Da oltre 30 anni in molti paesi europei gli impianti con sonde e pompe di calore geotermico hanno trovato un loro spazio, in Italia invece stentano decollare a causa dei costi elevati, né ci sono provvedimenti governativi tesi a sostenerne l’utilizzo. Potrebbe essere l’energia del futuro ottenuta senza modificare il territorio; i risparmi sono innegabili e ben quantificati. Ma c’è ancora scarsa sensibilità a riguardo, malgrado gli studi, proprio in Italia, siano abbastanza avanti.
Un po’ di storia
Il termine geotermia deriva dal greco “gê” e “thermòs” ed il significato letterale è calore della Terra. Per energia geotermica si intende quella contenuta, sotto forma di “calore” all’interno della terra; calore che è presente in quantità enorme e inesauribile, in relazione con la natura interna del nostro pianeta e con i processi fisici che in esso hanno luogo. Il primo tentativo di produrre elettricità dall’energia geotermica in Italia è stato fatto a Larderello in Toscana nel 1904. L’esempio italiano fu seguito, a partire dalla seconda metà del secolo scorso, da numerosi altri paesi: Nuova Zelanda, Messico e Stati Uniti.
La produzione di elettricità è la forma di utilizzazione principale e più importante delle risorse geotermiche ad alta temperatura; le risorse a temperatura medio-bassa invece sono adatte oltre che alla generazione di elettricità, ad una molteplicità di usi diretti del calore, che vanno dal riscaldamento di ambienti alla refrigerazione, ad impianti solari termici integrati con pompe di calore, caldaie a condensazione, agli usi agricoli, all’acquacoltura, alla serricoltura, all’impiego nei processi industriali a caldo.
Il calore della terra conviene
L’uso del geotermico presenta numerosi vantaggi: impatto zero sull’ambiente (vengono stimati 26,1 milioni di tonnellate di petrolio risparmiati ogni anno nel mondo, con una media di 16 milioni di tonnellate di anidride carbonica non immessa nell’atmosfera); sicurezza (niente gas metano o gpl); integrazione architettonica (l’impianto è invisibile); alta incentivazione (che cresce del 30% in abbinamento con il fotovoltaico e che offre ulteriori vantaggi con il Piano Casa); detrazione fiscale del 55% per la riqualificazione energetica, riduzione delle pratiche burocratiche. Negli impianti domestici di medie dimensioni, l’investimento è recuperabile in 6/8 anni a fronte di minori consumi di energia elettrica e dell’azzeramento di spesa del combustibile fossile, dopodichè il risparmio annuo ammonta a circa 1500-2000 euro rispetto al sistema tradizionale.
Dal punto di vista energetico va sottolineato che l’energia geotermica è rinnovabile ma, diversamente da altre forme di energia rinnovabile, come solare ed eolico, le risorse geotermiche sono forme più versatili, indipendenti dalle stagioni e dalle condizioni climatiche e metereologiche e costituiscono una sorgente energetica continua. I sistemi geotermici superano il confronto con le altre tecnologie: hanno un impatto ambientale migliore perfino delle tecnologie termosolari in quanto non si presenta nemmeno il problema dell’impatto visivo dato dai pannelli solari installati sopra i tetti o nei campi. Dal punto di vista economico l’installazione di un impianto geotermico è sicuramente più dispendiosa di un pannello fotovoltaico in riferimento all’investimento iniziale, ma costituisce anche un investimento che viene presto ammortizzato.
Tirando le somme, le tecnologie geotermiche sono le più ecologicamente compatibili, probabilmente il meglio per quanto riguarda la possibilità di avere uno sviluppo sostenibile.
Anche le Winx al caldo col geotermico
L’insieme delle esperienze condotte in Italia ed in Europa mostra come il modello che si sta delineando è adatto a rispondere maggiormente alle esigenze dei centri urbani; lì i campi di applicazione sono molteplici: abitazioni, impianti industriali, magazzini, serre, scuole, hotel, uffici, palestre, piscine, terreni sportivi in erba. Tra le regioni che si mostrano da tempo particolarmente sensibili alle applicazioni della geotermia ci sono le Marche; lì è stata sperimentata con successo una nuova tecnologia per rendere la geotermia alla portata di tutti. Si tratta di una speciale sonda a spirale sviluppata dall’azienda Energy Resources (azienda leader nel campo delle energie rinnovabili) e già brevettata a livello internazionale; la sonda trasporta il calore del sottosuolo per riscaldare gli ambienti (o viceversa per raffreddarli) in modo molto più efficiente delle sonde tradizionali. Rispetto a quella tradizionale, inoltre, la sonda a spirale consente una perforazione più veloce e permette di estrarre maggiore energia termica dal terreno a parità di lunghezza di perforazione. Il sistema funziona come quello tradizionale, sfruttando il sottosuolo come serbatoio di calore. Nei mesi invernali il calore viene trasferito in superficie; viceversa in estate il calore in eccesso presente negli edifici viene fornito al terreno. In termini di costi ciò si traduce in un abbattimento del 50% delle spese di impianto e in un recupero dell’investimento variabile da 1 a 3 anni. Il sistema è già stato sperimentato in abitazioni private e in aziende. Tra queste la Rainbow di Loreto, dove nascono, per intenderci le simpatiche fatine Winx, tanto amate dai bambini. Un’altra applicazione “intelligente” di questa sonda la troviamo a Brescia,dove è stato inaugurato un complesso residenziale green ideato per rispondere alle esigenze abitative degli anziani; i 52 alloggi vengono riscaldati in inverno e raffrescati in estate proprio grazie alla sonda della Energy Resources abbinata ad impianti fotovoltaici. L’impianto, è stato calcolato, evita ogni anno l’immissione in atmosfera di 75 tonnellate di anidride carbonica.
