Giornata contro lo spreco alimentare: dalla tavola al bidone

Il 5 febbraio è la Giornata nazionale contro lo spreco alimentare. Una mobilitazione promossa da Spreco zero, per sensibilizzare sul tema, tra dati e appelli

Nell’ultimo anno, in Italia, è stato sprecato cibo per un valore complessivo di 8,5 miliardi di euro (0,6% del PIL nazionale). A sentenziarlo è il Rapporto 2018 Osservatorio Waste Watcher di Spreco Zero, la campagna di sensibilizzazione promossa da Last Minute Market. Ed è proprio per opporsi a questa cattiva abitudine che il 5 febbraio si celebra la Giornata nazionale contro lo spreco alimentare.

Giornata nazionale contro lo spreco alimentare: quando lo spreco è… di casa

Iniziative, incontri e un’attenzione particolare, almeno per un giorno. Perché gli sprechi si concentrano soprattutto a livello domestico: fra ciò che rimane nel piatto e ciò che finisce direttamente dal frigo alla pattumiera, ogni italiano getta poco meno di un etto di cibo al giorno. Tra i cibi meno sprecati risultano i surgelati: solo il 2,5%; tra quelli più gettati invece i prodotti a breve scadenza, che arrivano fino al 63%.

Il 92% degli italiani (9 su 10) dichiara di sentirsi in colpa buttando il cibo ancora buono, tanto che 4 consumatori su 10 hanno affermato di aver ridotto negli ultimi due anni lo spreco domestico. Eppure, è proprio nelle nostre case che lo spreco alimentare assume il peso più rilevate (oltre il 50%): la maggior parte del cibo acquistato finisce direttamente dalla tavola al cassonetto dell’immondizia, perché cucinato in quantità eccessiva o non consumato entro la data di scadenza (nel 46% dei casi).

La Fondazione Barilla contro lo spreco alimentare

Quando parliamo di spreco alimentare parliamo sia di cibo perso (Food Loss) che sprecato (Food Waste). Il primo è quello che si ferma nelle prime fasi della filiera produttiva, prima di essere venduto. Anche la foto scattata da Fondazione Barilla Center for Food e Nutrition in occasione della Giornata Nazionale contro lo Spreco Alimentare (5 febbraio) mostra un fenomeno drammatico e che ci allontana dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030 dell’ONU.

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«Il 30% dei cereali prodotti, il 35% del pesce pescato, il 45% di frutta e verdura coltivata, il 20% dei prodotti lattiero-caseari e il 20% della carne vengono gettati ogni anno. Un danno – evidenzia Anna Ruggerini, Direttore Operativo della Fondazione Barilla -, per il Pianeta che ci fornisce le sue risorse, un danno economico per aziende e famiglie e sociale, visto che con un quarto di quel cibo potremmo sfamare i circa 821 milioni di persone nel mondo che non hanno possibilità di mangiare. Questo dimostra l’urgenza di dar vita a una rivoluzione alimentare, che passi però da azioni concrete e da una adeguata educazione che ci aiuti a prevenire questo fenomeno».

Giornata nazionale contro lo spreco alimentare: i giovani e lo spreco

Per combattere gli sprechi è necessario anche l’impegno dei giovani. E l’81,8% si dice disposto a cambiare le proprie abitudini per ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici sul pianeta, mentre l’82% dichiara di essere disponibile a ridurre al minimo gli sprechi (dall’acqua alla luce, dalla plastica al cibo).

È quanto emerge da una indagine dell‘Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo, con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo, su un campione di 2000 giovani nati tra il 1982 al 1997.

I dati dell’Indagine dell’Istituto Toniolo mostrano come ci sia un’ampia consapevolezza: secondo la grande maggioranza degli intervistati, la qualità del futuro del pianeta è strettamente legata alla responsabilità di ciascuno di noi, non solo all’operato dei governi.

Dall’indagine, infatti, emerge che il 70% cerca di scegliere prodotti di aziende impegnate nella salvaguardia dell’ambiente ed ancora l’85,35% si impegna nel fare la raccolta differenziata dei rifiuti. Altro aspetto molto interessante è l’alto senso di responsabilità percepito su questo tema dai giovani italiani: oltre il 59% è convinto che la salvaguardia dell’ambiente investa direttamente ogni singolo cittadino.

La legge Gadda, un presidio contro lo spreco alimentare

Un impegno anche concreto. A livello globale, infatti, l’Italia si distingue nella lotta alle perdite alimentari visto che sprechiamo il 2% del cibo prima di venderlo, come la maggior parte dei paesi in EU (14 su 28 paesi membri), mentre la lotta allo spreco alimentare mostra margini di miglioramento. Anche grazie alla legge Gadda (n. 166 del 2016) si è riusciti a limitare gli sprechi, promuovendo la redistribuzione delle eccedenze e dei beni inutilizzati per fini di solidarietà sociale, con un aumento delle donazioni del +21% nel primo anno di vita della legge (con differenze tra le zone d’Italia dove il terzo settore e le aziende erano più sensibili).

Le vignette di Altan protagoniste della Giornata nazionale contro lo spreco alimentare con una mostra ospitata nella sede della Fao a Roma
Le vignette di Altan protagoniste della Giornata nazionale contro lo spreco alimentare con una mostra ospitata nella sede della Fao a Roma

Però nel nostro Paese non è stato ancora individuato un obiettivo di spreco alimentare definito. Altri Paesi come gli Stati Uniti, invece, hanno dato vita a un vero e proprio piano EPA – USA per ridurre questo fenomeno, con obiettivi chiari da qui al 2030 dove si punta a dimezzare la perdita e gli sprechi di cibo.

L’impegno della Regione Puglia contro lo spreco alimentare

E la Regione Puglia? È stato approvato lo scorso 10 ottobre 2018, l’Avviso pubblico per la selezione e il finanziamento dei progetti per il rafforzamento delle reti per il contrasto agli sprechi alimentari e farmaceutici e per la lotta alla povertà.

L’Avviso è rivolto agli Ambiti territoriali, per la necessità di assicurare una scala sovracomunale alle reti e la più stretta connessione tra le azioni di contrasto agli sprechi e le azioni già previste nei Piani Sociali di Zona 2018-2020 e nel Piano Regionale per la lotta alla povertà 2018-2020. Proponenti potranno essere i Comuni capofila dell’Ambito territoriale o, più efficacemente, i Comuni che in ciascun Ambito abbiano già consolidato esperienze strutturate su questi temi.

I progetti non possono prescindere da un partenariato largo e operativo con le organizzazioni del Terzo Settore già concretamente e strutturalmente attive nei rispettivi territori per la raccolta di beni alimentari provenienti da spreco e eccedenze e per la redistribuzione degli stessi per le famiglie in condizione di fragilità.

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