
Con “In alto mare” Danilo Zagaria affronta i pericoli che aggrediscono le acque e rischi cui andiamo incontro se non cambiamo il nostro modo di comportarci. Ma c’è una via di uscita per non restare sconfitti…
Se vi capita di trovare in riva a mare una graziosa paperella di plastica colorata, di quelle che allietano i bagnetti dei bambini, fate attenzione: potrebbe essere uno dei 28mila animaletti – tra ranocchie, cagnolini e simili – sfuggiti dalla nave portacontainer Ever Laurel partita da Hong Kong e mai arrivata negli Stati Uniti, dove era diretta. Un naufragio di qualche settimana fa, potreste pensare: invece no, perché la Ever Laurel fu preda di una terribile tempesta nel Pacifico nel lontano 1992, trenta anni fa. E quelle paperelle continuano a viaggiare per tutti i mari del mondo, testimoni inconsapevoli del fatto che la plastica varca tutti i confini e che non muore (quasi) mai inquinando all’inverosimile le acque e non solo, restando a galla ma anche sprofondando fino al fondo della Fossa delle Marianne, spiaggiandosi a riva ma restando anche in alto mare. E proprio In alto mare – Paperelle, ecologia, Antropocene (Add editore) è il titolo del bel libro di Danilo Zagaria, fresco di stampa e presentato in anteprima poche settimane fa durante Lectorinfabula 2022 a Conversano (Bari).
Raccontare il mare, impresa difficile?
Zagaria, biologo di formazione, ma soprattutto divulgatore scientifico e redattore freelance per services editoriali, case editrici e testate come il Corriere della Sera, un passato di attivista per Geenpeace e un blog seguitissimo come La Linea Laterale dove, ovviamente si parta soprattutto di ecologia, è alla sua prima esperienza come scrittore e la prova sembra davvero ben riuscita. Con tono amichevole e affidandosi a tante storie di cui è stato protagonista o che ha letto negli anni, “racconta” il mare, o meglio tutto quello che troviamo nel mare: pesci (che forse non si trovano sempre nel posto giusto) rifiuti di vario genere, ghiaccio ultramillenario, Co2, sabbia, pescatori o meglio schiavi, coralli moribondi, polpi intelligenti, e tanto altro ancora. Al racconto si unisce l’analisi del perché il mare è tanto in pericolo e di cosa noi possiamo fare per contribuire a salvaguardare i delicati ecosistemi marini.
Organizzato in 4 blocchi, il libro affronta temi impegnativi come quello della plastica con i suoi rischi tangibili (sapevate che anche le creme per lo scrub contengono microplastiche capaci di finire nello stomaco dei pesci che qualcuno mangerà?) e la difficoltà di arrivare a prodotti davvero ecocompatibili. Ma si parla anche del progressivo scioglimento dei ghiacci dell’Artico, con tutto quello che ne consegue: orsi polari e foche ormai ridotti a una striminzita pattuglia alla disperata ricerca di cibo, innalzamento del livello delle acque, aumento della temperatura del mare, modifica della geopolitica con nuove rotte economiche che si aprono al Polo Nord, ma anche rispetto delle popolazioni native sottoposte dai colonizzatori ad feroce opera di assimilazione (alle quali recentemente Papa Francesco ha chiesto perdono nel suo viaggio in Canada).
Ancora: un ampio capitolo del suo In alto mare Zagaria lo riserva alla sostenibilità: e questo significa anche condizioni di lavoro accettabili per i 56 milioni di impiegati nell’industria della pesca, sviluppo della pesca sostenibile, richiesta di leggi che regolino la pesca. E c’è spazio anche per parlare del cambiamento climatico, col preoccupante fenomeno dell’acidificazione dei mari e con la sostituzione delle specie tradizionali con specie tipiche dei mari più caldi, un po’ come sta accadendo nel Mediterraneo.
Il nostro piccolo ma significativo ruolo
E noi cosa possiamo fare? La risposta, implicita nelle varie sezioni del libro, diventa chiara nelle ultime pagine: “Di fronte a un mondo che cambia, forse dovremmo smettere di fingere e impegnarci davvero per salvare ciò che ci sta a cuore: un piccolo parco cittadino dove portiamo il nostro cane, un’associazione che si occupa di pulire le spiagge dalla plastica, il fondale dove amiamo fare immersione. Trovo che ignorare e sminuire l’impatto di un piccolo sforzo, delegando ad altri lavoro e impegno è quanto di più egoista e cieco si possa fare oggi. L’umanità, a un certo punto, dovrà fare i conti con quanto è cambiato. E agirà di conseguenza.” Insomma agire in modo sostenibile si può, e meglio se lo si fa da subito e da quando si è appena in grado di ragionare. Non a caso Zagaria sulla sua pagina Facebook scrive che nelle classi “in questi anni ho visto premura, inquietudine e sensibilità nei confronti dei temi ambientali e del futuro del pianeta“.
Un’ultima considerazione. Zagaria confessa che molti dei fatti raccontati e delle considerazioni che ne scaturiscono sono il frutto delle suggestioni dei tanti libri letti (che consiglia con una bibliografia commentata in coda al volume), libri che gli hanno insegnato quanto può essere potente l’immaginazione nel determinare le nostre scelte. E per un mondo da salvare, immaginare come potrebbe essere, nel bene e nel male, lussureggiante o moribondo, pulito o pieno di rifiuti, fa la differenza.
Danilo Zagaria, In alto mare – Paperelle, ecologia, Antropocene, Add editore, 2022, 220 pagg., 16 euro