Le difficoltà
Nella ricerca si profila una crescita del geotermico dalle 6 alle 9 volte in Italia nei prossimi 10 anni, in presenza di politiche di incentivazione e azioni di sensibilizzazione. Nonostante, però, i risultati delle ricerche geotermiche condotte sul territorio nazionale abbiano messo in luce notevoli potenzialità energetiche, la diffusione dell’uso delle risorse geotermiche a bassa temperatura è ancora ostacolata da problemi di economicità – infatti incidono particolarmente i costi di perforazione -. Valutando però i vantaggi che ne otterrebbero l’ambiente e la salute, grazie alla riduzione dell’emissione in atmosfera delle sostanze inquinanti, la geotermia sarebbe una delle fonti energetiche più convenienti. Invece, sulla materia i recenti provvedimenti normativi del governo, come le linee guida sulle rinnovabili e il nuovo conto energia non intervengono affatto e non ci sono incentivi statali a vantaggio del geotermico.
A livello europeo, nel percorso di raggiungimento dell’obiettivo 20-20-20 per incrementare le rinnovabili, la geotermia costituisce uno degli elementi trainanti, come dimostrano le politiche di Francia, Germania, Ungheria e Svezia che stanno puntando su questa risorsa. L’Italia ha il dovere di individuare una strada sicura e sostenibile per lo sviluppo della produzione di energia da fonte geotermica.
E in Puglia?
La Regione Puglia, dal suo canto, si conferma sempre più risoluta nell’obiettivo di consolidare la propria leadership, in Italia e in Europa, nel campo delle fonti di energia alternative. In tema di geotermia ha stretto una convenzione con il Politecnico di Bari per verificare la possibilità di sviluppare l’energia geotermica in Puglia. È oggetto di studio la geotermia a bassa entalpia sufficiente a riscaldare un’abitazione privata di inverno e a refrigerarla d’estate. La politica regionale vuole creare le condizioni perché i cittadini siano autonomi dal punto di vista energetico.
Il geologo Alessandro Reina, ricercatore presso il Politecnico di Bari, esprime la soddisfazione per questa convenzione e afferma: «E’ un grande progetto, e la Regione ha visto lontano. C’è la possibilità di creare un sistema che non può solo avere ricadute positive sull’ambiente, in termini di minori emissioni di CO2 e di risparmio energetico, ma può costituire un volano per nuovi posti di lavoro, di carattere sia professionale che tecnico. La Regione è stata molto attenta e sensibile, e il Politecnico è onorato e sente molto questa responsabilità».
Ma per raggiungere tale obiettivo è fondamentale la costruzione di un organico iter autorizzativo regionale; ad oggi la Regione Puglia non ha infatti una normativa precisa che identifichi il permesso di realizzare un impianto geotermico. L’assessore all’ambiente della Regione Puglia, Lorenzo Nicastro si pronuncia così: «Bisogna adottare strumenti normativi per sviluppare nuovi segmenti di produzione, come solare termodinamico, geotermia e celle a idrogeno, in una stagione in cui solare ed eolico hanno raggiunto il loro picco».
Per la Puglia sono stati stanziati dal Ministero dello Sviluppo Economico oltre 7 milioni di euro per il Progetto Operativo Interregionale (Poin) “Energie rinnovabili e risparmio energetico 2007-2013”, linea 1.3, interventi a sostegno della produzione di energia da fonti rinnovabili, per gli edifici e utenze energetiche pubbliche o ad uso pubblico. Di questi, i fondi erogati per progetti nel settore termico (solare termico e geotermico) sono oltre 2 mln di euro così distribuiti fra le amministrazioni pugliesi: 302mila per il Comune di Minervino di Lecce, 19mila per Tricase, 118mila per Sanarica, 201mila all’amministrazione di Palmariggi, 200mila a Campi Salentina, 302mila a Corsano, 289mila per San Pietro in Lama, 17mila per il Comune di Stornara, 81mila ad Acquarica del Capo, 201 a Giurdignano, 341mila per l’Aeronautica militare. «Con questi interventi viene impresso un altro colpo di acceleratore all’aumento della capacità di produzione di energia elettrica proveniente da impianti alimentati da fonti rinnovabili, con sistemi ad alta efficienza energetica», ha detto Sara Romano, direttore generale competente del ministero, sottolineando che «in piena coerenza con gli obiettivi del Poin, la localizzazione al Sud non solo migliorerà la capacità produttiva, ma valorizzerà le performance geografiche, contribuendo così alla diversificazione delle fonti energetiche».
Particolarmente sensibile alla tematica del geotermico è stata anche la Provinica di Taranto. L’assessore all’Ambiente, Michele Conserva spiega: «La Provincia di Taranto ritiene che lo sviluppo della geotermia a bassa entalpia sia possibile in Puglia e che rappresenti una significativa opportunità per cittadini e piccole medie imprese in quanto permette, integrata con impianti efficienti, di produrre energia termica per riscaldare l’acqua sanitaria e gli ambienti ma anche energia frigorifera per rinfrescare».