ricche delle specificità dei nostri fondali, un tesoro ambientale che la Puglia deve custodire. L’impegno scientifico dell’Agenzia, che lavora tutti i giorni per proteggere il nostro mare, ben si coniuga con una divulgazione efficace, la sola capace di raggiungere in modo diretto tutti i cittadini, veri protagonisti del cambiamento. Investire nella promozione culturale è infatti fondamentale per poter valorizzare il grande capitale naturale della nostra regione”.
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