Gangrena di Fournier, la storia di Vito… che ce l’ha fatta

Una malattia batterica rara, con una evoluzione rapidissima che porta alla morte se non si interviene subito. Ma la professionalità dei medici baresi ha salvato la vita a Vito Bucci

 

Gangrena di Fournier. Una malattia sconosciuta ai più, molto rara, circa 600 casi conosciuti in tutto il mondo, con una altissima mortalità, tra il 40% e 78%, secondo alcune fonti. È una fascite necrotizzante dei tessuti molli, cute e sottocute, si tratta sostanzialmente dell’infiammazione delle fasce muscolari che separano gli strati, che provoca la necrosi dei tessuti. Il dermatologo francese Jean Alfred Fournier presentò il caso di un giovane affetto da questa infezione durante una lezione clinica nel 1883. La malattia si manifesta negli organi genitali maschili, interessando lo scroto, il perineo, il pene, fino alla parete addominale; se non scoperta in tempo, l’infezione è rapida e letale.

Questa incredibile malattia, provocata da germi come lo streptococco e l’escherichia coli, può insorgere come complicanza del diabete mellito, in alcolisti, in casi di malnutrizioni o negli immonodepressi, ma anche a seguito di interventi chirurgici nella sede dell’infezione, traumi locali e infezioni nella zona perianale.

La diagnosi è tipica. Oggi si cura con antibiotici e la terapia iperbarica.

Insomma, è un fenomeno raro, ma può accadere.

La storia di Vito

Vito Bucci

È questa la storia di Vito Bucci, un 45enne di Monopoli, in provincia di Bari, che da aprile 2022 sta combattendo, con successo è bene dirlo, contro questa infezione, grazie alla professionalità e all’esperienza dei medici che ha incontrato in questi mesi.

«Voglio ringraziare con tutto il cuore i medici del reparto di Chirurgia dell’ospedale di Monopoli e i medici dei reparti di Rianimazione e Pneumologia dell’ospedale San Paolo di Bari. Senza il loro intervento, non sarei qui. Mi hanno ridato la vita. Non lo dimenticherò mai».

Quella di Vito non è una storia come tante, è una storia incredibile. In circa 24 ore la sua vita è completamente cambiata. «Tutto è iniziato un giorno di aprile. Avevo accompagnato mio cognato al pronto soccorso per un malore. Mentre lui attendeva di essere visitato, io aspettavo in auto. La lunga attesa, non mi pesava più di tanto, perché si sa che a volte la trafila può essere lunga. Dopo circa 7 ore, è uscito dall’ospedale e siamo tornati a casa. Intanto, durante l’attesa ho iniziato ad avvertire un dolore nelle parti intime, ma non ho badato. Ho pensato che si trattasse della posizione seduta e della stanchezza. Tornato la sera a casa, ho notato un gonfiore vicino all’ano, sembrava una emorroide. La mattina del giorno dopo avevo dolore ai testicoli, gonfi, e anche la gamba sinistra si era gonfiata. Mia moglie ha chiamato il 118 e il medico curante, ma il loro intervento si è risolto con un nulla di fatto. La situazione è poi precipitata nel corso delle ore».

Mentre ascolto il racconto di Vito, vedo tutta la sofferenza che ha provato lui e la sua famiglia, e le difficoltà vissute a causa di questa assurda infezione, il dolore è evidente e palpabile, anche perché la terapia è ancora in corso e la guarigione molto vicina.

La corsa contro il tempo

Ospedale San Giacomo Monopoli

«Alle 4 del mattino dopo, sono andato al pronto soccorso in condizioni disperate, dolori fortissimi e semi cosciente. All’ospedale di Monopoli hanno subito capito di cosa si trattasse. Gangrena di Fournier. Ricovero e intervento d’urgenza. Dopo 3 giorni nel reparto di Chirurgia, sono stato trasferito all’ospedale San Paolo di Bari, nel reparto di Rianimazione per continuare la terapia. A Monopoli i chirurghi sono intervenuti per arrestare il rapido processo di necrosi dei tessuti. Una volta stabilizzato, ho iniziato la terapia iperbarica a Bari, che si è conclusa dopo 5 sedute. Successivamente, sono stato trasferito nel reparto di Pneumologia, al 4° piano, dello stesso ospedale, in quanto ho sviluppato anche un’infezione polmonare che i medici hanno dovuto curare. Dopo 5 interventi chirurgici per eliminare i tessuti morti e ripristinare la funzionalità degli organi, e 2 mesi di coma farmacologico, sono uscito dall’ospedale. Guarito, debilitato, ma in piedi, con le mie gambe. E ho fatto ritorno a casa mia».

È stato molto difficile per lui ricostruire e ricordare ogni passaggio, perché la rapida evoluzione della malattia lo ha reso spesso incosciente. Grazie alla moglie, alla sorella e al cognato è riuscito a ricordare e a ricomporre ogni fase dell’infezione.

Ospedale San Paolo Bari

«Ho dovuto fare la riabilitazione privatamente – continua Vito – ma sono vivo e felice. Così posso raccontare la mia storia. Questa malattia ci ha sorpreso, perché non ho mai avuto problemi di salute. Ora sto procedendo con la terapia, porto ancora la sacca ma sono in attesa dell’ultimo intervento per rimuovere anche questa appendice, che mi ricorda tutto quanto. Le ferite si sono rimarginate, ma nella mia testa e la mia famiglia non dimenticheremo mai quanto accaduto.

Ringrazierò sempre tutti i medici e il personale sanitario che hanno subito capito quanto mi stava accadendo e hanno saputo intervenire prontamente per salvarmi la vita. Non conosco i loro nomi, ma conosco i loro volti e le loro voci. Attraverso questi unici mezzi di contatto che avevo con loro e il mondo esterno, ho conosciuto la speranza e ho trovato la forza di vivere e reagire ad una malattia così deprimente e letale. Io e la mia famiglia non lo dimenticheremo mai».

La professionalità della sanità pugliese

In questa storia c’è un altro elemento che balza agli occhi, che diamo per scontato ma che puntualmente dimentichiamo: la sanità pugliese. Da sempre ci lamentiamo della nostra sanità, tant’è vero che spesso preferiamo curarci altrove, a pagamento, quando invece possiamo farlo gratuitamente da casa nostra.

È bene che si sappia che i nostri medici hanno una preparazione eccellente ed elevate competenze; e di storie come queste ce ne sono tante simili, ne sono la prova. È vero, siamo un po’ carenti nelle strutture e nelle apparecchiature rispetto al Nord, ma la Regione si sta impegnando molto per realizzare centri d’eccellenza in tutte le province e colmare i vuoti. Per cui diamo fiducia ai nostri medici, perché potrebbero salvarci la vita.

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