Giornata Mondiale dell’Acqua, Italia a rischio siccità?

pioggia
Foto di ahref da pixabay

I geologi: necessaria una politica che permetta di preservare le acque  nei periodi umidi e di utilizzarle, in misura sostenibile, nei momenti di necessità. Fazzini (SIGEA): “In Italia il 20% circa del territorio nazionale è a rischio inaridimento e desertificazione”

 

La Giornata Mondiale dell’Acqua, The World Water Day, ha trent’anni ma si rinnova continuamente. E’ stata infatti istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 ed è prevista all’interno delle direttive dell’Agenda 21. Ogni anno viene scelto un tema di approfondimento che accorpa tutte le attività celebrative. Per il 2022, la scelta ricade su “Acque sotterranee – rendere visibile l’invisibile”. L’obiettivo è porre l’accento sulle criticità relative alla scarsità della risorsa idrica, un bene prezioso che, a causa dei cambiamenti climatici, rischia di essere minacciato dalla siccità.

LEGGI ANCHE: World water day, report e consigli per non sprecare l’acqua

“Acque sotterranee – rendere visibile l’invisibile”

L’Italia, nel 2015, con i suoi 9,48 Mld di metri cubi di prelievo d’acqua, pari a 156 metri cubi annui pro capite, è risultato il paese Europeo con il maggior prelievo per l’approvvigionamento idropotabile (fonte Istat). Analizzando alcuni indicatori ISPRA, relativi al prelievo per uso civile si scopre che l’approvvigionamento avviene prevalentemente da acque sotterranee (84,8%) e, in alcune regioni come la Valle d’Aosta e l’Umbria, quello per uso civile deriva totalmente da esse.

acqua
L’Italia, nel 2015, con i suoi 9,48 Mld di metri cubi di prelievo d’acqua, pari a 156 metri cubi annui pro capite, è risultato il paese Europeo con il maggior prelievo per l’approvvigionamento idropotabile (fonte Istat)

Se a questo dato aggiungiamo le sempre più frequenti siccità, abbiamo uno scenario che impone una politica che permetta di preservare le acque (soprattutto quelle più preziose, come quelle sotterranee), nei periodi umidi e di utilizzarle, in misura sostenibile, nei momenti di necessità. «Il Consiglio Nazionale dei Geologi propone da tempo, per la salvaguardia e corretta gestione di tale preziosa risorsa – spiega il Presidente Arcangelo Francesco Violo, – interventi strutturali e non strutturali sul territorio, valorizzazione e riorganizzazione delle strutture pubbliche, ma soprattutto conoscenza e prevenzione a tutto campo, fondamentale per affinare il sistema di monitoraggio delle risorse idriche sotterranee, consentendo di implementare l’elemento conoscitivo che risulta basilare ai fini di una corretta pianificazione e di un uso sostenibile della risorsa».

Il problema “acqua” , la parola al climatologo

«Tutti gli studi accademici e tecnici affrontati confermano che nell’ultimo mezzo secolo, “piove” più o meno sempre con gli stessi quantitativi ma tale quantità di acqua cade in un numero di giorni che, a seconda delle aree fisiche della penisola, è diminuito tra il 6 ed il 10% circa, e non è lontano il momento – poco più di quindici anni –  in cui la nostra penisola dovrà considerarsi in uno stato di “stress idrico”, con le tremende conseguenze del caso». Così Massimiliano Fazzini, Responsabile del Gruppo di Studio sul Cambiamento Climatico della Società Italiana di Geologia Ambientale, Coordinatore di Climetech – Remtech Ferrara, Climatologo Università Chieti – Pescara – Dipartimento INGEO.

Piogge sempre più concentrate e frequenti

Per Fazzini la gente non sa ancora usare l’ ”oro bianco” , spreca l’acqua o ne fa cattivo uso. «Senza tenere conto della drammatica situazione dell’uso del suolo e dell’antropizzazione, almeno da un punto di vista idroclimatologico, ciò si traduce in due effetti principali: 1) le precipitazioni sono mediamente più concentrate nel tempo; sta aumentando in tal senso la frequenza dei giorni con precipitazioni abbondanti – prosegue Fazzini –  con ovvie ripercussioni sulle portate dei corsi d’acqua principali, sulla ricarica delle falde acquifere di diversa tipologia e magnitudo ma soprattutto sul ruscellamento, con ovvie ripercussioni sul dissesto ed idrogeologico; 2) Si assiste ad un marcato aumento della frequenza e della durata dei periodi senza precipitazioni o se si preferisce dei periodi caratterizzati da “siccità climatica”»

LEGGI ANCHE: Caldo africano e siccità, cosa dobbiamo aspettarci?

La “siccità climatica” sembra colpire maggiormente – e paradossalmente –  le regioni del Nord. Infatti nel 2021 nelle regioni meridionali c’è stato un surplus di piogge fino al 15% mentre al centro-nord, e in particolare tra Piemonte ed Emilia Romagna è piovuto molto meno rispetto alla media, con punte del 25% in alcune aree emiliane. E si tratta di piogge sempre più intense e meno frequenti, che alla fine portano a  una minore disponibilità di risorse idriche di buona qualità.

Neve in calo, perché?

neve
Le nevicate stagionali stanno diminuendo sensibilmente in pianura e sino a quote prossime ai 1200 metri, per poi aumentare mediamente oltre i 2000 metri

Quanto alla neve, fondamentale “stoccaggio” invernale di acqua, poi disponibile durante il periodo primaverile,  mostra comportamenti molto irregolari; in generale le cumulate stagionali stanno diminuendo sensibilmente in pianura e sino a quote prossime ai 1200 metri, per poi aumentare alle quote più elevate – mediamente oltre i 2000 metri ed in particolare sui settori più orientali della Penisola –  ma, anche in questo caso, il numero di giorni con nevicate sta diminuendo  in maniera uniforme a tutte le quote. Il risultato è, come in questo inverno, periodi caratterizzati da lunga siccità e da quasi totale assenza del manto nevoso sino alle quote elevate, anche per la relativa mitezza del clima invernale. Inoltre, ad anni particolarmente nevosi si contrappongono annate quasi del tutto scarse di nevicate con conseguenze che vanno dalle Alpi ai rilevi dell’Italia meridionale ed insulare. Infine, almeno  sino ai 1600 m. di quota, la neve rimane al suolo per periodi sempre più brevi, in maniera direttamente proporzionale all’incremento delle temperature medie dell’aria e del suolo.

Non sprechiamo l’acqua

Tradotto in parole povere: «Nel nostro Paese, per cause non solo dipendenti dalle precipitazioni e dal cambiamento climatico, il 20% circa del territorio nazionale è a rischio inaridimento e successivamente a desertificazione – conclude Fazzini -. Le zone più in pericolo sono quelle situate nel meridione, dove il problema della carenza di precipitazioni è molto più consistente ma anche aree del settentrionale del paese, come ad esempio il delta del Po, presentano un rischio significativo di incorrere in questa drammatica situazione. Dunque l’appello accorato è sempre quello: non sprechiamo l’acqua».

 

Articoli correlati