Fotovoltaico nel Lazio: il Consiglio di Stato dà ragione alle imprese

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L’area dove sorgerà l’impianto di Montalto di Castro, una zona già impoverita paesaggisticamente dai piloni dell'alta tensione

Il Consiglio di Stato respinge in definitiva il ricorso del MIBACT: sì a 235MW di solare. Il Gruppo Impianti Solari: “La transizione energetica non può essere solo a parole”

 

Dopo tre anni di continue opposizioni e ricorsi da parte delle istituzioni, tutti vinti dalle imprese,  Il  Consiglio di Stato ha emesso la sentenza definitiva  su 235MW di fotovoltaico in Provincia di Viterbo: i due importanti impianti si faranno.

Si tratta di un impianto da 150 MW a Tuscania e uno da 85 MW a Montalto di Castro. Insieme produrranno una quantità di energia in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di 80 mila famiglie.

Impianti fotovoltaici approvati, anzi no

A febbraio 2019 i due impianti erano stati autorizzati dalla Regione Lazio, dalla Provincia di Viterbo e dalle varie altre pubbliche amministrazioni coinvolte. Solo l’impianto di Montalto aveva ricevuto parere negativo del Comune. Entrambi gli impianti, comunque, avevano superato la Valutazione di Impatto Ambientale, visto che i progetti prevedevano che fossero collocati in terreni privati, invisibili da punti di visuale pubblica, fuori da zone vincolate, d’interesse turistico o a rischio archeologico. Inoltre, precursori di una tendenza ora consolidata, era già prevista la loro integrazione con attività agricole silvo-pastorali, in particolare il pascolo di ovini, grazie ad accordi presi con pastori locali. Infine, la realizzazione degli impianti coinvolge mano d’opera locale e i finanziatori privati (nessun finanziamento pubblico è stato erogato) aderiscono ai criteri etici ESG, con ricaduta economica positiva sui territori interessati.

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Un lungo braccio di ferro

fotovoltaico
Gli impianti prevedono attività silvo-pastorali, come già accade nelle zone autorizzate dalla decisione del Consiglio di Statoimpian

Nonostante le autorizzazioni, il Ministero della Cultura (MIBACT), con le firme dei Ministri Bonisoli prima e Franceschini poi, decise di presentare opposizione a giugno 2019. Dopo una attesa di un anno, l’allora governo Conte accolse le opposizioni revocando, quindi, le autorizzazioni. Di fronte a questo blocco, le imprese costruttrici impugnarono la decisione del Governo davanti al TAR, risultando vincitrici. Tuttavia, il Ministero della Cultura, supportato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, nel luglio 2021 decise di ricorrere al Consiglio di Stato, per tentare di bloccare i due progetti.

L’appello è stato proposto nonostante le imprese si fossero rese disponibili a implementare misure di mitigazione come la riduzione della dimensione degli impianti e la realizzazione di ulteriori boschi compensativi. I giudizi hanno visto come parte contrapposta agli impianti, oltre al MIBACT e alla Presidenza del Consiglio, anche il Comune di Montalto di Castro (che, unica tra tutte le amministrazioni locali, aveva espresso il parere negativo in conferenza di servizi) e come parte a favore la Regione Lazio, che ha sempre difeso la valutazione di impatto ambientale positiva degli impianti. Dopo mesi di attesa, i ricorsi del MIBACT e della Presidenza del Consiglio, sono stati rigettati e le autorizzazioni alla realizzazione dei due progetti fotovoltaici sono ora definitive.

Questa decisione si aggiunge a quella del dicembre 2021, quando circa 50 progetti sono stati sbloccati dal Governo, dopo 20 mesi di stop.

Il Gruppo Impianti Solari: “Al lavoro per impianti sempre più in sintonia con l’ambiente”

Sulla vicenda si è espresso il Gruppo Impianti Solari (GIS). “Queste sentenze segnano un momento davvero positivo e speriamo di cambiamento, perché finalmente un’opposizione insensata e aprioristica è stata superata, dimostrando ancora una volta che i progetti delle imprese erano virtuosi e le iniziative di Soprintendenza e MIC infondate nel merito”, spiega l’associazione in una nota.

Impianto fotovoltaico
Un impianto fotovoltaico nel territorio di Montalto di Castro

“Tuttavia – continua la dichiarazione del GIS –  la vicenda rivela anche la contraddizione della politica italiana: si bloccano o si approvano i progetti non per salvaguardare l’ambiente, bensì soltanto per ritorni economici e senza una reale pianificazione di respiro e per il bene di ambiente e comunità. Noi di GIS vogliamo essere fiduciosi che queste sentenze siano prova di un impegno vero e definitivo dello Stato nel realizzare la transizione ecologica, che non è più solo un’emergenza ambientale, ma anche geopolitica e sociale. Allo stesso tempo le aziende costruttrici di impianti rinnovabili devono continuare a lavorare, per progettare impianti sempre più performanti e in armonia con l’ambiente, il paesaggio, la storia e la vocazione agricola del territorio italiani. GIS, come rappresentante di un’importante fetta del settore, si mette in prima fila”.

 

 

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